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Candidato-debitore a Locarno, implicazioni e rischi

Il presidente del Ppd cantonale Fiorenzo Dadò sul caso di Alberto Akai, in lista per il Municipio della Città

Il presidente del Ppd cantonale Fiorenzo Dadò (Ti-Press)
16 febbraio 2021
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Rischi e implicazioni del caso del candidato-debitore a Locarno. Alberto Akai, presidente della sezione Ppd cittadina, è in corsa per il Municipio. Come abbiamo riferito nell'edizione di sabato, Akai, per passate vicissitudini nella sua professione d'esercente, si ritrova sulle spalle un debito di oltre 150mila franchi nei confronti della Città. Per diversi mesi non era riuscito a pagare l'affitto del ristorante Debarcadero (che è una proprietà dell'ente pubblico). “Sono solo scivolato per eccesso d'ingenuità – aveva spiegato nell'intervista –. Sottolineo che appena ho potuto ho imbastito un piano di rientro, che sto onorando passo dopo passo, a fatica, ma a testa alta”. Va detto che Akai ha versato oneri sociali e stipendi dei dipendenti. Di più: il suo casellario giudiziale è pulito.

Restano tuttavia alcune questioni di opportunità e d'immagine. Gli elettori sono chiamati a dargli fiducia e a eleggerlo ai vertici della Città a cui lui deve dei soldi. Saranno pronti a farlo? E la sezione Ppd, conoscendo tutti i dettagli del caso, ha fatto bene a metterlo in lista?

Abbiamo sottoposto il tema al presidente cantonale Fiorenzo Dadò. «La prima cosa che posso dire è che Akai è stato trasparente, e questo è un aspetto della massima importanza. Direi essenziale. Nella sua intervista, che non era comoda, ha risposto in modo chiaro ed esauriente, dicendosi pure disposto a rinunciare a eventuali emolumenti da municipale per risanare il debito. Chi gestisce un'attività economica, si sa, può incappare in disavventure come la sua, e non si può condannare tout court e per sempre».

La candidatura di Akai, aggiunge l'intervistato – è stata una scelta della sezione di Locarno, in piena consapevolezza. «Il suo nome ha superato anche lo scoglio democratico della “primarie”, raccogliendo un numero sufficiente di voti. L'ultimo giudizio, comunque, appartiene giustamente agli elettori, che si esprimeranno nel segreto dell'urna. Saranno loro a decidere se dargli fiducia».

È comunque un rischio, non solo per il candidato, ma per l'intera sezione. «Sicuramente è un'incognita. In qualità di presidente cantonale avevo segnalato alla sezione queste problematiche, chiedendo di eseguire tutte le verifiche del caso e di valutare con attenzione anche la questione dell'opportunità. Ovviamente la sezione ha poi deciso in modo autonomo».

Dadò, in conclusione, ricorda che «quello di Akai non è né il primo né l'ultimo caso. Ce ne sono stati diversi in passato, anche con debiti e situazioni ben peggiori della sua». Casi “trasversali” ai diversi partiti e che, quando si sono presentati, hanno generato quesiti e ampi dibattiti. Poi il giudizio finale è spettato sempre al cittadino elettore. 

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