La nuova disciplina, affine al tennis, conosce un crescente successo in Ticino. Ma nella nostra regione l’interesse per simili infrastrutture è scarso
È scoppiata la padel mania anche in Ticino, dove i praticanti di questo sport dinamico che presenta molte affinità con il tennis stanno crescendo, giorno dopo giorno. Disciplina che trae origine proprio dal tennis, è nata in Messico alla fine degli anni Sessanta e poi sviluppatasi fino a “contaminare” l’Europa. Nella vicina Penisola è diffusa sin dagli anni Novanta. Il suo successo in Italia si traduce nel numero di campi a disposizione, che negli ultimi cinque anni è lievitato di oltre l’800%, superando quota 2’000 (dati aggiornati a febbraio 2021). Un’onda lunga inarrestabile, che ha varcato il confine con la Svizzera ma che, particolare curioso, non ha ancora colpito le rive del Verbano. Nel Locarnese, infatti, contrariamente a quanto successo altrove (in particolare nel Luganese e Bellinzonese), le richieste per la realizzazione di campi è praticamente nulla benché le racchette non manchino. A titolo di paragone, a Locarno, come confermatoci da Roberto Tulipani, direttore della Divisione logistica del territorio, non risultano domande di costruzione pendenti, contro la quindicina di proposte arrivate al Palazzo civico di Lugano.
Per quale motivo? Abbiamo girato la domanda a Stefano Brunetti, alla testa dell’Associazione Padel Ticino: «Da due anni – spiega – ci stiamo impegnando a fondo per cercare d’incrementare il padel in Ticino. Il Locarnese era proprio una delle zone dal potenziale interessante sulla quale abbiamo focalizzato, inizialmente, la nostra attenzione. Purtroppo i Comuni interpellati hanno dimostrato una certa reticenza all’idea di mettere a disposizione dei terreni allo scopo di costruire campi. Un “disinteresse” che si spiega con i costi eccessivi legati all’acquisto dei fondi, che poi rendono, a loro modo di vedere, poco opportuno l’investimento. Abbiamo guardato ovunque, considerando anche le possibili sinergie con strutture esistenti, penso in particolare ai club con campi da tennis. Si tratterebbe in pratica di “aggiungere” alla loro offerta questo sport affine».
Tanto impegno non ripagato, dunque? «Ripagato solo in parte. Nel Sottoceneri il discorso è diverso – prosegue l’intervistato –. Ci sono tanti progetti in procinto di partire, con molti finanziatori italiani pronti a investire. Oltre confine infatti la disponibilità di spazi è giunta alla saturazione. Anche Swiss Padel, l’associazione mantello su scala nazionale, auspica la creazione di un maggior numero di campi al Sud delle Alpi, dove le condizioni meteorologiche, oltretutto, sono ideali per impianti all’aperto. Collaboriamo con loro per creare un bel gruppo e avere, a breve, una neocostituita Federazione ticinese. Al momento in Svizzera esistono solo quelle di Ginevra e Vaud, ma a breve altre se ne aggiungeranno e noi vorremmo essere tra queste».
A dar man forte agli appassionati di questo sport potrebbe apparentemente concorrere la presenza, nel Locarnese (e più in generale in Ticino), del Centro sportivo nazionale della gioventù di Tenero. Almeno in teoria. Il direttore del Cst, Bixio Caprara, ragiona infatti in questi termini: «Il padel è una disciplina che in Spagna, in Italia e in altre nazioni ha conosciuto una buona evoluzione, mentre da noi è relativamente nuova. Al Centro sportivo al momento non c’è e neppure è prevista. Questo per il semplice fatto che gli investimenti e gli adattamenti vengono pianificati in base alle discipline sportive riconosciute nel programma Gioventù e Sport, rispettivamente in base alle richieste dei corsi presenti e delle federazioni sportive nazionali. Il contesto è dunque questo e a mia conoscenza una richiesta in tal senso non si è mai palesata. Di principio simili richiese devono arrivare da Federazioni nazionali».
Caprara considera che «il tema dovrebbe piuttosto interessare i Comuni, con le loro infrastrutture. Noi come Centro sportivo nazionale non abbiamo il compito di supplire a delle mancanze di infrastrutture sportive a livello comunale. Le nostre finalità sono sul piano nazionale; ciò che però va ben inteso anche a beneficio dello sport regionale». Poi il direttore del Cst torna indietro negli anni e ricorda il tema dello squash, che dal punto di vista economico poteva concorrere a sfruttare più intensamente superfici più ampie ma affini come quelle per il tennis (disciplina, quest’ultima, che al Cst viene praticata con una certa frequenza, su campi tra l’altro rifatti recentemente). Squash per il quale «nel 2000, con dietro una Federazione, erano stati creati dei campi, ma con pareti mobili che a dipendenza delle esigenze possono venire spostate, trasformando le superfici in palestra». Tornando al padel, «si tratta anche di capire qual è il trend e se questo è destinato a confermarsi in crescita nel tempo, oppure no».
Il campo da padel deve rispettare semplici linee di costruzione: per il fondo materiale di cemento o in alternativa un sintetico; le dimensioni: 20 x 10 metri. Le pareti che circondano i campi sono alte 3 metri e la recinzione, invece, 4. Il costo si aggira tra i 10 e i 20mila franchi.