Dopo tre anni i lavori della nuova slittovia ancora non sono conclusi. Le cause del ritardo, lo sfogo dell' imprenditore logorato dal clima ostile
Delle grandi opere incompiute la più conosciuta è sicuramente la Sagrada Familia di Antoni Gaudì. Ma, scherzosamente, alle nostre latitudini, potremmo inserire nella lista anche la slittovia di Bosco Gurin, i cui tempi di realizzazione si sono allungati a dismisura. Se si pensa che sono trascorsi tre anni dall'avvio dei lavori e che ancora questa attrattiva acchiappa turisti non è pronta, vien da chiedersi cosa stia succedendo sui pendii della località della Valle Rovana.
Giovanni Frapolli, promoter del progetto nonché proprietario degli impianti turistici dell stazione walser spiega i motivi di questo ritardo: "Come tutti i cantieri all'aperto realizzati in quota la meteorologia gioca un ruolo determinante. Tengo a precisare che parliamo dei 2mila metri del Rossboda e non dell'edificazione di un edificio che, una volta a tetto, permette di proseguire spediti indipendentemente dalle condizioni del tempo. Tre anni fa, quando abbiamo aperto il cantiere, le copiose nevicate primaverili ci hanno imposto un primo slittamento sulla tabella di marcia. La neve, sparita dai prati a giugno, è tornata a far capolino a novembre. Quindi dei sette mesi di lavoro previsti dalla ditta, ne abbiamo potuti sfruttare solo tre. L'anno successivo, il 2019, stessa musica. Con nevicate primaverili abbondanti che, se da una parte ci hanno assicurato ottime piste fino ad aprile inoltrato, dall'altra ci hanno nuovamente penalizzati. Metteteci le vacanze edilizie e un inizio di autunno tutto ricoperto di bianco e capite che il ritardo accumulato in precedenza non ha potuto essere recuperato. Arriviamo, così, alla primavera di quest'anno, con le nevicate eccezionali che, immancabilmente, ci hanno precluso la ripresa dei lavori prevista in primavera. Il resto l'ha fatto il Covid, che ha impedito ai tecnici della ditta transalpina (con filiale in Svizzera) che cura il cantiere di raggiungere Bosco Gurin a inizio primavera".
Il resto è cronaca di questi giorni. "Siamo in una situazione d'incertezza, il limite delle nevicate si sta abbassando; comunque speriamo nel collaudo totale dell'impianto per i primi di dicembre. A metà dicembre saranno consegnate le slitte, a Natale l'apertura tanto agognata". Per quel che riguarda i costi, dal milione e 600mila franchi inizialmente preventivato siamo ormai passati a quota 2 milioni.
Non è però solo la meteorologia (e un po' di sfortuna) a remare contro l'imprenditore bellinzonese. Vi è anche un forte muro di resistenze tra la popolazione indigena.
«Non nascondo la mia delusione e la mia amarezza nei confronti di una parte della popolazione indigena e in parte anche dei patrizi (se pensiamo che i fondatori di questa stazione furono proprio dei veri patrizi e oggi, al loro posto, ci sono persone ingrate verso chi li ha preceduti). Gente sempre polemica e ostile nei confronti delle mie iniziative. Dall'avvio del progetto Bosco 2000 a oggi, un sacco di ostacoli posti sul mio cammino mi hanno reso le cose difficili, mi hanno logorato. Non nascondo di aver perso la pazienza. Mi chiedo, spesso, chi me lo fa fare? Vengo sbeffeggiato e deriso quando presento qualche novità, come la zip-line. Per molti sono considerato come "un forestiero" che vuole imporre le sue scelte. Nessuno dei detrattori si rende però conto che queste infrastrutture sono la linfa vitale per questa regione periferica. Per fortuna c'è una maggioranza dell'opinione pubblica che crede in ciò che sto portando avanti e mi incoraggia a proseguire. Solo se riusciamo a portare quassù un turismo di qualità, rispettoso dell'ambiente l'alta Valle avrà un futuro. Qualcuno questo concetto non l'ha ancora capito. E pensare che chi mi ha preceduto mi aveva messo in guardia, dicendomi che gli attacchi di una parte degli abitanti del posto restii ad ogni cambiamento sarebbero stati il pane quotidiano».
Parole dure, quelle di Frapolli, che lasciano presagire una possibile sua uscita di scena? «Quest'inverno curerò ancora la gestione della destinazione. Ma potrebbe anche essere l'ultima stagione del sottoscritto. Dico sul serio. Mi sembra di muovermi nel deserto dei tartari. Intendo ultimare i miei piani e consegnare ai ticinesi un pacchetto turistico Bosco Gurin il più possibile completo. Poi si vedrà. Tra le potesi, non nascondo, potrebbe anche esserci la vendita del complesso con smantellamento delle infrastrutture".
Frasi pronunciate con una calma olimpica che non è da lui. Chi lo conosce sa che in passato più volte ha minacciato di fare armi e bagagli salvo poi, dopo aver buttato fuori tutto, ripresentarsi con nuovi progetti. Sarà così anche questa volta? «Non ho bisogno di Bosco Gurin per andare avanti», sbotta e conclude. Vero. Ma per ora è ancora intrappolato dalla sua fitta agenda di appuntamenti.