Locarnese

Atti sessuali, espulso dalla Svizzera per 6 anni

Il 43enne recidivo straniero domiciliato nel Locarnese condannato per aver sfogato le sue pulsioni sessuali davanti a una minorenne

«Reati odiosi»
2 ottobre 2019
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Sei mesi di pena detentiva sospesa per cinque anni, la mancata revoca di una condanna precedente a 13 mesi sospesi, ma soprattutto sei anni di espulsione dalla Svizzera «per questi reati odiosi». Ha pesato la recidiva sulla sentenza pronunciata questa mattina dal giudice Marco Villa nell’ambito del dibattimento a porte chiuse alle Assise correzionali di Locarno (riunite a Lugano) a carico di un 43enne di nazionalità straniera, domiciliato nel Locarnese fino ai primi giorni di ottobre 2019, accusato di atti sessuali con fanciulli, per un episodio risalente al 19 agosto 2018. Nello specifico, il quarantatreenne si era masturbato per strada al cospetto di una ragazzina con meno di 16 anni.

Lo ricordavamo oggi nelle nostre colonne, a pesare sulla situazione dell’imputato era la recidiva: nel recente passato, l’uomo aveva compiuto atti simili sfogando le sue pulsioni sessuali – undici i casi commessi nel Locarnese e nel Luganese –; atti per cui era stato condannato a una pena detentiva di 13 mesi sospesi condizionalmente per un periodo di tre anni, nonché a un trattamento ambulatoriale; terapia che avrebbe dovuto servirgli a non commettere più reati di tal sorta. 

L’accusa, nelle mani del procuratore pubblico Nicola Respini, è stata confermata in parte dalla sentenza. Il magistrato aveva chiesto lo stesso periodo d’espulsione di sei anni; una pena detentiva di sei mesi sospesa per tre anni e ha chiesto la conferma della pena precedente. Secondo il pp, l’imputato è «incapace di controllare i suoi impulsi sessuali e non ha fatto nulla» per evitare il rischio di recidiva. In questo senso Respini ha voluto ricordare che, dopo la condanna del 2017, all’uomo era stato imposto il trattamento ambulatoriale presso al Servizio psico-sociale di Locarno, però dopo le prime quattro sedute non è più seguito. L’uomo ha «poca consapevolezza verso il reato – ha dichiarato il pp –; il suo comportamento è estremamente grave e la prognosi non è favorevole».

Dal canto suo, la difesa, assunta d’ufficio all’avvocato Stefano Camponovo, si è appellata all’ammissione del reato da parte dell’uomo, che «ha sempre lavorato» e cui va riconosciuto un leggero deficit mentale (Camponovo ha ricordato la scemata imputabilità dichiarata dalla perizia del processo precedente). «Non è un reato bello – ha detto il legale – ma, senza banalizzare, non è così grave». E ha continuato: «L’uomo va sostenuto psicologicamente» in maniera continua e frequente, poiché «non è la pena carceraria a portare beneficio». Dopo il prologo, Camponovo ha avanzato la sua richiesta – «la soluzione più favorevole all'imputato» – di un trattamento ambulatoriale da portare avanti per 5 anni (il tempo minimo per dimostrarne l'efficacia), più una pena detentiva di 5 mesi sospesa condizionalmente. Camponovo non si era opposto all'espulsione dal territorio svizzero.