Locarnese

Comparto Ffs Muralto, 'no a cattedrali nel deserto'

Continua a far discutere la variante di Pr presto in Consiglio comunale. Il capofila dei contrari invita i membri del legislativo alla responsabilità

7 marzo 2020
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«Un progetto di importanza epocale che per i prossimi cent’anni deciderà le sorti di un luogo particolarmente sensibile all’interno dell’agglomerato del Locarnese sta per essere approvato con incosciente noncuranza delle sue molteplici criticità dall’attuale compagine municipale monocolore a maggioranza assoluta». Lo rileva Gian-Luigi Varini, già primo firmatario della lettera di protesta firmata da oltre 130 fra commercianti e residenti a Muralto, riguardo il comparto stazione Ffs.

«Il documento pianificatorio stravolgerà un intero quartiere, composto da una moltitudine di piccole realtà lavorative, da numerosi residenti fissi, dall’area di maggior pregio, bellezza e turisticamente più frequentata del lungolago, caratterizzata dalla presenza di qualificati ed attrattivi esercizi pubblici», nota. E poi, circa le rassicurazioni municipali sulle nuove e diminuite volumetrie: «Ha dell’incredibile: si riuscirebbe ad eliminare tre piani in 2,4 m di differenza quote!». Il progetto, per Varini, «è mal studiato, estremamente invasivo, privo di attenzione per le attuali attività economico-commerciali, che già operano in condizioni precarie e non devono essere penalizzate; un progetto pianificato dall’alto, senza il minimo contatto con il territorio e la conoscenza delle abitudini e dei comportamenti della cittadinanza».

Quanto ai bus che risalirebbero da viale Cattori «con la soppressione di svariati posteggi», ciò è ritenuto «una vera follia, scandalosamente accettata dal Municipio in quanto non ritenuta di sua competenza». L’effetto Alptransit, prosegue Varini, «è durato il tempo di soddisfare la curiosità dei confederati. Le ricadute positive hanno portato benefici per circa 8 mesi. Poi tutto è tornato come prima. L’apertura della galleria di base porterà sicuramente un aumento di utenti delle ferrovie, ma prevalentemente composto da pendolari di corsa al mattino e stanchi la sera, che non giustificano la creazione di un indefinito numero di spazi amministrativi, commerciali ed abitativi, con l’improbabile illusione che istituzioni cantonali, grandi marche e facoltosi contribuenti possano precipitarsi ad occupare l’edificazione a ridosso di via Collegiata e oltre. Dal punto di vista turistico velocizzerà soprattutto il raggiungimento della vicina penisola».

Capitolo impatto sul clima: l’invito è «evitare di contribuire negativamente realizzando l’inutile», con l’aggiunta dell’«impatto ambientale ed estetico che l’accettazione di questa variante avrà sull’intero comparto. Cerchiamo piuttosto di mantenere e creare più spazio pubblico per la gente, dedicando il tempo necessario e l’utilizzo di persone competenti allo studio di una soluzione sensata, realistica, necessaria ed attuabile». L’auspicio è che i consiglieri comunali «sappiano valutare attentamente e in piena autonomia la situazione, proponendo di rivedere nella sua globalità il progetto pianificatorio». E infine: «Di fronte ad un gigantesco, spettrale, desolatamente vuoto Grand Hotel, è utile erigere una nuova “cattedrale nel deserto»?