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Bosco, sui take-away Berna non apre le terrazze

Frapolli chiede di poter mettere a disposizione,come nei Grigioni, gli spazi esterni, comodi e riparati.. Proposta respinta per via dell'ordinanza federale

((archivio Ti-Press))
3 febbraio 2021
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Pranzare al freddo, seduti disordinatamente sulla neve, col rischio di qualche congestione a causa delle temperature stagionali che, non di rado, scendono ben al di sotto dei 15 gradi a duemila metri. Sì perché con ristoranti e rifugi in quota chiusi per via dell'emergenza Covid, il popolo degli sciatori non ha alternativa se non quella di portarsi il pranzo al sacco (o di consumarsi il take-away) in qualche scomodo angolo un po' riparato dall'aria fredda. Come ad esempio dentro l'auto, sul posteggio della stazione di partenza. Succede a Bosco Gurin, dove il proprietario degli impianti, Giovanni Frapolli, ha più volte criticato, nelle ultime settimane, questa soluzione che, dal punto di vista salutare, non è certo indicata. Oltre che dannosa a livello di promozione degli sport della neve.
Facile immaginare come, in alcuni casi, vada infatti a finire: soprattutto con i bambini che, a causa di un blocco digestivo dovuto al freddo, non di rado vomitano o si sentono male. Senza dimenticare anche i rifiuti abbandonati qua e là sulle piste. Spettacolo poco edificante, che genera lavoro di pulizia supplementare agli addetti.

Ticino-Grigioni, una disparità di trattamento che non si spiega

Prendendo spunto da quanto avviene nei vicini Grigioni, dove dall'inizio dell'anno sulle terrazze esterne dei ristoranti delle piste da sci è possibile pranzare (con servizio ai tavoli) e dove la situazione epidemiologica rispecchia assai quella ticinese, l'imprenditore bellinzonese ha quindi scritto alle competenti autorità cantonali (Gruppo di lavoro grandi eventi) chiedendo di seguire l'esempio retico. Permettendo cioè all'utenza di far capo almeno a pratici tavoli e sedie appositamente disposti all'aperto (come sulle terrazze, tenendo le distanze sociali e rispettando il numero massimo di persone sedute). Come previsto dalle direttive anticovid attualmente in vigore. Si eviterà così quella che Frapolli ritiene una ”discriminazione” bella e buona, che penalizza le stazioni invernali ticinesi (perché il discorso interessa tutte le località sciistiche), confrontate ultimamente, come se non bastasse, anche con le bizze del meteo (fine settimana con cieli coperti, nevicate e pericolo valanghe). Frapolli, battagliero come sempre, è determinato a non mollare la presa.

La legge la fa Berna, nessuna eccezione, finestra chiusa  

Da Bellinzona la risposta non si è fatta attendere. Dopo aver analizzato la decisione del Canton Grigioni, risalente alla fine dello scorso mese di dicembre, si ricorda al gestore degli impianti della località walser che la stessa era stata presa sulla base dell’ordinanza allora vigente, che permetteva ai Cantoni, in base alla loro particolare situazione epidemiologica, di concedere delle autorizzazioni mirate. Si trattava dunque di una “finestra di alleggerimento” concessa dall’ordinanza ai cantoni. Questa possibilità, tuttavia, è venuta a cadere a inizio gennaio, quando il Consiglio Federale si è arroccato il diritto di decidere in merito. L’attuale versione dell’ordinanza federale e le relative spiegazioni sono molto chiare: “il consumo sul posto e nelle immediate vicinanze non è permesso e dunque la sua proposta di poter utilizzare le terrazze con i relativi tavoli non rientra nel concetto attualmente in vigore per i take-away, siano essi sulle piste da sci, siano essi in centro città”. Per ora, quindi, la proposta avanzata da Giovanni Frapolli anche a nome di altre destinazioni, non è autorizzata.