Nottataccia sul Lago Maggiore: mentre si festeggia l'elica smette di funzionare. Il grosso natante 'ripara' al Porto patriziale di Ascona
Compleanno agitato, compleanno fortunato. Dev'esserselo ripetuto a mo’ di mantra per stemperare la delusione, il o la festeggiata che per la notte su domenica aveva scelto l’“offerta crociere” della Katja Boat di Locarno. Peccato che sul più bello la barca abbia smesso di funzionare e sia finita in balìa dei venti, rendendo necessario prima un attracco di fortuna al Porto patriziale di Ascona, poi l’evacuazione di tutti i passeggeri e infine una complicata operazione di traino per il mesto ritorno a “casa”, avvenuto non prima delle 2 del mattino.
Il programma della serata, che il festeggiato di turno aveva condiviso con un sessantina di amici, era di quelli che lasciano il segno e rimarranno ancorati nei ricordi: ritrovo sul lungolago Respini a Locarno, imbarco sul mitico natante inventato e reso celebre in tutta la Svizzera da Roby Bottani - ma già da qualche anno di proprietà di una società anonima svizzero-tedesca -, poi un lungo giro sul bacino svizzero del Lago Maggiore, con cibi e bevande a profusione, magari anche una mega-torta in formato comitiva, e musica a manetta con tanto di dj alla console.
Tutto impagabile, anzi perfetto, considerando anche la bella serata estiva e le condizioni del lago particolarmente favorevoli. Benché non propriamente a buon mercato per chi la finanzia, una navigata notturna estiva di gruppo sul Verbano è in effetti quanto di più poetico si possa immaginare, visti il senso di libertà e le meraviglie paesaggistiche del tragitto: Mappo, le Bolle, una virata verso la sponda del Gambarogno, i moli incantati della sponda sinistra, una puntatina obbligata alle Isole di Brissago, l’inversione per il golfo di Ascona, il passaggio alla foce e il ritorno in carrozza al molo di partenza.
Non fosse che nel momento topico della gita, fra le 23 e mezzanotte, quando il divertimento impazzava, qualcosa non ha funzionato. Se non proprio scene “alla Titanic”, quelle vissute a bordo della Katja Boat restituiscono quantomeno incertezza e adrenalina non richiesta: l’elica, d’improvviso, smette di girare e la barca risulta di fatto ingovernabile, se non dal vento che in quel momento soffia piuttosto cattivello da nord. Chi naviga sa bene quanto fastidiosi possano essere gli aliti serali nella zona di Ascona. L’impronosticabile accade quando la Katja Boat non è molto distante dalla foce, sottovento. Unica soluzione praticabile: farsi accompagnare dagli elementi verso il Porto patriziale di Ascona, il primo punto di approdo disponibile. Lì, grazie all’elica di manovra, il capitano riesce ad appoggiarsi indenne al molo esterno. Danni alla struttura, almeno all’apparenza, nessuno di rilievo. Idem per la barca.
Ma trambusto, inevitabilmente, parecchio, visto che il nuovo arrivo non è propriamente un "laser" di quelli che dove li metti stanno, ma un bestione di circa 20 metri per 60 tonnellate di peso. Sul posto accorrono la Polizia cantonale, quella comunale di Ascona e naturalmente la Polizia lacuale. Nel frattempo la musica si spegne, il nutrito gruppo di amici viene fatto sbarcare e ognuno se ne torna a casa sua come meglio riesce: chi col taxi, chi facendosi due passi. E “due passi”, idealmente, se li è dovuti fare anche la Katja Boat, che aggrappata ad una fune di traino ha dovuto essere rimorchiata dalla Lacuale fino al punto di partenza. Non è infatti stata approvata, dai responsabili del Porto patriziale, la proposta di una nottata d’emergenza in acque asconesi: troppo azzardato credere che un natante di quelle dimensioni non potesse finire per danneggiare il molo esterno (oltre che la sua stessa struttura).
Quanto ai sessanta passeggeri a bordo, qualche domanda sorge spontanea in relazione alle restrizioni imposte un po' a tutti i livelli in tempi di pandemia. «Tutto era perfettamente a norma - risponde un responsabile del Katja Boat, raggiunto dalla “Regione” -. La capienza massima per questo genere di natante è 100 posti, ma vista la situazione d’emergenza sanitaria, in questo periodo poco fortunato possiamo arrivare a 60, sempre osservando scrupolosamente le prescrizioni delle autorità. Non vale il limite massimo degli assembramenti di 30 persone. Al momento di salire a bordo sono state chieste le generalità di tutti per un eventuale tracciamento, ed è stata anche misurata la febbre».
Un termometro della sfiga, però, non era evidentemente in dotazione.