Locarnese

Posta di Locarno, ‘attenzione a dove si mettono le mani’

La Federazione architetti svizzeri, sezione Ticino, scrive al Municipio a proposito di un cambio di destinazione d’uso: “Per Vacchini un boccone amaro”

La Posta di Vacchini
9 novembre 2021
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Il previsto cambio di destinazione d’uso del Palazzo postale di Locarno “da ufficio postale in negozio di generi alimentari, e da attività scolastiche in uffici amministrativi”, spaventa e preoccupa la sezione Ticino della Federazione architette e architetti svizzeri (Fas), che in una lettera inviata nei giorni scorsi al Municipio di Locarno – con copia alla Posta Immobili Management e Servizi Sa e alla Conferenza delle Associazioni tecniche del Canton Ticino – sottolinea l’esigenza di “salvaguardare” lo stabile come “bene culturale”. A maggior ragione se consideriamo che il progetto è di Livio Vacchini: “Sarebbe sicuramente stato per lui, rigoroso e integro maestro dell’architettura ticinese contemporanea, un boccone amaro”, afferma il Fas nella sua missiva.

L’intenzione della proprietà (Posta Immobili Sa di Berna), tramite l’istante Posta Immobili M&S Sa di Giubiasco, “è creare un negozio d’alimentari con uffici annessi, modificando la destinazione d’uso originaria e adeguando l’architettura alla nuova attività. “Se da un lato una modifica della funzione si può reputare conforme o lecita sotto il profilo normativo, dall’altro non può prescindere dal valore culturale che l’edificio rappresenta e dagli intrinsechi obblighi che proprietario, progettista ed ente pubblico sono chiamati a ottemperare in caso di un intervento edilizio – si legge –. Detto altrimenti: la stessa individuazione della nuova funzione e gli interventi proposti per inserirla nell’edificio esistente non possono prescindere dalle caratteristiche intrinseche (spaziali, strutturali, costruttive, formali, distributive, ecc.) che ne determinano la sostanza di bene culturale”. Il Palazzo della Posta, prosegue la Fas Ticino, è “un ‘edificio pubblico di riferimento’ e come tale viene inserito nella lista dei beni culturali d’interesse locale, ai sensi della Legge cantonale sulla protezione dei beni culturali, nelle norme di attuazione del Piano regolatore di Locarno”.

Come bene culturale si intende un bene mobile o immobile che riveste “interesse per la collettività, in quanto testimonianza dell’attività creativa dell’uomo in tutte le sue espressioni”. Una nozione, ricorda la Fas Ticino, che “comprende anche le opere di quegli architetti che, nel corso del XX secolo, hanno promosso l’affermazione del Moderno nel Ticino, trasformando il nostro territorio nell’epicentro di una ricerca architettonica, la cui valenza e la cui risonanza culturali travalicano ampiamente i confini del Cantone, com’è testimoniato dall’attenzione critica e dai numerosi studi che sono stati loro dedicati a livello nazionale e internazionale, a cui fa riscontro una vera e propria forma di turismo culturale”. Ciò vale a maggior ragione per Livio Vacchini, considerato “protagonista di una ricerca architettonica di altissima qualità e rara coerenza, che ha suscitato un vasto apprezzamento internazionale che riconosce nella Posta di Locarno uno snodo cruciale della sua ricerca e un’opera di fondamentale importanza”.

La Legge sulla protezione dei beni culturali, all’articolo 19, specifica che “l’istituzione della protezione presuppone che l’interesse pubblico, cantonale o locale, alla conservazione e alla valorizzazione dell’oggetto in quanto testimonianza culturale, prevalga rispetto ad altri interessi”, aggiungono gli architetti. Che, a firma della loro presidente cantonale Riccarda Guidotti, concludono ricordando quanto scriveva lo stesso Vacchini a proposito dello stabile: “La nuova posta di Locarno sorge in centro, all’inizio della Piazza Grande. Il suo carattere pubblico è immediatamente riconoscibile e sia verso la piazza che verso il lago le facciate presentano uguale valore. Il palazzo è una presenza formale astratta, un volume compatto, di vetro e granito”. Su queste basi la Fas Ticino ritiene “necessario salvaguardare questa presenza, preservando integralmente la visione architettonica del suo autore, come bene culturale appartenente alla collettività e come testimonianza cruciale dell’opera di un architetto che, nel proprio studio di Locarno, ha concepito opere fondamentali per la cultura architettonica contemporanea”.

Mercoledì sul progetto si chinerà la nuova Commissione centro storico di Locarno, che sarà poi chiamata a esprimere un parere all’indirizzo del Municipio.