Storia di un’eccellenza ‘made in Ticino’ che ha saputo andare oltre i confini, approdando in Cina. Come? Attraverso il linguaggio universale dell’arte
Suzhou e Cevio. Due mondi che stanno agli antipodi l’uno dall’altro, e non solo per pura questione geografica. La prima, situata nella provincia dello Jiangsu, nell’estremo est della Repubblica Popolare Cinese, è infatti una frenetica metropoli in cui vivono circa 10milioni e mezzo di persone. La città nasce fra le rive del Fiume Azzurro e le sponde del lago Taihu, da cui parte una fitta rete di canali e corsi d’acqua; particolarità questa che l’è valsa l’evocativo appellativo di “Venezia d’Oriente”. Anche Cevio, capoluogo del Distretto valmaggese, è punto d’incontro di vari fiumi, ma ancora troppi pochi per ricercare un (im)possibile paragone con la Serenissima e, anche facendo un conteggio delle anime che vivono nel paese, 1150 in tutto, siamo ben lontani dalla realtà di Suzhou.
Eppure, in questo Yin e Yang dove a contrapporsi non ci sono bene o male, oscurità e luce, ma due culture, due tradizioni, due contesti differenti, qualcosa che unisce la piccola Cevio alla grande Suzhou c’è, e si chiama arte. L’arte di un artista e grafico ticinese, Renato Tagli che, con i suoi tessuti, i suoi colori e la sua creatività è riuscito a portare un po’ di Ticino e po’ di “Occidente” in Cina.
L’esposizione, dal titolo “Inspiration of the East and the West International Art Exhibition 2021” (Ispirazione dell’Oriente e dell’Occidente Esposizione Internazionale d’Arte 2021) è stata organizzata dall’Hanshan Art Museum, nel nuovo distretto di Suzhou. Lo scopo del progetto, co-sponsorizzato dall’Hanshan Art Museum e curato dal designer Sha Feng, è stato quello di promuovere l’integrazione e l’ispirazione fra culture e arti differenti, il tutto cercando di sviluppare e dare qualità anche all’industria culturale. Poiché l’arte, non è solo bellezza fine a se stessa o merce preziosa, è anche esperienza, sentimento.
Sono state circa una quarantina le opere tessili e le stoffe che, inizialmente, dovevano essere esposte dal 16 fino al 31 agosto: «La mostra, di principio, era stata pensata per una durata di due settimane ma poi, visto il grande interesse riscosso, si è deciso di prolungarla di altre due settimane. Quindi è terminata il 12 settembre – spiega Tagli, che non nasconde la sua emozione –. Ancora fatico a crederci. Pensare che le mie creazioni, nate qui, nel mio atelier a Cevio siano oggi dall’altra parte del mondo, in un città con milioni di abitanti è qualcosa d’incredibile. È un punto d’arrivo molto importante per il lavoro svolto in tutti questi anni».
L’incontro fra due culture non porta solo a una reciproca influenza. Mettersi faccia a faccia con “l’altro” significa accorgersi anche delle differenze che contraddistinguono e separano due mondi. E questo avviene pure quando si parla dell’arte, sia intesa come la creazione della stessa opera artistica, sia come presentazione e divulgazione al pubblico. Lo sa bene la Cina, che da anni investe tempo e risorse nella “fruizione” della cultura.
«Hanno un altro modo d’intendere l’arte, a partire proprio dalla sua stessa esposizione. In soli 60 giorni sono riusciti a riservare gli spazi, misurarli, preparare le varie installazioni, stampare i volantini, e tanto altro. In Svizzera questo è impensabile, ci sarebbero voluti come minimo sei mesi. Non hanno paura del tempo, degli imprevisti o degli ostacoli, cosa che invece a noi svizzeri, e a me in primis, incutono un certo timore», dice Tagli.
Si aggiunge alla conversazione Sabina Oberholzer, compagna e collega di Tagli: «Hanno accompagnato Renato in questo viaggio nell’esposizione. Esposizione che per loro non è solo “far vedere”, ma lasciar qualcosa a chi osserva: un’emozione, un ricordo, un’esperienza». Infatti, oltre alle creazioni, la mostra ha combinato anche diversi video, realizzati nell’atelier di Cevio, gadget, che riprendevano la texture delle stoffe, e alcune copie di altri celebri lavori dell’artista. «Per presentarmi hanno disegnato su una parete una linea del tempo che riassumeva la mia vita e in una sala hanno riproposto il mio TerraTerra», conferma Tagli.
Alla cerimonia d’apertura erano presenti, oltre al sindaco della città e ai vari operatori culturali, pure Istvan Kocsis, console generale ad interim e capo della Sezione culturale del Consolato generale di Svizzera a Shanghai, Heidi Zhang, vice capo della stessa Sezione culturale, e Yu Meihua, membro del Partito. Inoltre l’esposizione è stata patrocinata dal Comune di Cevio e dalla Fondazione Bally per la cultura. Unico assente della serata, lo stesso Renato Tagli che, a causa della pandemia, non è potuto volare fino in Cina. Con un sorriso dolce-amaro ci dice: «Mi è dispiaciuto non prendervi parte. Ma, unica nota positiva, almeno non ho messo su chili. Da quelle parti si mangia bene».
In un’ultima battuta, l’artista ci racconta il segreto del suo successo: «Sono felice della partecipazione attiva della gente. Significa che hanno capito il messaggio e i valori che volevo trasmettere. Il ritorno alla natura e alle cose più genuine fanno parte della mia creatività. Mi ispiro a questo, oltre che al continuo studio del colore. Natura, colori, non possiamo stare senza. Sono parte attiva della nostra vita».