‘Grossa delusione’ in Alta Valle per la decisione del Municipio del capoluogo. Bertoli duro: ‘Occhio all’uso che si fa dell'autonomia comunale’
La riapertura, dopo anni, di una seconda sezione di scuola dell’infanzia a Cavergno – decisa dal Comune di Cevio – potrebbe essere la prima picconata sul futuro assetto scolastico in Lavizzara, che per la crescente diminuzione di bambini – quelli di scuola dell’infanzia rimasti per settembre sono 8 – pare destinato a soccombere. Ne emerge una lotta fra periferie dai forti contorni emotivi. Curiosamente, il disagio per ciò che sta accadendo viene espresso non solo dalle famiglie di Lavizzara, ma anche da quelle di Cevio, che con le prime, negli ultimi 3 anni, avevano imparato ad apprezzare le virtù di uno “scambio di favori” che ha evidentemente funzionato. Disagio che era stato messo nero su bianco in una lettera firmata a giugno da 18 famiglie riunite nel Gruppo genitori collaborativi (Ggc, che raggruppa appunto tutte le famiglie coinvolte), ma prima ancora, a marzo, da 13 famiglie tutte residenti a Cevio: venute a sapere dell’apertura, a settembre, della seconda sezione di scuola dell’infanzia a Cavergno – quindi più vicino a casa – avevano comunicato al loro Municipio la disponibilità a continuare l’attuale collaborazione con l’Istituto scolastico di Lavizzara. Questo, forse per contribuire a salvaguardare la fragile situazione scolastica in Alta valle; e sicuramente perché mandare tutti i giorni i propri figli a Prato Sornico in bussino si era rivelata in effetti una soluzione non solo sostenibile, ma anche arricchente per tutte le parti in causa.
La collaborazione fra Cevio e Lavizzara aveva avuto inizio nell’anno scolastico 2016-17 e consisteva nella possibilità, per tre bambini “piccoli” di Cevio (impossibilitati, per ragioni di età, ad andare all’asilo in Comune), di frequentare la scuola dell’infanzia a Prato Sornico. «Si è trattato di un’esperienza particolarmente felice – nota la portavoce del Ggc – ed era stata ripetuta ed ampliata nel 2017-18, quando a Prato Sornico erano stati ospitati 3 bambini “grandi”, 1 “medio” e 6 “piccoli” di Cevio». In cambio, 5 bambini di 5ª elementare di Lavizzara erano scesi a Bignasco (Comune di Cevio). «In quell’ambito – prosegue – per insegnare il concetto di condivisione ai nostri figli, tutti i bambini di Lavizzara si erano fermati per tutto l’anno alla mensa delle Medie di Cevio. Questo, espressamente per non sfavorirne uno che non avrebbe avuto la possibilità di tornare a casa per pranzo». L’accordo di scambio e collaborazione fra Cevio e Lavizzara, sostenuto da tutte le famiglie, sarebbe stato accompagnato dalla promessa, fatta da Cevio (ma che Cevio, oggi, smentisce), «che vi sarebbe stata una continuità nel senso di consentire ai bambini di Cevio di terminare l’asilo nella sede di Sornico. Purtroppo, la promessa non è stata mantenuta». E negli ultimi mesi, caratterizzati dai tentativi epistolari delle mamme coinvolte di scongiurare il cambiamento, il Municipio di Cevio avrebbe dimostrato intransigenza e poca propensione al dialogo. «Non si tratta di fare polemica, ma di cercare di invertire una tendenza – aggiunge la portavoce del Ggc –. La Legge sulla scuola dice che asilo ed Elementari “instaurano legami con il contesto locale e sviluppano la sensibilità degli allievi verso i problemi della comunità e delle istituzioni comunali e regionali”. È proprio ciò che accadeva finora, nell’interesse di tutti, non solo di Lavizzara. La speranza è che ad aprile cambino le sensibilità e ciò possa determinare, a Cevio, una nuova, benvenuta inversione di rotta».
«Profonda delusione» per la decisione di Cevio viene espressa alla ‘Regione’ dal sindaco di Lavizzara, Gabriele Dazio, che suo malgrado vede terminare una buona forma di collaborazione di cui avevano beneficiato sia i Comuni, sia le famiglie. Dazio teme per la sopravvivenza a medio termine del Centro scolastico di Lavizzara a Prato Sornico – realizzato con gli incentivi all’aggregazione del 2004 – e di conseguenza anche per gli “argomenti” di natura scolastica con cui il suo Municipio potrà in futuro sostenere gli incentivi proposti alle nuove famiglie desiderose di stabilirsi in Alta valle. Vedova: ‘Un’opportunità persa. Un territorio vivo è un valore aggiunto per tutti’.
Sulla stessa lunghezza d’onda si esprime la capodicastero Educazione di Lavizzara Cristiana Vedova, che considera quanto accaduto «un’opportunità persa per tutti, e per me una grossa delusione, quasi un lutto». Per Vedova «è estremamente deludente che dopo 3 anni di collaborazione ottimale, con neppure un solo intoppo, Cevio abbia preso questa decisione. Si era partiti assieme con un “ci proviamo, vediamo cosa succede” e non era scontato che tutto funzionasse così bene e con grande soddisfazione di bambini e famiglie. Ciononostante, a Cevio non si è più voluto entrare in un discorso di proseguimento del progetto». L’obiettivo di Cevio – che ha sedi di Elementare a Bignasco e a Cavergno – «è avere un Centro scolastico unico, quindi dal loro punto di vista c’è una logica nella direzione presa. Ma la speranza è l’ultima a morire perché in tutti rimane vivo il ricordo di quanto è stato bello collaborare. La soluzione – auspicata dallo stesso Decs – è un Istituto scolastico “diffuso”, con sedi dislocate e Lavizzara e Rovana tenute in debita considerazione. Un territorio vivo anche nelle sue parti più discoste è un valore aggiunto per tutti. Oggi l’estrema periferia è la Lavizzara, ma attenzione: la sua atrofizzazione farebbe solo in modo che tale, in men che non si dica, diventerebbe Cevio».
L’espressione calma non tradisce il cuore diviso di Elena Fenini, municipale e capodicastero Educazione a Cevio, ma originaria della Lavizzara: «Capisco tutti i punti di vista – dice –, ma è necessario essere realisti e coscienti di dove si vive: l’estrema periferia viene oggi abbandonata da sempre più famiglie che si abbassano in cerca di migliori servizi. La collaborazione fra Cevio, Lavizzara e Rovana continuerà ad esistere in altri termini, ma in questo contesto non poteva più proseguire. Che fosse una soluzione provvisoria, da ridiscutere ogni anno, era stato detto chiaramente. Non è mai stata data alcuna garanzia di continuità». Per Fenini «il Municipio di Cevio ha pensato prima di tutto al bene dei bambini, anche in termini di rischio per un trasporto su strada che comunque nasconde sempre delle insidie. Poi, c’è il capitolo costi: a noi fare avanti e indietro costava 120mila franchi per anno scolastico». Fenini prosegue ricordando che «Cevio è oggi un polo in cui le famiglie stanno bene, e nostro dovere è facilitarle. Così facendo con la scuola, creiamo anche dei posti di lavoro». Sull’ipotesi di un Istituto scolastico “diffuso”, «non è la soluzione perché il territorio è troppo vasto».
Da Bellinzona, il Decs osserva la situazione valmaggese. E con il suo direttore Manuele Bertoli si esprime in questi termini: «Il Decs ha invitato Cevio a fare un ragionamento di rete, in una situazione peraltro non facile da gestire come quella riguardante una valle che va tendenzialmente verso lo spopolamento. Purtroppo qui di mezzo c’è l’autonomia comunale: Cevio ha i numeri per fare due sezioni di scuola dell’infanzia e noi non possiamo impedirgli di farlo, anche se abbiamo caldeggiato in maniera molto importante il mantenimento della sezione a Lavizzara. L’autonomia dei Comuni è un valore, ma va esercitata in maniera proattiva e positiva. Se ogni Comune guarda solo il suo piccolo orto e si disinteressa di ciò che succede attorno, allora si verificano situazioni controproducenti. Noi, che osserviamo il sistema nella sua globalità, purtroppo assistiamo ogni tanto anche a queste cose».