Di Mellini in Mellini: la presidenza del 'Tc' dell'Isolino e della Morettina passa da Alvaro, al timone per più di 30 anni, al nipote Fabiano
Di motivi per invalidarla, ce ne sarebbero tanti. Tuttavia nessuno, sotto le volte eleganti della Morettina, ha intenzione di perdersi in formalismi di sorta. Perciò, che Mellini sia. Non più Alvaro, bensì Fabiano, ma ci arriviamo. L’ordine del giorno è stato ribaltato – a insaputa di chi lo aveva redatto (il citato Alvaro, appunto) –, l’approvazione dei conti non è passata attraverso il conteggio di favorevoli e contrari, le relazioni sono state solo accennate, non certo lette. Deroghe al protocollo, tante, a fin di bene. Di ordinario, l’assemblea ordinaria del Tennis Club Locarno non ha avuto proprio nulla. Era l’ultima, da presidente, di Alvaro Mellini, che del sodalizio è un’istituzione. Per celebrare il quale, sul campo 1 addobbato come l’evento imponeva, sono prima sfilati e poi intervenuti ospiti a sorpresa, chiamati a conferire all’evento quello statuto di straordinarietà che i responsabili del club hanno ritenuto giusto conferire a un appuntamento seguito da più di un centinaio di soci, accorsi per un ideale abbraccio a un amico con il quale hanno condiviso chi anni, chi una vita intera.
Il presidente di ‘Tennis Ticino’ Giuseppe Canova l’ha messa simpaticamente sul piano dell’amicizia che lo lega ad Alvaro. Un rapporto stretto e profondo, benché nato da poco tempo, basato su un’intesa al primo sguardo, tipico delle persone franche alle quali non serve poi molto per una vicendevole stima. Il sindaco di Locarno Alain Scherrer, al termine della sua accorata ‘laudatio’ di un uomo che per la città si è speso molto anche a livello personale, prima di farlo attraverso l’amato tennis club, ha depositato sul tavolo del presidente l’agognata ratifica della convenzione sul diritto di superficie del tennis per il terreno che accoglie il centro coperto della Morettina (scadenza 2035). Era l’ultimo dossier aperto della gestione Mellini (Alvaro), lo ha sigillato nientemeno che il primo cittadino in persona, tra gli applausi convinti di una platea che, in passato, si era più volte mobilitata contro la paventata idea di un trasloco dei campi, seppur dall’Isolino, proprio in zona Morettina. Farneticazioni passate e remote, nate (e poi morte) con il pretesto politico del rilancio turistico (ci sia consentita la parentesi polemica subito chiusa).
embro onorario di ‘Swiss Tennis’, Mellini ha poi ricevuto quello che forse è stato il regalo più gradito, l’abbraccio di René Stammbach, numero uno della federazione svizzera, amico di lunga data, giunto apposta per un omaggio elegante (in italiano, chapeau), da dirigente a dirigente. Con affetto. E poi l’Ezio, inteso come Ezio Guidi. Suo il tocco di leggerezza e ilarità che ha spazzato via quel velo un po’ malinconico che si stava impossessando della sala, tra un ricordo e l’altro, per quanto tutti pregevoli. Ha scomodato i grandi del mondo, da Trump alla regina Elisabetta, da Putin a Kim Jong-un, osando uno spassoso accostamento al presidente con un filmato al quale ha prestato la propria voce. Quel timbro inconfondibile al quale, per chi mastica tennis da un po’, sono legati ricordi e aneddoti, tanti da riempire libri di storia. Non ci poteva essere modo migliore di dare voce alla lunga storia di Alvaro Mellini che con la Voce del tennis (maiuscolo).
Si parlava, in avvio (scherzando, nevvero), di motivi validi per invalidare l’assemblea, ma il nepotismo non è tra questi. Ad Alvaro succede un altro Mellini, Fabiano. Sì, è il nipote, ma niente favoritismi, sia chiaro. Il passaggio di consegne è una delle poche cose in regola – protocollo e statuti alla mano – dell’assemblea: Fabiano è stato scelto e poi eletto – per acclamazione, ma stavolta si può perché non si parla di conti bensì di nomine – per meriti acquisiti sul campo (in senso lato), al termine di un apprendistato di un paio di stagioni in un comitato arricchito dall’ingresso della moglie Jaqueline e di Michele Maggetti. Nuova linfa, per il nuovo corso del Tc Locarno. Una svolta raccontata a cuore aperto. Ah, già: tornano anche i conti. Non l’avevamo detto? Fidatevi, è così.