Grigioni

Moesano, 'illecito' lo stop dei cantieri per frenare il Covid-19

Lo ha comunicato lo Stato Maggiore grigionese. La Deputazione non ci sta: 'Decisione inaccettabile' e chiede al Governo di essere coraggioso e responsabile

Si chiede al Governo retico di essere coraggioso e responsabile (foto Ti-Press)
22 marzo 2020
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Una chiusura generalizzata dei cantieri nella regione Moesa "è illecita". Così la qualifica lo Stato maggiore di condotta cantonale (Smcc). In sintesi questo è il succo del bollettino inviato dallo Stato maggiore Regione Moesa ieri sera, in merito al divieto di chiudere i cantieri sul territorio; una misura che potrebbe aiutare ulteriormente ad arginare la propagazione del coronavirus.

Il comunicato stampa dello Smcc è conseguente all'interrogativo sulla chiusura dei cantieri nel Moesano (fra il 23 e il 27 marzo) postogli in seguito alle decisioni prese in merito ieri dal Cantone Ticino.

Lo Smcc, a sostegno di quanto scritto, cita le disposizioni promulgate dal Consiglio federale che "ha ripetutamente sottolineato che i cantieri non possono essere interessati da chiusure se sono rispettate le direttive dell'Ufficio federale della sanità pubblica concernenti l'igiene e il distanziamento sociale". E sottolinea ancora come "Cantone, Regioni o Comuni non dispongano di competenze che vadano oltre quelle della Confederazione".

Ragioni economiche

Il divieto di chiusura è dettato altresì da ragioni economiche: "Si deve partire dal presupposto che le conseguenze finanziarie di queste chiusure non saranno assunte dalla Confederazione. Vi è per contro da attendersi che simili chiusure siano illecite e che quindi la regione o i Comuni potrebbero trovarsi confrontati a un caso di responsabilità dello Stato ovvero dover risarcire le imprese di costruzione per il danno cagionato".

Quale ultimo punto a sostegno della nota diramata, lo Stato maggiore Regione Moesa scrive ancora che la "Confederazione non ha escluso un controllo di tali cantieri per verificare se le prescrizioni relative alle norme igieniche e alla distanza siano rispettate. La competenza per i controlli spetta in linea di principio all'Ispettorato del lavoro e alla Suva". Autorità di controllo che possono procedere a correttivi o a chiusura del cantiere che non ottempera le disposizioni di sicurezza sanitaria.

'Una decisione inaccettabile e poco ponderata'. La risposta non si è fatta aspettare

Una risoluzione "inaccettabile e poco ponderata". In seguito al bollettino dello Stato maggiore Regione Moesa, la risposta della Deputazione del Moesano nel Gran Consiglio retico non si è fatta attendere. "Apprendiamo con stupore la decisione di non autorizzare la chiusura dei cantieri edili nel Moesano", scrivono i sei rappresentanti (Samuele Censi, Manuel Atanes, Rodolfo Fasani, Nicoletta Noi Togni, Paolo Papa, Hans Peter Wellig).

Necessaria una scelta coraggiosa e responsabile

I membri della Deputazione moesana fanno leva sulla straordinarietà della situazione e, nonostante le disposizioni legislative in atto, sottolineano la necessità di una "decisione coraggiosa e di responsabilità da parte del lodevole Governo". Nel testo, gli autori deplorano una volta di più la mancata presa di coscienza della gravità della situazione determinata dalla propagazione del coronavirus e osservano altresì come il mondo dell'edilizia della regione sia strettamente correlato a quello ticinese.

"Con il settore edile (imprese, fornitori e subappaltatori) totalmente fermo in Ticino si crea un importante problema per quanto attiene la fornitura di determinati materiali (in primis calcestruzzo, fornitura e posa di acciaio d'armatura) che sono indispensabili per poter operare nei cantieri. A queste condizioni non è possibile operare sui cantieri nella nostra regione", si legge ancora. 

I rischi sanitari: 'maggiori'

Inoltre, continuano, la non chiusura dei cantieri nel Moesano, "dal profilo sanitario può significare maggior pericolo di contagio e più ricoveri nelle strutture ospedaliere del Ticino, tra cui vige un’ottima collaborazione intercantonale", chiosano i sei deputati.