La proibizione del costume da bagno in luoghi di balneazione pubblici è chiesta nella mozione Lega-Udc del 2017. Atteso sui banchi il rapporto di minoranza
È di ben tre anni fa la mozione 'Divieto di burkini' (aprile 2017) che chiedeva di regolamentare attraverso un articolo di legge il divieto dell'uso del burkini nei luoghi di balneazione pubblici del fiume Maggia e del Lago Maggiore, nel territorio giurisdizionale del Locarnese. Una mozione, come ricorda la Commissione legislativa cittadina che si è occupata dell'atto parlamentare, corredata di numerosi articoli e testi a supporto delle tesi esposte quali spunti di riflessione.
La Commissione, chinandosi sul testo e dopo lunga disamina anche giuridica, ha redatto un rapporto di maggioranza, in cui i commissari (relatore Mauro Belgeri, Marco Bosshardt, Omar Caldara e Annamaria Ferriroli) hanno dato preavviso favorevole - supportando in larga parte le argomentazioni dei mozionanti - accogliendo il testo parlamentare e l'ascrizione del relativo articolo nel Regolamento organico comunale (Roc).
L'atto parlamentare chiede che il costume da bagno venga vietato nei luoghi di balneazione pubblici e che il suo uso venga punito con l'espulsione dallo spazio ed eventualmente con una contravvenzione, emessa secondo il principio di proporzionalità. L'applicazione pratica del divieto, si legge, "non sarà poliziesca e repressiva ma fondata sul buonsenso" e graduale, quindi la multa dovrebbe essere l'ultima ratio.
I mozionanti - Aron D'Errico (Lega dei ticinesi) e cofirmatari Roberto Bottani, Philippe Jaquet-Richardet (Udc), Omar Caldara, Roberto e Valentina Ceschi (Lega dei ticinesi) - scrivevano che "il burkini non ha nulla a che vedere con fattori culturali, ma è indumento ideologico, fondamentalista, retrogrado e barbaro che è incompatibile con i valori fondamentali della Svizzera". Ragioni per cui "il Ticino deve difendersi dall'islam militante e fondamentalista che attacca le nostre istituzioni, le nostre leggi, la nostra identità e la dignità umana".
Il burkini, sempre secondo i firmatari, non risponderebbe inoltre alle norme di laicità, igiene e buoncostume e, in particolare, sarebbe contro il principio di adattamento agli usi e costumi locali. Appellandosi ancora ai diritti delle donne, secondo i mozionanti tale indumento non rispecchierebbe una scelta libera, ma una schiavitù volontaria, "incoraggiata da pressioni culturali e psicologiche, violenze e imposizioni" e quindi il divieto del costume da bagno consentirebbe "alle musulmane di liberarsi dalle loro gabbie".
Il burkini è tema di controversia non solo nella nostra regione, in Italia e Francia ad esempio sono state lanciate vere e proprie battaglie contro l'uso dell'indumento sportivo.
A questo punto è ragionevole chiedersi che cosa sia un burkini. Si tratta di un costume da bagno femminile, specificamente disegnato per le donne di religione musulmana, che copre interamente il corpo, esclusi faccia (quindi non v'è dissimulazione), mani e piedi. L'indumento per il bagno è generalmente composto da due pezzi: una tunica di media lunghezza con una cuffia integrata e pantaloni. Insomma, per semplificare e paragonarlo a qualcosa a noi più vicino, il burkini ricorda molto una muta subacquea con copricapo, come una cuffia da nuoto. Inoltre è realizzato con lo stesso materiale sintetico dei normali costumi e, se indossato correttamente, non comporta problemi igienici differenti a un normale costume.
Burkini (foto WikiMedia)
Nonostante la radice comune - si tratta di una concrezione fra burqa e bikini - il burkini non va assimilato al burqa, il cui uso è regolamentato dalle disposizioni cantonali sul divieto della dissimulazione del volto nella Legge sull'ordine pubblico (LOrP). Quindi, è il neologismo a creare confusione, portando erroneamente all'assimilazione del burkini (un marchio tra l'altro registrato dal 2007) con il burqa. Nel testo parlamentare però si legge che giuridicamente l'indumento sportivo sarebbe considerato la versione balneare del burqa.
Dopo il rapporto di maggioranza, è atteso sui tavoli quello di minoranza (che è stato preannunciato). Una volta presi in esame, spetterà quindi al Consiglio comunale accettare o meno la proposta della mozione e in seguito, eventualmente, demandare all'esecutivo locarnese l'inserimento del nuovo articolo di legge nel Roc.