Sindacati, partiti, comitati studenteschi, genitori e altri enti chiedono al Consiglio di Stato di ‘riconsiderare la decisione’
Sono sempre di più coloro che si oppongono alla chiusura della Casa dello studente a Bellinzona. Ai 13 granconsiglieri e al Sindacato indipendente degli studenti e apprendisti (Sisa) si aggiungono ora organizzazioni politiche, giovanili e studentesche, associazioni magistrali e sindacali, così come genitori degli studenti che alloggiano nella struttura e gli stessi studenti residenti. Organizzazioni che in una lettera indirizzata al Consiglio di Stato promossa dal Sisa chiedono all'esecutivo "di riconsiderare la decisione e di adottare misure che garantiscano soluzioni abitative per gli studenti fuori sede".
I motivi principale di questa "ferma opposizione" sono noti e vengono ribaditi nella missiva: la chiusura della Casa dello studente prevista al termine del corrente anno scolastico "per consentire l’ampliamento del centro G+S", costituirebbe innanzitutto "un grave ostacolo all’accesso all’istruzione per gli studenti provenienti da zone periferiche e con limitate risorse economiche". Di conseguenza "senza una soluzione abitativa adeguata, molti studenti potrebbero trovarsi costretti a rinunciare a determinate opportunità di studio, con un impatto negativo sulla loro crescita personale e professionale". Inoltre l’assenza di una struttura alternativa "rischia di ampliare ulteriormente il divario tra gli studenti residenti in aree urbane e quelli che vivono in zone più isolate". A questo proposito il Sisa ha raccolto i timori dei genitori degli studenti che risiedono nella Casa dello studente, "preoccupati per la sistemazione dei loro figli a partire dal prossimo anno scolastico".
Per quanto riguarda i motivi che avrebbero portato alla chiusura, il Sisa indica "la parziale occupazione delle camere negli ultimi anni e il relativo disavanzo" di 80mila franchi, così come l'aumento della capillarità e della frequenza dei trasporti pubblici che permette di recarsi a scuola più facilmente rispetto al passato. Motivazioni definite nella lettera "deboli" e "non convincenti". Per la questione finanziaria, si sottolinea che "il fine primario della Casa dello Studente non è certo il profitto, bensì il servizio pubblico" e che "la retta annuale – pari a 6’300 franchi – rappresenta un onere significativo per molte famiglie, con conseguente possibile riduzione degli iscritti". Una soluzione potrebbe quindi essere quella di "valutare misure alternative, non da ultimo la riduzione delle rette o perlomeno un potenziamento del sistema di borse di studio, per incentivare una maggiore adesione". Nell'ambito del trasporto pubblico si riconoscono da un lato gli "importanti miglioramenti" avvenuti, ma dall'altro si ricorda che "due anni fa il Cantone ha ridotto i contributi destinati al trasporto pubblico con un taglio di 5 milioni, mentre le tariffe degli abbonamenti hanno subito aumenti significativi pari al 20%".
Oltre al Sisa hanno sottoscritto la missiva rappresentanti di Vpod, Uss, Ocst, Erredipi, Movimento della Scuola, Pro Juventute, Fondazione Ares, Società Demopedeutica ticinese, Realtà Giovanili, Sciopero per il clima, Partito Comunista – che ha anche presentato un'interpellanza sul tema –, Forum Alternativo, Coordinamento donne della sinistra, Gioventù Comunista, Gioventù Socialista, Giovani Verdi, Gioventù Anticapitalista, così come i comitati studenteschi dei licei cantonali di Bellinzona, Locarno, Lugano (1 e 2), della Scuola cantonale di commercio e del Centro scolastico per le industrie artistiche. Come detto la lettera è anche stata firmata da genitori di studenti che alloggiano nella struttura e da studenti che vi risiedono. Tutti concordano che "la scelta del percorso formativo deve basarsi sugli interessi e sulle aspirazioni dei giovani e non essere determinata da ostacoli logistici ed economici" e restano a disposizione "per un confronto costruttivo sulla questione".