Dal 2023 lavori per evitare franamenti sulla linea ferroviaria. Spesa prevista: sette milioni di franchi
La frana di Maccagno, scesa lo scorso 31 gennaio, ha messo nuovamente in evidenza la fragilità della montagna sulla sponda sinistra del Lago Maggiore. Da oltre confine sono partiti appelli per la messa in sicurezza della linea ferroviaria, sulla quale viaggiano i treni merci di AlpTransit: convogli che trasportano anche merci pericolose verso e da il terminale di Gallarate-Busto Arsizio.
Preoccupazioni condivise dal Comune di Gambarogno, dove la strada ferrata attraversa le aree abitate. «Comprendiamo le proteste dei nostri vicini e siamo solidali con loro – afferma il sindaco Tiziano Ponti –. Il tema tocca anche la nostra regione. La questione della sicurezza, assieme a quelle relative ai rumori, alle vibrazioni e all'inquinamento elettromagnetico, è stata sollevata dal nostro Comune già al momento della richiesta della licenza per il potenziamento del servizio. Dopo tanta insistenza, l'Ufficio federale dei trasporti ha allestito un rapporto e sono stati eseguiti alcuni interventi puntuali: a San Nazzaro, ad esempio, sono state adottate delle misure per scongiurare inquinamenti e riversamento di sostanze pericolose in un riale in caso d'incidente. Le opere urgenti sono state realizzate».
Ma resta molto altro da fare: «Abbiamo sempre ribadito che la morfologia del nostro territorio è particolare e, come dimostrano vari eventi del passato, possono verificarsi frane o scoscendimenti anche sulla linea ferroviaria – prosegue Ponti –. Quindi con il rischio d'incidenti e, nella peggiore delle ipotesi, disastri. Nel rilascio della licenza edilizia era quindi stato posto un vincolo: le Ffs hanno dovuto far eseguire uno studio su tutto il nostro territorio per identificare i punti più delicate». Lo studio è stato portato a termine, in coordinamento con il Cantone e il Comune per quanto riguarda il catasto delle zone pericolose, e ha evidenziato la necessita di eseguire una serie d'interventi, per un investimento complessivo di oltre sette milioni di franchi. Dopo la fase di affinamento, che è in corso, nel 2023 dovrebbero iniziare i lavori di messa in sicurezza. «Per noi è già un passo avanti. Fermo restando che, a nostro avviso il Gambarogno meriterebbe ben altro. Penso in particolare alla messa in galleria dei binari per i treni merci, che eliminerebbe i pericoli nelle aree abitate. Un discorso che dobbiamo portare avanti, anche se l'arco temporale è ampio. Magari nel 2050...».
I timori manifestati oltre confine per un disastro ambientale nel caso una frana dovesse investire un treno merci con vagoni-cisterna colmi di sostanze chimiche è condiviso in toto in Gambarogno. I veleni non rispettano i confini di Stato e il caso della contaminazione da Ddt del Verbano ne è una prova. «Il lago è uno solo e pure l'aria è la medesima. Per questo condividiamo le preoccupazioni dei nostri vicini. C'è poi il discorso dell'infrastruttura: in Svizzera i treni sono controllati durante il loro viaggio con diversi “check-point” che misurano ad esempio la stabilità del carico o la temperatura dei freni. Per i convogli verso sud, l'ultimo è a Cadenazzo e se vengono rilevati problemi tecnici il convoglio viene fermato. Ma per i merci che viaggiano nella direzione opposta, dopo i controlli alla partenza di Gallarate cosa succede? Mi risulta che qualche tempo fa l'impianto di Luino fosse fuori servizio. Sarei felice se qualcuno mi desse delle garanzie sull’affidabilità di questi sistemi oltre confine».