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Mulino di Loco, il canale che porta alla farina

La produzione di questo alimento tipico dell’Onsernone ha conosciuto una forte crescita e il Museo intende valorizzarla. Occorre riorganizzare gli spazi

27 dicembre 2021
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Un piccolo museo etnografico di valle più vivo e propositivo che mai. Basta scorrere quelli che sono i temi e i progetti che occuperanno comitato e curatori della realtà onsernonese a partire da gennaio del prossimo anno per rendersene conto. Ne citiamo solo alcuni dei più rilevanti, illustrati in occasione dell’Assemblea ordinaria tenutasi a Russo a fine novembre. Si va dall’allestimento di una nuova mostra temporanea a carattere tematico nella sezione dedicata al Novecento al rifacimento dell’allestimento permanente sulla storia dei mulini d’Onsernone all’interno del piano superiore del mulino di Loco; dal proseguimento della campagna di restauro delle opere di C.A. Meletta al potenziamento dell’impegno destinato alla catalogazione (in particolare dei documenti). Uscendo dalle quattro mura della sede, da segnalare che un altro edificio, il Mulino di Loco, sarà oggetto di un intervento. Durante il prossimo anno si spera infatti di trovare una soluzione definitiva alla carenza di spazio di deposito per merci e i materiali necessari alla produzione e allo smercio delle farine. A tal riguardo si è pensato di ricollocare la mostra permanente sulla storia dei mulini d’Onsernone, ciò che permetterà di ricavare spazi di stoccaggio integrati e “nascosti” nel nuovo allestimento.

La farina, storia di un alimento che piace

La nuova mostra (trilingue) permanente avrà l’obiettivo di mettere ulteriormente in valore la storia di successo delle farine onsernonesi e offrire ai visitatori un’occasione per meglio conoscere e apprezzare la rinascita di una filiera che, nei secoli, ha svolto una funzione vitale per l’economia di auto-sussistenza della valle. Testimonianza di una tecnologia molto antica che per secoli ha determinato l’approvvigionamento dei cereali agli onsernonesi, è stato costruito nel XVIII secolo e, ultimo nella valle, è rimasto in attività fino agli anni 70 del secolo scorso.
Il Museo Onsernonese lo ha acquistato nel 1985, non solo per salvaguardarlo come monumento storico, bensì anche per far rivivere la produzione tradizionale della farina di mais, sia come farina da polenta sia come “farina bóna” o “farina sec’a”. Inizialmente aperto al pubblico con uno scopo prevalentemente didattico, il mulino è ormai diventato anche una piccola realtà produttiva di successo. Grazie all’impegno profuso negli anni, le farine macinate a pietra e beneficiarie del marchio “Slow food” sono infatti riuscite a ritagliarsi una crescente fetta di mercato tra i prodotti artigianali ticinesi. Questo successo, che ha promosso un’immagine positiva dell’Onsernone verso l’esterno, ha altresì permesso al Museo di creare un posto di lavoro (a breve ne sarà creato un secondo) in una valle periferica alla ricerca di un nuovo percorso di sviluppo.

Dall’acqua del riale alla macina

Per questa storica struttura didattica, tuttavia, non si tratterà solamente di risolvere il problema degli spazi-deposito. C’è infatti da portare a termine il risanamento del canale d’adduzione “Mulègn du Mutt”, danneggiato dalle abbondanti nevicate dello scorso inverno e dalle successive precipitazioni d’acqua che hanno incrementato il peso della coltre nevosa, provocando il crollo di un lungo tratto del muro di sostegno del canale che porta l’acqua alla ruota. La condotta provvisoria posata in attesa della sistemazione del danno ha permesso di parare, in parte, il colpo. Nel frattempo ci si è però accorti che altre criticità rendono il vecchio canale poco stabile. Da qui la decisione di un intervento radicale. Vista l’importanza che il Mulino riveste per il Museo e la storia di successo che si è potuta costruire in questi ultimi anni, si è optato per il rifacimento dei 60 metri lineari rovinati dagli agenti atmosferici. I lavori sono intanto già iniziati, con un primo intervento di pulizia della roccia da tutta la vegetazione cresciuta nei decenni. Seguirà poi la demolizione delle parti instabili e il recupero di tutto il materiale riutilizzabile. Appoggiandosi su degli ancoraggi nella roccia, un nuovo muro di sostegno sarà costruito nel rispetto delle tecniche di costruzione tradizionali (muro a secco) e dei materiali (utilizzo di sassi di tipo antico). L’intervento si concluderà con l’impermeabilizzazione del canale e con il suo rivestimento con piode. La spesa necessaria a tale scopo si aggira sui 190mila franchi. Per finanziare l’investimento il comitato confida sull’aiuto di enti e fondazioni (30mila franchi saranno attinti direttamente dalle riserve del museo).