Locarnese

Vendita Clinica S.Chiara, 'serie di errori strategici'

Presa di posizione critica dell'MPS sul passaggio (quasi certo) della casa di cura locarnese alla Moncucco. Dito puntato su EOC e Cantone

18 maggio 2021
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Vendita della Clinica Santa Chiara di Locarno alla Moncucco, "la medicina privata segna un altro punto a proprio favore". Lo sostiene, in una presa di posizione, l'MPS, a detta del quale se l'operazione, sbandierata da più parti, dovesse andare in porto, "il passaggio segnerà un ulteriore rafforzamento del settore privato (storicamente già presente in maniera di gran lunga superiore alla media svizzera)". Secondo il gruppo, la vicenda della cessione della clinica Santa Chiara "ha palesato tutta la debolezza (negoziale, strategica, comunicativa) del settore pubblico cantonale rappresentato dall’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) nel competere con il settore privato; una debolezza che viene dalla scelta operativa che ormai perseguono l’EOC e la sua direzione: quella di una collaborazione organica con il settore privato, in una logica di mercantilizzazione della medicina e di razionamento dell’offerta".

'Una scelta politica quella di non vendere al miglior offerente'

L'MPS entra poi nel merito della scelta dei proprietari di non vedere la casa di cura al miglior offerente: "È noto che erano tre le offerte presentate per rilevare la clinica di Locarno. Due presentate dal settore privato (quella, vincente, della Moncucco di 4 milioni e quella di un altro gruppo per 9 milioni) e una proveniente dal settore pubblico, cioè dall’EOC per oltre 8 milioni, cioè più del doppio dell’offerta presentata dal gruppo vincente. È evidente quindi che la scelta del gruppo di medici-azionisti proprietari della Santa Chiara si stata orientata non tanto da criteri finanziari a breve termine, quanto da una prospettiva politica: quella di potenziare ulteriormente il polo ospedaliero privato attorno alla Moncucco, uscito potentemente rafforzato (per capacità, immagine e prospettive) dalla crisi pandemica".

Per quanto riguarda le prospettive future di questo accordo, l'MPS sottolinea come esso "permetta al gruppo di Lugano di mettere piede nel Sopraceneri, un territorio nel quale la presenza dell’offerta privata (contrariamente al Sottoceneri) è ancora estremamente limitata. Dall’altro utilizzare la struttura e il personale della Santa Chiara per potenziare la propria presenza in alcune specialità con l’obiettivo di aumentare la concorrenza nei confronti dell’offerta pubblica".

'EOC, vittima della propria logica'

Il Movimento non risparmia critiche all'EOC, "vittima della propria logica. Si è mosso in questa circostanza come qualsiasi azienda privata. In un puro regime di concorrenza ha cercato, con un’offerta generosa, di contrastare l’offensiva del concorrente privato. Ma gli aspetti positivi della logica promossa dall’EOC si fermano qui: e, anzi, proprio da qui partono i suoi limiti. Grazie alla filosofia difesa ormai da tempo dal suo consiglio di amministrazione sganciato di fatto da qualsiasi controllo pubblico (come dimenticare che a presiederlo via è un personaggio che, al momento della sua rielezione in senso al CdA, ha ottenuto meno di un quarto dei voti del Parlamento, cioè di quella istituzione che, almeno sulla carta, “rappresenta” i cittadini e le cittadine del Canton Ticino?) persegue la stessa logica del settore privato. Il che, tradotto in termini concreti, significa razionamento dell’offerta (ridimensionamento e “ottimizzazione” delle strutture e delle prestazioni). 

'Serve una svolta nella politica sanitaria cantonale'

Altro attore chiamato in causa, il Cantone: "in questo contesto, in mezzo a queste grandi manovre, appare evidente la mancanza di un ruolo da parte del Cantone. Infatti, queste decisioni rischiano di modificare profondamente il quadro dell’offerta sanitaria per le cittadine e i cittadini ticinesi. E questo sulla base di decisioni di attori (privati o semi-pubblici come l’EOC) i quali non sottostanno di fatto a nessun tipo di controllo. La logica di mercato, in altre parole, la logica della concorrenza per fare profitti, per essere più redditizi, con le conseguenti politiche di “riorganizzazione”, “ottimizzazione”, “ristrutturazione” stanno investendo profondamente la sanità ticinese senza che lo Stato, al quale è assegnato il compito di fare in modo che le cittadine e i cittadini possano godere di prestazioni sanitarie di qualità e con le medesime possibilità di accesso a tutte e tutti, giochi un ruolo in qualche modo decisivo". E, ancora: "al Cantone (e all’EOC) non restano che le briciole, costose e che il privato non vuole (almeno per il momento gestire): ci riferiamo agli interventi urgenti dei Pronto soccorso che questi centri (che per altro funzionano spesso come dei Pronto soccorso) non vogliono assumersi. È quindi più che mai necessaria una svolta nella politica sanitaria cantonale. Una politica - si legge nel comunicato - che deve essere fondata sullo sviluppo e il rafforzamento dell’attuale offerta sanitaria pubblica, sia in termini di strutture, sia di personale; sulla “ripresa in mano” da parte del Cantone dei grandi investimenti e delle decisioni di fondo di politica sanitaria; sullo sviluppo di strutture pubbliche sanitarie di prossimità, in particolare nel settore ambulatoriale. Solo così la battaglia per una sanità pubblica, ormai apertamente ingaggiata, potrà essere vinta".

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