Per Simone Patelli, presidente dell'associazione di categoria ticinese, sarebbe sicuramente possibile rispettare le distanze e le misure di igiene
"Per sopravvivere economicamente, molti camping hanno assolutamente bisogno di essere aperti tra aprile e ottobre". L'Associazione svizzera dei campeggi (Asc) ha quindi consegnato alla Segreteria di Stato dell'economia (Seco) un catalogo di misure per poter "ripartire già dal 27 aprile nel rispetto delle disposizioni di sicurezza e protezione attualmente vigenti", si legge in una nota odierna. Tuttavia, secondo Simone Patelli, presidente dell'Associazione campeggi ticinesi (Act), una riapertura settimana prossima è inverosimile: «La speranza è che la situazione sanitaria ci permetta di aprire tra l'11 e il 15 maggio, prima del 'ponte' dell'Ascensione», afferma a 'laRegione'.
Nella lettera inviata alla Seco, l'Asc prevede una prima fase di riapertura già da lunedì, rispettando le regole di igiene, di distanza e comportamento definite dall'Ufficio federale della sanità pubblica. Dal 15 maggio partirebbe poi l'esercizio completo (chiaramente sempre con alti standard di igiene) a patto che la prima fase abbia funzionato. Questa resta però un'ipotesi irrealizzabile: da Berna non è arrivata alcuna indicazione in tal senso (un possibile allentamento per il settore del turismo sarebbe eventualmente previsto non prima del 8 giugno) e a livello cantonale alberghi e campeggi potranno esercitare solo per accogliere personale attivo nella lotta contro il coronavirus (massimo 50 persone e nel rispetto delle misure di igiene e di distanza sociale).
Se da un lato «il Ticino ci ha sempre considerati una categoria importante», dall'altro, invece, la Confederazione «ci ha un po' dimenticati», rileva Patelli. Insomma, nel momento in cui potranno riaprire alberghi, ostelli e altri alloggi di pernottamento, lo stesso dovrà valere per i campeggi. Anche perché questi ultimi «offrono tantissimi spazi, permettendo così di garantire le distanze». Ci sarebbe poi pure la possibilità di autorizzare al pernottamento «una percentuale più bassa di ospiti». Inoltre, già oggi molti campeggi ticinesi «offrono alloggi con bagno e cucina: non hanno più i servizi in comune. In questo modo una persona può evitare di avere contatti con altri». Chiaramente sarebbero poi implementate tutte le misure di igiene (mascherine, disinfettanti e così via) necessarie. A ciò va poi aggiunto che gli ospiti vengono registrati: «Sappiamo quali persone pernottano, per quanto tempo rimangono e possiamo verificare che rispettino le regole». Ciò permetterebbe pure, in caso di contagio, di ricostruire la catena dei contatti.
Visto che nei campeggi sarebbe sicuramente possibile rispettare le distanze sociali, così come le norme igieniche accresciute, «la speranza è che la situazione sanitaria ci permetta di aprire prima dell’Ascensione. Si tratta infatti di un ‘ponte’ per noi importante che potrebbe aiutarci a ridurre almeno un poco le perdite previste per il 2020», sottolinea Patelli, ricordando che in Ticino questo settore genera solitamente un milione di pernottamenti, sui tre milioni totali a livello nazionale. Una delle richieste principali è così quella di avere «più chiarezza» e più considerazione da parte di Berna.