Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Yari Moro, presidente dell'associazione socioculturale locarnese attiva dal 2013
«Lo spirito rimane quello di aprire gli spazi, affinché siano luogo di incontro, scambio, ma anche dibattito, riflessione e quindi crescita», dice Yari Moro, presidente del Forum socioculturale del Locarnese, associazione che si occupa della gestione dello Spazio Elle di Locarno.
Un punto cardine che resta fermo anche dopo due anni dall’inaugurazione della casa (ottobre 2017) e sei dalla fondazione dell’associazione, nel 2013. «Un po’ per caso, ne sono diventato presidente», ricorda Moro, che è uno fra i partecipanti della prima ora del progetto. Carica, anticipa alla ‘Regione’, da cui dimissionerà all’assemblea ordinaria del prossimo anno: «Dopo tanti anni, mi piace l’idea di lasciare il compito a gente più brava di me», confida umile. Lo incontriamo al tavolino di un bar e, fra un sorso di caffè e un boccone di torta, gli chiediamo di raccontarci il percorso di Elle fin qui, traendone un bilancio, anche in rapporto all’autorità e alla popolazione, senza tralasciare le polemiche.
Moro traccia un netto confine fra prima e dopo Spazio Elle: il momento di cesura è stato la sua inaugurazione. «Sono state due fasi molto diverse. La prima, dal 2013 al 2017, è stata d’ideazione, ma anche di condivisione di grandi ideali e lotta», ricorda. La concretizzazione (la seconda fase, dal 2017 a oggi) ha determinato un cambiamento sostanziale, il Forum non era più solo una fucina di idee, quanto piuttosto il gestore della casa: «Forse non tutti sanno che l’associazione non rivendica uno spazio per sé, bensì cerca di rendere gli spazi accessibili a tutti coloro che ne fanno richiesta», ribadisce Moro.
Il concetto di Elle nel panorama dei centri culturali della Svizzera italiana rappresenta infatti una prima, ad alcuni ricorderà le case di quartiere d’Oltralpe. Una concezione che risponde a un grande ideale di autodeterminazione: «Una casa che, una volta aperta, viva di vita propria». Qui sorge una fra le difficoltà iniziali, racconta il presidente, probabilmente dovuta anche alla forma mentis delle persone abituate a partecipare ad attività proposte (potremmo scrivere “calate dall’alto” o preconfezionate), piuttosto che farsi attrici della vitalità socioculturale della città che abitano.
Inizialmente, «l’idea che sembrava circolare era quella di uno spazio che fornisse un servizio. Le persone faticavano a capire la formula di Elle: una casa in cui per fare bisogna farsi avanti». Col passare del tempo, però, le proposte dall’esterno sono diventate più numerose e anche il rapporto con la popolazione ha cominciato a cambiare: «La formula sembra che cominci a passare».
Se da un lato il rapporto con la cittadinanza cresce e matura nel tempo; dall’altro, quello con «l’autorità cittadina è stato positivo sin dall’inizio. La Città ha sempre incoraggiato il Forum a portare avanti il suo progetto; dimostrandogli una grande fiducia». È indubbio che come associazione si sia volontariamente fatta carico di un «grossissimo impegno. Gestire uno spazio così implica molte ore di lavoro amministrativo, ma anche la responsabilità di un servizio socioculturale che una città è ben contenta di avere», sottolinea Moro, ammettendo che in alcuni frangenti l’associazione si sia sentita un po’ sola. A conti fatti, però, ciò fa parte della rivendicazione d’autonomia e libertà rispetto alle proposte istituzionali. «Non a tutti però è chiara ancora la funzione di Elle nella vita cittadina. C’è chi ancora ci ritiene dei privilegiati».
Durante l’estate, lo Spazio è stato oggetto di un’interrogazione che chiedeva al Municipio delucidazioni in merito a presunti contenuti di propaganda politica ricevendo la risposta dall’esecutivo. Il Forum, dal canto suo, aveva redatto la propria presa di posizione, mai resa pubblica. Nel documento, distanziandosi da qualunque proposito propagandistico scrive: “Elle intende rappresentare un punto di riferimento per la socializzazione intergenerazionale e interculturale”, dove la cittadinanza possa “trovare uno spazio aperto ed essere protagonista attiva della vita culturale, sociale e politica”. E chiude incisivamente con: “Elle in fondo non è già politica?”, nel senso nobile del termine?