L'uomo giudicato colpevole per le ferite arrecate al pinscher nano poi soppresso dal veterinario
Una pena pecuniaria di 5’000 franchi, sospesa con la condizionale per un periodo di due anni, più una multa effettiva di 1’000 franchi. È questo il verdetto emesso questa mattina dalla Corte del Tribunale Regione Moesa nei confronti del 55enne di Roveredo giudicato colpevole di aver gravemente ferito, la mattina del 22 marzo 2021, un cagnolino intrufolatosi nella sua proprietà, più precisamente nel prato adiacente al suo orto. Date le condizioni molto critiche e l’impossibilità di curarlo, si era proceduto con l’eutanasia del pinscher nano, di cinque anni e tre chili di peso. L’uomo – che da sempre si dichiara innocente – è stato condannato per i reati di maltrattamento di animali e danneggiamento. La sentenza pronunciata ieri è impugnabile in seconda istanza davanti al Tribunale cantonale dei Grigioni.
«Anche se bisogna riconoscere che non c’è certezza assoluta di cosa sia successo, per il tribunale la sola spiegazione logica è che sia stato l’imputato a colpire il cane», ha detto il giudice Mirco Rosa, sottolineando come il processo sia stato di natura indiziaria, e quindi privo di una prova schiacciante. Tant’è, ha detto il giudice, che se il cane fosse stato trovato più lontano dall’orto, la sola testimonianza non avrebbe retto per giudicare l’uomo colpevole.
La testimonianza – risultato quindi decisiva agli occhi della Corte – è quella di una persona che, trovandosi quella mattina vicino all’orto dell’imputato, ha riferito agli inquirenti di aver sentito i lamenti del cane e di aver visto l’imputato lanciare i sassi. «Il testimone non conosceva né l’imputato né l’accusatore privato: questo rende alquanto inverosimile l’ipotesi secondo la quale il teste abbia voluto danneggiare l’accusato», ancor più dal momento che non ha ingigantito i fatti, ha detto il giudice in risposta a quanto asserito durante la sua arringa dall’avvocato difensore Roberto Keller, giovedì pomeriggio battutosi per l’assoluzione del suo assistito. In aula l’accusato ha sì riconosciuto di aver lanciato i sassi cavati dall’orto, ma di ritenere impossibile di averlo colpito. Ha affermato di aver poi notato che il cane non stava bene, e di aver chiamato la polizia dicendo che l’animale sembrava aver sbattuto le testa contro un muro.
Ad ogni modo per la Corte è certo che il cane si sia ferito all’interno del perimetro dell’orto dell’imputato (per un animale già ridotto in quelle condizioni, è stato sottolineato, sarebbe stato impossibile scavalcare le recinzioni). Tuttavia, rispetto a quanto sostenuto dalla Procura, per il Tribunale Regione Moesa non è possibile accertare che l’uomo abbia agito con crudeltà. «Non crediamo che l’imputato abbia voluto intenzionalmente ferire o uccidere – ha tenuto a evidenziare il giudice –. Riteniamo però che, infastidito, abbia voluto allontanare il cane. E lanciando dei sassi, si è assunto il rischio perlomeno di ferirlo».
La pena pecuniaria sul conto dell’uomo è stata dimezzata rispetto a quanto proposto giovedì dal procuratore pubblico Franco Passini che aveva infatti chiesto, battutosi per una pena di ’10’800 franchi, sospesa per due anni di prova, più una multa effettiva di 2’000 franchi. Intervenuta sul posto dopo l’accaduto, la polizia aveva recuperato il cane consegnandolo a una clinica veterinaria, che aveva poi proceduto all’inevitabile soppressione. Inequivocabile la radiografia che mostra il cranio sfondato in più punti. Secondo l’accusa l’animale sarebbe stato anche percosso con i piedi dopo essere stato colpito dai sassi. Il proprietario, domiciliato a qualche centinaio di metri di distanza, aveva poi sporto denuncia e l’inchiesta svolta dalla Polizia grigionese è infine sfociata nell’atto d’accusa firmato lo scorso ottobre.