Il gerente del Camping Delta: 'Se non apriamo prima di giugno, perdiamo il 50% dei guadagni della stagione'. Lanciato un invito ai consiglieri federali
«Sfavoriti e discriminati». Così si sentono proprietari, gestori e collaboratori dei campeggi. Così si sente Mila Merker contattato da ‘laRegione’, da anni manager del Camping Delta Locarno che avrebbe dovuto aprire la stagione lo scorso 1° marzo, per concluderla il 31 ottobre 2020. Questo se il coronavirus non avesse costretto tutti all'arresto delle attività. Purtroppo, dopo i progressivi allentamenti del 27 aprile e dell'11 maggio (rispettivamente fase uno e due), per le strutture di vacanza la situazione sembra non trovare una via d'uscita, mentre si fa strada il sospetto di essere penalizzati sulla base di un pregiudizio.
Perché i campeggi no? È questa la domanda che più arrovella proprietari e gerenti da diverse settimane; diventata ancor più pressante dallo scorso 11 maggio, quando buona parte di esercizi pubblici e strutture ricettive hanno potuto riaprire. Il settore dei campeggi - ricorda Merker - annualmente garantisce 3,7 milioni di pernottamenti in tutta la nazione e in Ticino il dato è attestato circa al 30%. Coloro che vivono di questo si sentono «vittime di una discriminazione incomprensibile», dichiara Merker, che rintuzza: «Ad oggi, ancora non ci è dato sapere quando potremo riaprire».
Un mancato via libera che significa perdite finanziarie ingenti: «Dal 15 marzo non abbiamo più avuto alcun introito e se dovessimo rinunciare anche al ponte dell'Ascensione (21-24 maggio) e al fine settimana di Pentecoste (30-31 maggio), perderemmo la metà dei guadagni dell'intera stagione». Va da sé che lo stop forzato non vede alcuna (se non esigua) entrata, ma continue uscite sì, per sostenere le spese correnti. «Questa circostanza mina la sopravvivenza stessa di gran parte dei campeggi», afferma il gerente, secondo cui ancor più gravi sono le mancate rassicurazioni per un'eventuale (e sperata) apertura il prossimo 8 giugno (fase tre). «Se la concessione di lavorare venisse ulteriormente ritardata - confessa Merker -, temo che molte strutture rimarranno chiuse quest’anno, con una perdita economica importante sia per il proprio bilancio, sia per quello dell'intero territorio». Un danno finanziario, psicologico e sociale non da poco.
Guardando al calendario, data di cesura dovrebbe essere mercoledì 27 maggio, quando ci sarà la seduta del Consiglio federale. I temi in discussione saranno diversi (per l’ordine del giorno, bisognerà attendere ancora), fra cui si spera anche la questione dei campeggi: «Si tratta di una promessa di discussione, nulla di concreto», afferma il gerente. Insicurezza e sfiducia sono figlie degli eventi. Tornando anche solo a venerdì 15 maggio, nell'incontro a Berna si è parlato anche della messa in esercizio delle strutture: "Tema - ha riportato l'ats-Keystone - regolarmente affrontato dal Consiglio federale che finora non ha reputato opportuno compiere questo passo. Non appena la situazione legata alla pandemia lo consentirà si procederà anche a un allentamento in questo senso".
Al fine di smuovere la situazione e mobilitare l'opinione pubblica, le strutture di vacanza - in collaborazione con l'associazione mantello Swisscamps - hanno scritto una lettera destinata ai consiglieri federali invitandoli a trascorrere le vacanze nei campeggi svizzeri. Un testo che vuole essere un'azione simbolica e una lettera provocatoria insieme, in cui emerge fra le righe il timore di essere vittime di un immaginario anacronistico e infondato dei campeggi, visti come "caotici parchi di divertimento con assembramenti incontrollati di persone", si legge nella missiva.
Contro questa visione distorta, nello scritto si ribadisce con forza come siano invece "strutture ricettive regolamentate e provviste di piani di protezione adeguati". Luoghi di vacanza in cui, «a confronto di altri, si garantisce facilmente il rispetto delle regole: gli spazi sono ampi e nella natura, ciascun ospite è indipendente, i bagni vengono puliti di continuo e ci siamo attrezzati con pannelli in plexiglas e dispositivi del caso per far sì che i soggiorni siano sicuri», conferma il nostro interlocutore. La vena amara che percorre il testo mette dunque in rilievo la loro predisposizione all'osservanza delle disposizioni in materia di distanza fisica e norme igieniche, facendo appello alle responsabilità individuali per quel che riguarda l'accesso agli spazi comuni (come dovrebbe essere ovunque).
L'invito ai consiglieri federali, tuttavia, non è l'unico appello lanciato dagli operatori del settore. È solo l'ultimo di una serie. «Ad aprile - ricorda Mila Merker -, a due riprese abbiamo scritto alla Segreteria di Stato dell'economia (Seco) ponendo la questione. In replica, ci ha inviato una lettera che non lasciava alcuna speranza, accomunandoci a concerti, open air e grandi manifestazioni». La risposta «palesava l'ignoranza sulla realtà dei campeggi di oggi: ovvero strutture all'avanguardia a livello europeo ben organizzate, ordinate e all'aria aperta. Rispetto al contesto determinato dal virus e dalla paura dei contagi, ci sentiamo i fornitori di alloggio più sicuri», ribadisce.
Sul fronte clienti «i telefoni sono caldissimi - dice Merker -. Diverse persone chiamano per sapere se possono venire; ma non sappiamo cosa rispondere. Tante prenotazioni sono state posticipate, tante cancellate (per fortuna gli ospiti stagionali, spiega, possono venire, perché indipendenti). L'incertezza è generale; non sappiamo dove andremo a parare», chiosa il gerente con una punta di delusione.
«La categoria dei campeggi per il turismo ticinese è molto importante; più che per la media svizzera», sottolinea una volta di più il direttore di Ticino Turismo Angelo Trotta, interpellato da 'laRegione'.
A livello cantonale e federale, «abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare a livello di lobbying e di pressione, affinché i campeggi venissero trattati alla stregua delle altre strutture ricettive; sostenendo l'associazione di categoria come Agenzia turistica ticinese (Att) - afferma Trotta -. Sembra, purtroppo, che non siamo riusciti ad accelerare la decisione».
Guardando al futuro prossimo, uno spiraglio potrebbe aprirsi l'8 giugno «con le nuove direttive - sostiene il direttore Att -, probabilmente arriverà il via libera anche per i campeggi; anche se puntavamo a farli liberare prima, perché non perdessero Ascensione e Pentecoste».
Il campeggio sul delta del fiume Maggia è attivo da oltre sessant'anni. Con i suoi 54mila metri quadrati di superficie utile, dispone di 250 parcelle su erba, 35 posti stagionali con giardino a uso privato e 15 roulotte in affitto e - soprattutto - di tutto lo spazio necessario all'osservanza delle norme di distanza, trovandosi in un luogo incorniciato dalla natura.
Camping Delta Locarno è una delle 18 strutture ticinesi rappresentate da Swisscamps, l'associazione svizzera dei campeggi (a livello nazionale sono oltre 170 quelle associate, in tutte le regioni). In qualità di associazione mantello, si preoccupa di gestire gli interessi del settore, di proprietari e gerenti, di fronte ad autorità pubbliche, associazioni e istituzioni.