Locarnese

Locarnese, l'effetto estate si riverbera sulla stagione turistica

Ottimi luglio, agosto e anche settembre; mesi che hanno visto in particolare il boom di romandi. Tuttavia la perdita d'inizio stagione sarà irrecuperabile

L'effetto estate si riverbera sulla stagione turistica regionale (foto Ti-Press)
16 settembre 2020
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"L'estate sta finendo..." No. Riavvolgiamo il nastro, che il tormentone estivo dei fratelli Righeira oltre a essere sorpassato è pure fuori luogo. L'estate non sta finendo, soprattutto per la stagione turistica della nostra regione. In stazione a Locarno, la fiumana di gente è difficile da ignorare, così come impossibile non rendersi conto di attraversare una cittadina quasi babelica: svizzero-tedesco, tedesco, francese, inglese sono il sottofondo alle giornate estive che settembre ancora ci sta regalando.

La presenza di diversi turisti sulle sponde del Verbano è qualcosa di più di una percezione, l'afflusso è tangibile e il riscontro lo si può avere guardando a manifestazioni e alberghi che prolungano offerte e cartelloni d'eventi (come E...state a Locarno), enti pubblici che fanno altrettanto (come le Isole di Brissago), nella stessa direzione vanno pure le richieste di prolungare il periodo delle ‘terrazze allargate’ degli esercizi pubblici (come una mozione ad Ascona). Persino le strade sovraffollate fungono da cartina tornasole: le numerose automobili d'oltralpe intasano il traffico rendendolo ancora più caotico di quanto già non lo sia a causa dei cantieri.

L'istantanea: ottimi risultati in luglio e agosto, si spera ancora in settembre

Le conferme però giungono da chi del turismo ha fatto il suo mestiere: «Va detto che la stagione sul Lago Maggiore va sempre fino a metà-fine d'ottobre, però si sta assistendo al prolungamento dell'effetto estate sul turismo regionale grazie al tempo meteorologico - conferma Fabio Bonetti, direttore dell'Organizzazione turistica Lago Maggiore e Valli -. E si sono registrati ottimi risultati in luglio e agosto, e settembre si sta profilando come un mese estivo. C'è soddisfazione».

Inoltre «sta emergendo un cambiamento nella tipologia di clientela: prima si temeva che gli over 50 non arrivassero per paura del Covid. Tuttavia c'è un loro ritorno, prevalentemente per escursionismo ed enogastronomia». Questo è dovuto, con ogni probabilità, al fatto che il Ticino è visto come un cantone sicuro: il basso tasso di contagi giornalieri indubbiamente gioca il suo ruolo. L'afflusso importante di turisti svizzeri è dovuto sicuramente alle strategie di promozione messe in atto (e non solo al Covid): «Il settore marketing dell'Otr - spiega il direttore - lavora costantemente sui canali digitale e social media. Stiamo lanciando campagne, ad esempio su Google, che stanno avendo buoni riscontri, sia in Svizzera tedesca, sia in particolare in Romandia; un mercato sul quale si lavora da anni e che sta dando buoni frutti», rileva Bonetti.

Boom di svizzero-francesi

Anche sul fronte alberghi e campeggi «le segnalazioni delle prenotazioni sono buonissime, ce lo hanno indicato i professionisti del settore», anticipa Bonetti, cui fa eco Massimo Perucchi, vicepresidente di HotellerieSuisse Ticino, che conferma che la stagione «sta andando molto bene. Settembre è ancora un ottimo mese e speriamo anche in quello di ottobre. Siamo fiduciosi e guardiamo il bicchiere mezzo pieno e speriamo che il tempo continui a essere bello caldo (soprattutto per quanto riguarda l'ampliamento esterno concesso alla ristorazione)».

In particolare, come già rilevato a occupare gli alberghi della regione quest'anno sono stati e sono turisti svizzeri (normalmente sono il 75 per cento della clientela): «Abbiamo assistito, e stiamo assistendo, all'invasione soprattutto di romandi (un cliente su tre) - ribadisce Perucchi -. In più rispetto al passato, si denota un abbassamento dell'età media». Il boom di svizzero-francesi, spiega quindi Perucchi, «è dovuto agli anni d'impegno su quel mercato» e probabilmente è stato anche accelerato dal Covid-19.

Tuttavia, un prolungamento della stagione oltre ottobre rimane una scelta rischiosa (con l'incognita pandemica). Affinché non si corrano troppi rischi, tutti gli operatori del settore dovrebbero giocare la stessa partita, così anche gli attrattori turistici. «Deve essere un lavoro fatto passo per passo e ben progettato insieme», chiosa Perucchi.

Una perdita del 25-30 per cento assicurata

Entrambi gli interlocutori, comunque, ricordano che alla fine dell'anno bisognerà mettere in conto una perdita del 25-30 per cento: «È inevitabile, perché i primi mesi dell'anno difficilmente si recupereranno».