Locarnese

Borgnone, sui tetti in piode deciderà il legislativo

A livello di Pr secondo le disposizioni dell’ex Comune non vige l’obbligo di ristrutturare le coperture con questo materiale. Il Municipio propone sussidi

((Foto Pedro))
20 novembre 2021
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L’architettura in pietra, caratteristica dei nuclei ticinesi delle nostre valli, è da sempre parte integrante del paesaggio, una componente di un ricco patrimonio architettonico e culturale di assoluta bellezza, perfettamente inserito nell’ambiente circostante.

Preservare questo stile costruttivo della cui tutela si occupa, nel nostro Paese, l’Ufficio federale della cultura – tramite l’Isos, Inventario federale degli insediamenti svizzeri – è dunque un obbligo morale. Per evitare che questi piccoli agglomerati caratteristici vengano deturpati da interventi non consoni, anche a livello di Piano regolatore i Comuni ticinesi si sono attrezzati con precise normative.

Persa traccia di una decisione assembleare

È il caso anche del Comune delle Centovalli, il cui Municipio si appresta a sottoporre al legislativo una variante di Pr relativa alla sezione di Borgnone (e delle sue frazioni di Costa e Lionza). Approvato nel 1988 dall’allora Comune alto vallerano, questo strumento pianificatorio presenta oggi ancora una zona d’ombra. Non prevede, in pratica, l’obbligo del ricorso alla pietra nel rifacimento dei tetti.

Strano, dal momento che anche Borgnone è presente nell’elenco dell’Isos. Una svista? Risposta impossibile, dal momento che nelle risoluzioni assembleari precedenti l’aggregazione intercomunale della vallata, non v’è traccia della decisione di adozione di questa norma.

Ai proprietari un aiuto finanziario

Un vincolo, quello dei tetti in piode, che da sempre fa molto discutere, in quanto la sostituzione di una copertura con questo elemento richiede un investimento finanziario di non poco conto. Per colmare la lacuna e assicurare al territorio bellezza ed eleganza, il Municipio ha dunque ritenuto opportuno intervenire. Il Cantone oggi sostiene questa visione e contribuisce, con sussidi (200 franchi al metro quadrato), alla salvaguardia dei paesaggi edificati. Anche il Comune potrebbe quindi fare la sua parte, elargendo un contributo a quei proprietari che devono ristrutturare il tetto in quei nuclei dove vige l’obbligo. Siccome il numero di richieste di sostituzioni, negli ultimi anni, è risultato contenuto (una manciata dal 2012 a oggi), l’idea dell’esecutivo è di creare un credito quadro di 40mila franchi (per due legislature) dal quale attingere. Calcolando una superficie media di un tetto di 100 metri quadrati e un contributo di 50 franchi al metro quadrato, si giunge a una somma media di 5mila franchi. Importo sopportabile per le casse dell’ente pubblico. Le richieste dei singoli proprietari verranno in tal caso soddisfatte fino a esaurimento del credito. La palla passa ora nel campo del Consiglio comunale. «Il legislativo può liberamente decidere di accogliere la nostra richiesta o di bocciarla, lasciando al proprietario la possibilità di scegliere quale tetto posare. Abbiamo a lungo discusso di questo delicato tema – osserva il sindaco, Michele Turri – e come Municipio siamo dell’avviso che il ricorso alla pietra per interventi di ristrutturazione dei tetti o d’innalzamento dei fabbricati sia di grande pregio architettonico e paesaggistico. Se vogliamo custodire questa bellezza dobbiamo però anche essere pronti a sostenere i proprietari, poiché i costi a carico non sono indifferenti. La nostra idea è dunque quella d’incentivare questa tecnica d’intervento estetica attraverso dei sussidi».

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