L’aiuto a domicilio viene preferito a case anziani e ospedali da un numero crescente di persone, soprattutto nella pandemia. Il bilancio 2020
Un ruolo sempre più da protagonista nel panorama delle prestazioni sociosanitarie. È quello che sta svolgendo l’Associazione Locarnese e Valmaggese di assistenza e cura a domicilio (Alvad), che nella pandemia ha ulteriormente consolidato la propria posizione nel comprensorio. Con la trasformazione dell’ospedale La Carità in struttura Covid, tante persone che improvvisamente sono state dimesse si sono rivolte all’associazione. Parallelamente, è aumentato il desiderio da parte di molti anziani e malati di rimanere a casa piuttosto che andare in strutture chiuse e a rischio contagio. «In questo periodo abbiamo avuto un incremento delle richieste di prestazioni infermieristiche altamente specializzate tipicamente erogate in ospedale – ha spiegato Alessandra Viganò, direttrice sanitaria di Alvad, durante la conferenza stampa che ha preceduto l’assemblea ordinaria dell’associazione –. La pandemia ha dimostrato che a livello di cure a domicilio si può fare praticamente tutto. La premessa è però che ci sia il personale qualificato, ciò su cui noi abbiamo sempre investito».
«Di fronte all’andare in ospedale o in casa anziani, noi rappresentiamo sempre più un’alternativa», ha confermato il presidente di Comitato Stefano Gilardi presentando le statistiche 2020. Numeri che per quanto riguarda i casi seguiti (2’119), le ore di prestazione erogate (146’848) e la quantità d'interventi effettuati (276’306) si rivelano in continuo aumento dal 2000. Oltre a questi «indici che attestano efficienza ed efficacia», Gilardi parla di costi «letteralmente sotto controllo», con un consuntivo approvato nella votazione per corrispondenza dall'assemblea. In media il costo di gestione Alvad per ogni caso è stato di 5’904 franchi, di molto inferiore rispetto alla media totale di tutti i Servizi di assistenza e cura a domicilio del Ticino, che per il 2018 si attestava a 7’262 franchi. «È un trend che va avanti da anni, non perché rinunciamo alla qualità, ma perché per ogni situazione facciamo una valutazione razionale, in particolar modo sulla scelta della figura professionale più adatta. Ad esempio non occupiamo le infermiere per fare le docce, ma le assistenti di cura». Dal 2009 al 2020 sono inoltre stati ristornati all’istanza cantonale di compensazione 6 milioni 529mila franchi.
Gilardi spezza poi una lancia a favore del progetto ‘Ticino 2020’ che si prefigge di riassestare i flussi di finanziamento nell’ambito sanitario tra Cantone e Comuni, attribuendo al Cantone il settore ospedaliero e ai Comuni quello extraospedaliero (che comprende aiuto domiciliare, enti di appoggio e case per anziani, ora finanziato al 20% da Bellinzona e all’80% dai Comuni). «Questa revisione andrebbe verso il modello delle reti integrate, con una pianificazione fatta su misura rispetto al territorio d’azione. Il nostro comprensorio a livello socio-geografico è molto diverso ad esempio da quello di Lugano. Se nell’ottica della medicina ospedaliera certe concentrazioni hanno un senso, per definizione l’aiuto domiciliare è un aiuto di prossimità e quindi va decentrato».
È stato poi toccato il tema del prospettato Centro socio-residenziale di Muralto. «È rimasto solo un ultimo ricorrente alla licenza edilizia – spiega Gilardi –. Intanto la domanda di costruzione continua il suo iter». L’idea è di istituirvi uno sportello di servizio sociosanitario in cui gli utenti possano trovare sotto lo stesso tetto diversi servizi, da Pro Senectute, a Pro Infirmis, all’aiuto ai malati oncologici. Il modello prevede inoltre fra i 21 e i 24 appartamenti socio-protetti. «Un progetto ben definito, in una zona ben servita – ha spiegato il direttore Gabriele Balestra –. Appena crescerà in giudicato la licenza edilizia, apriremo un concorso per investitori. Molti hanno già dimostrato interesse». Balestra ha poi informato del buon esito dell’Analisi della parità salariale prevista dalla legge: «Le nostre dipendenti donne guadagnano lo 0,9% in più degli uomini». Un ringraziamento per l’ottimo lavoro svolto è infine andato a tre membri uscenti della gestione che hanno deciso di non sollecitare un nuovo mandato, Beat am Rhym, Giuseppe Berta e Danilo Forini.