Divisione delle costruzioni e Fart co-finanzieranno una valutazione esterna per capire se è necessario intervenire sul manufatto costato circa 1,7 milioni
La reale entità del pericolo che può derivare dalla nuova corsia bus chiaramente troppo stretta sulla “Direttissima” Ascona-Locarno sarà stabilita da un’analisi dei rischi commissionata ad uno studio d’ingegneria dalla Divisione delle costruzioni del Dipartimento del territorio.
Il lavoro specialistico dovrebbe essere avviato a stretto giro di posta e richiederà alcune settimane di lavoro, in maniera tale da poter disporre dei risultati al più tardi entro fine giugno. Su quella base sarà possibile stabilire se la situazione infrastrutturale è accettabile o se invece sia il caso di intervenire per adeguarla.
Alla decisione di procedere con l’analisi dei rischi la Divisione delle costruzioni è giunta in pratica di comune accordo con le Ferrovie e autolinee regionali ticinesi (Fart), il cui direttore, Claudio Blotti, aveva reso pubblico il problema in un’intervista rilasciata a fine gennaio alla “Regione”. Blotti, rispondendo a precisa domanda, aveva ammesso che un problema riguardante il calibro della corsia – larga 3,8 metri su tutti i suoi 200 metri di lunghezza – in effetti esiste e che “se un bus vi rimanesse bloccato vi sarebbero impedimenti per far scendere l’utenza”. Il tema era stato sollevato dagli stessi autisti delle Fart, che avevano ravvisato nella corsia dedicata una larghezza insufficiente rispetto a quella degli automezzi, con potenziali problemi specialmente in caso di incendio. Risulta infatti impossibile, nella malaugurata ipotesi in cui un bus prendesse fuoco proprio nella breve tratta dedicata sul ponte Maggia, procedere all’evacuazione dell’utenza, in particolare quella in carrozzina.
Da queste legittime preoccupazioni il discorso si era poi sviluppato in direzione della Divisione delle costruzioni, responsabile della progettazione e della realizzazione del manufatto – costato circa 1,7 milioni – che ha infine appunto propeso per un’analisi dei rischi, equamente finanziata dal Cantone e dalle Fart (che al Cantone, per altro, appartengono).
«L’obiettivo di un’analisi dei rischi è inventariare tutti i possibili rischi, capirne la frequenza (ovverosia ogni quanto tempo possono capitare) e, per quelli non sostenibili o accettabili, definire le misure di mitigazione», dice alla “Regione” Blotti. Il direttore delle Fart sottolinea comunque che l’ipotesi più grave, quella riguardante l’incendio di un automezzo, è statisticamente remota. Basta infatti un dato per situarla sulla scala delle probabilità: dal 2002 al 2020 si sono verificati a bordo dei bus Fart 4 incendi. In un solo caso il mezzo era andato completamente distrutto, e non v’erano passeggeri a bordo. Si tratta dell’incendio prodottosi nel 2017 sull’autostrada A2, all’altezza di Torricella-Taverne: danno importante, ma nessuna conseguenza per le persone. In altri due casi si era parlato di inizio d’incendio e il problema era stato risolto dal personale senza particolari problemi.
Va inoltre considerato che gli ultimi 36 automezzi entrati a far parte della flotta delle Fart sono dotati di moderni dispositivi che forniscono all’autista tutte le indicazioni possibili e immaginabili sullo sviluppo di eventuali problemi tecnici o meccanici. A questo si aggiunge la particolare attenzione sempre richiesta agli autisti rispetto ad ogni segnale di anomalia; attenzione di certo maggiormente focalizzata, nella fattispecie, sui momenti che precedono il transito sulla nuova corsia sul ponte Maggia.