Commenti e un'interpellanza al governo sulla partenza, per fine 2023, del colosso farmaceutico
La notizia della chiusura, entro fine 2023, dello stabilimento di Novartis in città (che comporterà la perdita di una cinquantina di posti di lavoro) è un brutto colpo per l'occupazione nella regione. Non vi erano segnali premonitori che lasciassero intendere un simile provvedimento e quindi anche le autorità cittadine hanno preso atto, con stupore, della decisione del gigante farmaceutico basilese.
«Il mio primo pensiero di solidarietà va ai dipendenti toccati dalla decisione di Novartis e alle loro famiglie, raggiunte da questa brutta notizia proprio in un periodo difficile per l'economia – commenta Alain Scherrer, sindaco di Locarno –. Dispiace anche per la Città, che ha cercato in ogni modo, in tutti questi anni, di essere vicina all'azienda; a lei e a tutte le realtà imprenditoriali e industriali presenti sul nostro territorio. Proprio con i vertici di Novartis a Locarno abbiamo anche collaborato a livello pianificatorio, con delle modifiche che accontentassero tutti. Purtroppo come Municipio non possiamo che prendere atto di questa chiusura, inaspettata; dovremo per forza chinarci su come attrarre e mantenere, nei nostri confini, realtà aziendali in grado di generare occupazione. Ricordo che a tale scopo abbiamo costituito un'apposita commissione e creato LocarnoTech, piattaforma per un potenziale centro di competenza negli ambiti della robotica, della meccatronica, dell’automazione e dell’industria 4.0. In tempi recenti, non dimentichiamolo, ci siamo attivati pure a livello di mobilità, cercando di accrescere l'offerta del trasporto pubblico e migliorando le vie di comunicazione. Tuttavia è chiaro che di fronte a decisioni come questa, che non dipendono dalla nostra volontà politica, non possiamo fare nulla».
La Schindler che riorganizza e, stando a quanto già anticipato da laRegione, licenzia alla spicciolata. Ora Novartis che annuncia l'abbandono della sede di Locarno.
Segnali preoccupanti dal mondo del lavoro? «Non è semplice dare una risposta – afferma Silvano Beretta, responsabile cassa disoccupazione dell'Ocst –. Ovviamente la notizia di Novartis, con la perdita di una cinquantina di impieghi, non fa piacere e va analizzata. Tuttavia, sull'altro piatto della bilancia occorre mettere il calo della disoccupazione nella nostra regione, in discesa da alcuni mesi. Di più: le medie e grosse industrie presenti sul territorio non hanno più richiesto le indennità per lavoro ridotto, nonostante ne avessero ancora la possibilità. E questi sono indicatori positivi».
Il calo della disoccupazione, avverte Beretta, è da ricondurre sostanzialmente al settore dell'accoglienza turistica: «Un settore che sta riprendendo a girare a pieno ritmo. Inoltre per le nuove misure sanitarie contro la pandemia, gli albergatori e i ristoratori hanno bisogno di un numero maggiore d'impiegati». Ad esempio, il buffet delle colazioni ha dovuto essere sostituito con un servizio al tavolo, che richiede più personale: lo stesso dicasi per pulizie e per altri servizi.
Sulla chiusura di Novartis a Locarno interviene il gruppo parlamentare Mps-Pop-Indipendenti con un'interpellanza al Consiglio di Stato, firmata da Matteo Pronzini, Simona Arigoni e Angelica Lepori. «Appare incomprensibile e assolutamente inaccettabile che questo colosso multinazionale decida semplicemente di chiudere baracca e burattini, distruggendo una competenza collettiva e soprattutto lasciando per strada un numero importante di dipendenti – scrivono i tre parlamentari –. Tale decisione dimostra una volta di più il fallimento (e l’assenza) della politica di sviluppo economico del Consiglio di Stato, del Dfe e dei partiti che sostengono l’esecutivo». Infine chiedono al governo “cosa intende fare per obbligare Novartis a ritornare sulla sua decisione di chiusura dello stabilimento di Locarno? Quali sono state le agevolazioni finanziarie e fiscali (cantonali e comunali) ottenute negli ultimi anni da Novartis a Locarno?”.