Divergenze di vedute con ingegneri e committente l’hanno portato ad abbandonare l’incarico. Con l’opposizione della Stan lui, quindi, non c’entra
Opposizione Stan contro la passerella d’accesso alla Funivia Verdasio-Rasa, l’architetto Francesco Buzzi, dell’omonimo studio, prende le distanze. Lo fa portando delle dovute precisazioni a quanto apparso in queste pagine lo scorso 9 settembre. Soprattutto per quanto riguarda la paternità dell’elaborato (il progetto “Umbrela”) oggetto del contendere, “lo Studio Buzzi intende puntualizzare che non si tratta del progetto “Umbrela” come riportato, bensì di un progetto d’ingegneria voluto e determinato dal Comune delle Centovalli, in cui prevalgono unicamente aspetti di funzionalità senza che fossero integrati in un progetto d’architettura”. Per vederci un po’ più chiaro in questa vicenda, è necessario fare un salto indietro nel tempo.
Nell’aprile del 2020, lo studio Buzzi si aggiudica con il progetto “Umbrela" il concorso d’architettura a invito indetto dal Comune Centovalli per le nuove stazioni funivia a Verdasio e Rasa. A Verdasio l’architetto prevede un volume di basso impatto paesaggistico, situato a monte della ferrovia e a diretto contatto con la strada.Lo studio approvato per le sovvenzioni cantonali prima del concorso, prevedeva unicamente la ristrutturazione delle stazioni esistenti. Il budget per nuove costruzioni era pertanto esiguo e l’onorario per le prestazioni di architetto e ingegnere civile, sottostimato. Alla partenza del progetto nel giugno del 2020, l’ingegnere assunto dal Comune come coordinatore informa che la posizione della stazione a monte della ferrovia presuppone un tunnel di protezione per i binari sottostanti. Il Comune lo ritiene troppo oneroso e richiede allo studio Buzzi di studiare progetti alternativi a quello premiato dal bando”.
Alla fine di agosto 2020 – rileva Buzzi – contrariamente al parere dell’architetto, l’ente pubblico decide di situare la stazione a valle, 10 metri sopra ai binari, collegandola alla strada con una passerella carrozzabile, da completare in un secondo tempo con un ascensore d’accesso ai treni. Il committente dichiara a verbale che, trattandosi primariamente di un progetto d’ingegneria, dell’architettura si terrà conto solo nella misura del possibile. All’ingegnere civile competerebbe il primato di determinare forma e geometria non solo della struttura portante ma dell’intero progetto, fuorché la piccola parte di edificio dove si trovano cassa e sala comandi. Motivi di risparmio economico, statica e logistica di cantiere determinano quindi la forma e il materiale di stazione e passerella: dal cemento armato previsto si passa all’acciaio.
“Divergenze di vedute con i due ingegneri e il committente precludono la possibilità d’integrare esigenze architettoniche e paesaggistiche nel progetto. All’inizio di gennaio 2021, di comune accordo, lo studio Buzzi si ritira e l’incarico viene affidato integralmente all’ingegnere civile. In febbraio viene consegnata la domanda di costruzione, con piani che arrecano ancora il nome dello studio Buzzi, senza che ne fosse informato, li avesse approvati o autorizzati”.
“Il ricorso della STAN conferma che la delicata situazione di Verdasio esige un progetto d’architettura come richiesto dal concorso vinto dallo studio Buzzi. Contrariamente a quanto avrebbe dovuto accadere secondo la decisione di aggiudicazione, l’architetto non ha potuto influenzare il progetto né portarlo avanti correttamente: dell’Umbrela non è rimasta neanche l’ombra”.