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Grand Hotel e anche Globus: Stefano Artioli prende tutto

L’imprenditore: “Per l’albergo non è un bluff: onoreremo il diritto di compera il 30 marzo. Sulla nuova Largo Zorzi un mini Lafayette con Boutique Hotel”

Stefano Artioli
15 novembre 2021
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L’uscita allo scoperto dell’Artisa Group di Stefano Artioli riguardo all’acquisto e alla ristrutturazione del Grand Hotel di Muralto «non è assolutamente un bluff». Lo afferma, per spazzare il campo da qualsiasi speculazione o scetticismo, lo stesso imprenditore bellinzonese, in risposta alla prudenza da noi espressa su queste stesse pagine, memori di altri diritti di compera susseguitisi negli anni, ma mai onorati.

Per dimostrare la concretezza delle intenzioni, Artioli mette subito sul tavolo qualche carta: «In primo luogo abbiamo appena creato una società anonima proprio per il Grand Hotel; secondariamente, è già deciso che il 30 marzo 2022 onoreremo il diritto di compera e diventeremo definitivamente proprietari della struttura». La Sa si chiama GHL, ha un capitale sociale di 100mila franchi, ha sede a Lugano e lo stesso Artioli figura come presidente. Fra gli scopi troviamo quelli di “gestire il Grand Hotel Locarno o altre strutture simili oppure correlate a Locarno o in altre ubicazioni. In generale la società può dedicarsi allo sviluppo e alla gestione di alberghi e ristoranti, alla progettazione e alla prestazione di consulenze e all’assunzione di mandati nel settore alberghiero, turistico e commerciale”.

L’albergo, dice Artioli, «sarà aperto 11 mesi all’anno e per riuscirci stiamo creando un concetto basato sulla Spa con le grotte, con 2’500 metri quadrati di terapie naturali per il corpo e per la mente. Senza dimenticare un ristorante 3 stelle Michelin. Questo porta una clientela che soggiorna e lo fa anche nei periodi in cui ce n’è bisogno, fuori dall’alta stagione». La domanda di costruzione sarà depositata all’albo comunale «fra metà e fine gennaio 2022» e la cifra d’investimento non dovrebbe eccedere i 50 milioni di franchi, ai quali vanno aggiunti i 23 necessari per l’acquisto.

Stefano Artioli, ribadiamo che il suo non è il primo diritto di compera sul Grand Hotel. Gli altri però si sono fermati ai preliminari. Che ragioni abbiamo per credere che questa volta vada diversamente?

La struttura è di proprietà di quattro famiglie, cui se n’è aggiunta un’altra, e ci voleva l’accordo di tutti per vendere. Non era facile arrivare a una soluzione condivisa. Con il diritto di compera abbiamo messo la prelazione sull’acquisto, che nella primavera dell’anno prossimo verrà perfezionato.

Quanto avete già versato e quanto vi manca per perfezionare l’acquisto?

Posso solo dire che ho dimostrato alla proprietà di avere i contanti. Non è certo un problema di denaro. Ma quel che interessa al pubblico, se mi consente, è che già stiamo lavorando alla pulizia del parco e approntando un’illuminazione colorata, particolarmente spettacolare, per le feste natalizie. Sarà visibile a tutti considerata la posizione della struttura su un promontorio.

Tutto bello. Ma concretizzare un’operazione da 70 milioni di franchi o più è un altro paio di maniche.

Il discorso è che vogliamo sin da subito ridare vita al Grand Hotel, lanciando un segnale ben chiaro che è il seguente: non iniziamo a litigare facendo opposizione al progetto di ristrutturazione. Parliamo del restauro di qualcosa che serve all’economia di Locarno, una città in cui a furia di togliere alberghi e di non investire sta diventando luogo di un turismo giornaliero da panino e acqua minerale. Bisogna cambiare strada e iniziare e costruire strutture di qualità per portare clientela di qualità che tenga in piedi i negozi, gli alberghi e l’economia locale. E che domani verrà magari a investire essa stessa perché qui è stata bene. Aggiungo che il Grand Hotel deve tornare a essere un’infrastruttura di base per la parte culturale del Festival del film.

Il Piano particolareggiato approvato per il comparto vi dà la possibilità di costruire uno stabile d’appartamenti sul fronte Ramogna: una struttura considerata a suo tempo la stampella economica irrinunciabile per tenere in piedi un’onerosa operazione di ristrutturazione. Quindi ai 70 milioni ne vanno aggiunti almeno altri 20.

Se prima si parlava degli appartamenti era perché c’era dietro il Crédit Suisse, che gestiva l’operazione tramite un fondo. Per noi è diverso perché lo facciamo come famiglia: i soldi sono nostri e quello non è, quindi, un bene speculativo. Non è nemmeno un prodotto da Cassa pensione come ad esempio le 4 torri che abbiamo già fatto a Locarno. L’obiettivo è ristrutturare l’albergo e concentrarsi su quello. Poi vediamo gli scenari, anche per quanto riguarda lo sviluppo sul davanti, fronte viale Stazione, dove è molto importante che avvenga una profonda riqualifica dal degrado attuale, possibile soltanto se c’è chi è disposto ad investire. Mi faccia aggiungere che il Grand Hotel, primo grande albergo al sud della Svizzera in quanto inaugurato nel 1876, è un mio sfizio. Ho vissuto 20 anni a Locarno e per 20 anni mi sono chiesto perché il grande albergo rimanesse lì chiuso nonostante il suo enorme potenziale. Così, da ticinese che lavora e sta investendo in tutta Europa, ho deciso di acquistarlo. Una volta rimesso in sesto sarà una delle strutture più belle del Paese e sono convinto che non solo funzionerà, ma funzionerà alla grande. Lo sa perché?

Me lo dica lei.

In Ticino abbiamo il tempo migliore, con 5-7° di differenza da tutta la Svizzera. Inoltre, abbiamo l’italianità che piace al nord, il secondo lago d’Italia che è il Lago Maggiore. Fra Locarno, Muralto ed Ascona abbiamo una perla di ineguagliabile bellezza. Ma non siamo capaci di valorizzarla, lasciando andare infrastrutture importanti senza sostituirle con altre fresche e moderne che ci permettano di attirare i 30-40enni del ceto medio. A questo non deve pensare la politica, ma i grandi imprenditori di nuova generazione che hanno ereditato.

Entrando nel vivo del progetto, avete già contatti con una catena alberghiera per la gestione?

Non ci serve. L’Artisa Group è uno sviluppatore con 140 fra architetti, ingegneri ed economisti. Risolviamo i problemi dello sviluppo nel settore immobiliare, che rappresentano la parte più complicata del processo. Costruire è facile. Abbiamo anche una società a Zurigo che sviluppa progetti alberghieri, in Svizzera e anche in Europa, ad esempio in Italia e in Cechia. Sono finalizzati proprio alla rigenerazione del corpo. In questo mosaico il Grand Hotel sarà un tassello a sud della Svizzera. In più, cercheremo di abbinarlo ad altre due strutture, sempre in zona, affinché gli ospiti abbiano facoltà di scelta.

Può essere più preciso?

Pensiamo di realizzare anche qualcosa al lago e qualcosa in montagna, a Cardada. Questo perché dobbiamo e vogliamo dare contenuto a strutture che non siano deficitarie. Come contenuto intendo un grande sforzo di progettualità e di capacità. Quella progettualità che serve per dilatare la stagione, e con questo mi riferisco anche al congressuale. Locarno in questo senso è perfetto. Va bene il congresso, ma se possiamo abbinarlo ad una passeggiata al lago o a una Spa di rigenerazione è tutta un’altra cosa. Locarno ha senso se si configura come una destinazione che lavora sulla piazza della Svizzera centrale e su quella germanica (e sicuramente non sul nord Italia, dove hanno già tutto). Ma per farlo deve investire fra i 200 e i 300 milioni in infrastrutture che la promuovano a livello nazionale.

Non bastassero quelli di cui ci ha parlato, ha in mente altri progetti?

Sì. Abbiamo firmato un diritto di compera anche per il Globus in Largo Zorzi.

Con quali prospettive?

Come noto Globus esce nel 2022. Noi abbiamo intenzione di creare una nuova progettualità commerciale diversa rispetto alle solite borsette ai soliti vestiti, ma piuttosto incentrata sull’economia locale legata al cibo e alla nostranità: una specie di “mini Lafayette” con un grande open space su 3’000 metri quadrati per commerci misti (penso a quelle attività gastronomiche tradizionali) e ristoranti. Questo al pian terreno. Sopra realizzeremo invece un Boutique Hotel con un centinaio di camere, nonché appartamenti sul fronte nord. Vogliamo prendere tutto il comparto e farlo crescere a livello di qualità. A maggior ragione se consideriamo il grande progetto di riqualifica degli spazi pubblici del centro urbano di Locarno. Lì cambierà tutto, e sarà il polmone di Locarno. Investire nel Globus e nel Grand Hotel riportando qualità sarà una grande operazione che darà a tutta la città un’immagine completamente diversa.

Investimento previsto al Globus?

Non lo posso dire, ma più importante rispetto al Grand Hotel.

Lì entreranno in gioco le Casse pensioni?

Può essere, ma noi abbiamo il nostro patrimonio immobiliare.

Tempistica?

Stiamo andando avanti con la progettazione. La domanda di costruzione entrerà nel 2022 e l’idea è iniziare i lavori nel 2023.