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Carabbia, i lavori nel nucleo e la ‘riqualifica mancata’

Una cinquantina di proprietari critica il Municipio di Lugano per gli interventi squalificanti e non vuole pagare gli ‘esosi’ contributi di miglioria

Non è stata apprezzata la scelta della miscela d’asfalto
20 gennaio 2022
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“È mai possibile alterare e dequalificare l’aspetto del nucleo storico di un villaggio rurale del Luganese con un intervento che dovrebbe essere di riqualifica? Nessuno oserebbe pensarlo, eppure è possibile. Specie se l’opera esce da una progettazione di chi ha una visione alterata della realtà locale e idee moderniste da piazzare in ogni dove senza la possibilità di considerare gli aspetti storici, culturali e tradizionali del luogo”. Comincia con questa nota di malcelato sarcasmo ‘Carabbia, una riqualifica mancata’, un documento-protesta, sotto forma di perizia tecnica di oltre 70 pagine, con tanto di fotografie di confronto con altri nuclei, recapitato al Municipio di Lugano, reo di aver ordinato di eseguire dei lavori contestati dai residenti, che ora protestano contro gli esosi contributi di miglioria richiesti dalla Città e non intendono versarli. Nel mirino ci sono le soluzioni scelte per le pavimentazioni, i raccordi, i vari allacciamenti e l’arredo urbano.

Un ‘pastrugno che ha deturpato il borgo’

Insomma, l’intervento non piace ai residenti del nucleo, o perlomeno a una cinquantina di loro, che considera ingiustificati i contributi di miglioria richiesti dal Municipio. Residenti che non esitano a definire ‘salassi’ da decine di migliaia di franchi a famiglia per coprire i costi del “pastrugno che ha deturpato il borgo”. Eppure, da mesi chiedono (invano) di incontrare il Municipio. In realtà, la prima raccomandata risale al 2018. L’ultima, recapitata a Palazzo Civico, è dello scorso 5 gennaio quando la cinquantina di residenti ha rinnovato la richiesta di un incontro e ha inviato all’esecutivo cittadino la perizia di oltre 70 pagine con le quote dell’operazione, i lavori eseguiti, i difetti concettuali e tecnici riscontrati. Tutto ciò per sostanziare le perplessità su un’opera costosa e mal eseguita. Tra le varie critiche figurano la creazione di pendenze superiori ai 30 gradi in alcuni tracciati, infestazioni di zanzara tigre provocate dal nuovo sistema fognario, scoli volanti in mezzo ai calpestii dei passaggi, ruggine e inciampi un po’ ovunque che rendono difficoltoso il passaggio. Interpellato da laRegione, il sindaco di Lugano Michele Foletti si limita a dire che è disposto a incontrarli. A sorprendere è però la parte tecnico/finanziaria che provocatoriamente propone la classica soluzione dei sanpietrini tipici da nucleo, che costano 250 franchi al metro quadrato, la metà rispetto alla soluzione adottata. La perizia mostra infine il prezzo reale dell’asfalto, ovvero da 95 ai 160 franchi al m2 (a seconda del tipo), ovvero dalle 3 alle 5 volte meno caro rispetto a quanto pagato.

Obiettivi del messaggio non raggiunti

Dallo scorso maggio, i lavori sono terminati. L’approvazione della richiesta di credito di poco meno di tre milioni di franchi risale invece al 2016. Nel messaggio municipale si parla di valorizzazione del luogo, compreso il completo risanamento delle canalizzazioni pubbliche e la posa di una nuova pavimentazione per riqualificare gli spazi e preservare le peculiarità storiche, paesaggistico-ambientali e urbanistiche degli edifici di pregio e di tutto il nucleo. Nel giugno 2018, ad alcuni abitanti emergono i primi dubbi e le perplessità sono messe nero su bianco in una lettera raccomandata inviata all’esecutivo cittadino, con la prima richiesta (vana) d’incontro, per esprimere le preoccupazioni sull’indirizzo che stanno prendendo i lavori. Però, a inizio giugno 2021, la stessa cinquantina di residenti nel nucleo di Carabbia torna alla carica e sottoscrive una nuova raccomandata indirizzata al Municipio, sporgendo reclamo sulla ripartizione dello spread tra la soluzione di riqualifica normale del nucleo storico e quella effettiva ritenuta “pregiata” avallata e realizzata dal Municipio di Lugano, per di più con varie lacune che la rendono degradante. Nella perizia si citano anche alcuni passaggi del messaggio municipale. Si legge che di “particolare importanza e interesse, alla luce degli aspetti storici e dei manufatti protetti che caratterizzano il nucleo di Carabbia, risultano essere le modalità di ripristino della pavimentazione (...). Obiettivo è quello di dare il medesimo assetto urbanistico a tutto il comparto del nucleo”. Alla luce del risultato, la cinquantina di residenti sostiene che sia stato fatto esattamente il contrario rispetto a quanto descritto: gli spazi sono stati rifatti ma con una tipologia di materiali e una modalità di posa che non condividono, né rispettano il contesto rurale e storico nel quale si situano. Peggio ancora: oltre agli oneri elevati, la posa e i raccordi dei tubi fluviali alla nuova rete delle acque bianche genereranno ulteriori costi e interventi periodici di pulizia dei pozzetti. Nella perizia, si legge che con “la separazione delle acque meteoriche e la formazione di una rete di deflusso indipendente, la necessità di posare ancora dei pozzetti alla base delle facciate degli stabili non sarebbe stata più necessaria né consigliabile. I tubi di collegamento interrati avrebbero potuto essere posati fino all’innesto diretto dei pluviali, visto che la loro posizione verticale fissata alle facciate era esistente da prima dei lavori”.

‘Costi generati da sprechi’

L’opera è destinata a restare così per generazioni, ma i proprietari delle case del nucleo definiscono “batoste finanziarie” i contributi di miglioria, che includono costi generati da sprechi e soluzioni inadeguate alla realtà locale. Lugano stabilisce un costo di 30 franchi al metro quadrato per la pavimentazione standard in asfalto nero, per un totale che sarebbe stato di circa 70’000 franchi. La soluzione composta da “asfalto giallo/bianco” con “sasso pregiato” ha invece un onere totale di 547’000 franchi. Per la cronaca, i proprietari hanno nuovamente scritto al Municipio lo scorso novembre. Laconica la risposta giunta da Palazzo: “Di questi 3 milioni investiti solo una fetta è a carico degli interessati e, dal momento che c’è un asfalto nuovo al posto di quello vecchio (poco importa il tipo, se nero da 30 franchi al metro quadrato o quello grigio chiaro intercalato da lastre di granito, più adatte ad aree cittadine dove le superfici da rivestire sono pressoché piane) la fruibilità in ogni caso ne ha giovato”. Il materiale, peraltro, non è stato prodotto né posato da ditte ticinesi e, stando alla perizia, risulta molto più costoso del convenzionale asfalto sia all’acquisto che per la posa e soprattutto quando saranno necessarie future manutenzioni.