Toni accesi alla presentazione pubblica del progetto para-alberghiero 'Borgo Miranda' previsto sulla collina locarnese
«Andiamo via con ancora più dubbi di prima. Sulla nostra montagna non lasceremo costruire questo resort di lusso. Piuttosto mi sdraio all’inizio della strada per non far salire i camion!».
Se l’intenzione del gruppo immobiliarista Aedartis Ag di Zurigo era di aprire un canale di dialogo con la popolazione, la serata informativa di martedì al Palacinema ha fallito l’obiettivo. L’intervento citato in apertura è di Fabrizio Sirica, consigliere comunale Ps e tra i 1’800 firmatari della petizione anti-resort. «C’è voluta la reazione popolare perché si arrivasse qui», ha aggiunto Marco Ricca, presidente dell’associazione Salva Monte Brè.
La maggioranza dei circa 200 residenti intervenuti hanno accusato gli investitori d’oltralpe di “opacità”, “furberia”, finanche di “mancanza di rispetto” per il fatto di non parlare in italiano. Colpa anche di alcuni inghippi nella traduzione simultanea, poi risolti.
Uno stupito Marc Sontag, membro del Cda di Aedartis Ag, si è scusato, ma la forte incomunicabilità rimane, solo in parte smussata dall’avvocato Marco Broggini, che cura gli interessi legali del gruppo zurighese in Ticino. A deludere, la mancanza di informazioni dettagliate: quanti camion transiteranno sulla strada? Quanti elicotteri voleranno sul cantiere? In futuro è previsto un ampliamento? Ad adirare ulteriormente i residenti l’annuncio a sorpresa - a metà serata - che entro dieci giorni verrà presentata la domanda di costruzione: «Ma come? Ci avete appena detto che non avete i dettagli del progetto?», ha lamentato un cittadino.
Prima di dare spazio alle domande, l’architetto Patrice Gruner della Gruner&Friends ha presentato i concetti architettonici alla base del progetto. Stando ai disegni e a quanto riferito, gli specialisti sono riusciti a ridurre al minimo l'impatto visivo sul territorio dell’hotel con 17 camere, Spa, piscina, campo da tennis, parcheggio interrato e i 53 appartamenti distribuiti intorno.
Il centro fisico del “Borgo Miranda” (questo il nome del complesso) sarà dunque l’albergo. Visto in pianta, l’intero complesso ricorda molto i villaggi delle valli ticinesi. «Abbiamo visitato e studiato la Valle Bavona e la Verzasca – ha spiegato Gruner –, prendendo ispirazione sia nell’uso dei materiali di costruzione, sasso e legno locale, sia nella disposizione degli edifici (tutti di massimo 2 piani più mansarda)». Un “villaggio” con un panettiere o una pasticceria, un orto, un piccolo parco giochi, una piazzetta in cui organizzare settimanalmente un mercatino.
Nelle adiacenze sorgerebbero gli appartamenti raggruppati in mini lotti di uno, due o massimo tre edifici monofamiliari, che si rifanno appunto ai tipici rustici ticinesi. Distribuiti non simmetricamente come i quartieri cittadini, bensì rispettando i terrazzamenti e la morfologia del territorio. Il 71% della superficie verde rimarrà tale, con piante autoctone.
«Vogliamo un complesso aperto, integrato nel territorio, accessibile e che dialoghi, rivitalizzandolo, con il villaggio di Monte Brè», hanno assicurato i progettisti. Punti forti per garantire una mobilità non invasiva: la funivia, l’autosilo e l’utilizzo di navette e mezzi elettrici per gli spostamenti interni.
Una piccola minoranza, comunque, non si oppone al progetto. Cosa che farà invece il Municipio nel caso in cui venisse effettivamente presentata una domanda di costruzione a breve. Questo, proprio a causa dell’istituzione della zona di pianificazione. Lo ha detto il sindaco Alain Scherrer in uno scambio di informazioni ufficioso su Facebook con Sirica.
“Il nuovo progetto, ridimensionato rispetto alla prima proposta, ha ancora molte zone d’ombra”. Sono alcune righe estrapolate dall’interpellanza interpartitica – ‘Salviamo Monte Brè: no alla speculazione, sì alla riqualifica’ – che Fabrizio Sirica, Pier Mellini (entrambi Ps), Mauro Cavalli (Ppd), Pierluigi Zanchi, Matteo Buzzi (entrambi Verdi) e Marko Antunovic (Indipendenti) hanno indirizzato all’attenzione del Consiglio comunale, all’indomani della presentazione del progetto immobiliare ‘Borgo Miranda’, ponendo non pochi interrogativi.
Domande sorte anche dopo la serata pubblica di presentazione del maxi-resort tenuta dai promotori della Aedartis Ag (con sede a Zurigo), cui ha partecipato un folto pubblico che, come si legge nel testo, “complice una traduzione non professionale e l’incapacità dei promotori a esprimersi in italiano, non hanno trovato risposta”.
Gli interpellanti si fanno quindi portavoce dei numerosi interrogativi puntuali – su costi e ripartizione, numero di clienti, ammontare del finanziamento e le sue fonti, traffico e struttura stradale, l’approvvigionamento idrico, fra gli altri – che non hanno avuto risposte adeguate o sono rimasti in sospeso. Gli autori partono deplorando l’opacità di un progetto “calato dall’alto, lontano dalla realtà locale e (ovviamente) interessato a una cosa soltanto: speculare economicamente sul Monte Brè”. E sottolineano ancora lo scompiglio creatosi alla riunione quando “promotori hanno dichiarato che nei prossimi dieci giorni presenteranno la domanda di costruzione, banalizzando completamente l’iniziativa popolare si son detti certi di poter perseguire i loro intenti senza rallentamenti”.
E infine chiedono che il Municipio chiarisca se: “l’attuale zona di pianificazione bloccherà la concessione della licenza edilizia e per quanto tempo”; “la domanda di costruzione verrà congelata fino alla modifica del Pr? Cosa succede in questi massimo 5 anni di blocco edilizio, viene comunque analizzata la domanda di costruzione?”; “vi saranno delle interazioni tra Municipio e Cantone?”; “in caso di fallimento del progetto immobiliare, il Municipio concorda con la necessità di avere strategia proattiva e partecipativa per riqualificare il Monte Bre? Se sì, quali strumenti può immaginare? Si può immaginare di attivare subito, a prescindere dal progetto immobiliare, tale strategia di riqualifica e rilancio della zona?”.
Gli interpellanti, insomma, chiedono “di dare un’indicazione politica chiara”, aggiungendo che l’atto parlamentare non vogliamo dire semplicemente no, vogliamo cogliere l’occasione per rilanciare il dibattito”, convinti che “per realizzare qualsiasi cosa sia necessario palesare la volontà politica di non subire gli avvenimenti, ma proporre un piano B”.