Ma il Gran Consiglio ne aveva bocciata una simile nel 2019 evidenziando problemi di natura ambientale che Berna sembrerebbe oggi ignorare
La telenovela del fantomatico collegamento veloce A2/A13 fra il Locarnese e il Bellinzona si arricchisce di una nuova semipuntata. Lo si è appreso giovedì sera durante l’incontro pubblico organizzato dal Plr di Bellinzona e dedicato ai grandi progetti della regione. L’unica novità emersa l’ha riferita Guido Biaggio, vicedirettore dell’Ufficio federale delle strade (Ustra). Facendo il punto sull’evoluzione del progetto stradale rallentato da vari fattori – fra cui l'altolà intimato dall’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam) alla demolizione del vecchio viadotto di Quartino perché minaccerebbe la colonia di pipistrelli annidata – Biaggio ha detto che l’Ufam «considera come valida alternativa al progetto ufficiale una variante di sponda destra», del tutto simile a quella a suo tempo pensata per collegare Sementina alla rotonda dell’aeroporto via Gudo e Cugnasco in galleria. Una posizione, quella dell’Ufam, finora mai diffusa né ufficializzata. Sarà ascoltata prossimamente nell'ambito della prevista decisione sul Piano settoriale che indicherà il tracciato definitivo A2/A13. Biaggio rivolgendosi ai molti presenti in sala ha descritto come «estremamente rigida» la posizione di Ufam su Quartino. Tanto, aggiungiamo noi, da tenere in scacco il progetto viario ormai da più anni.
Nonostante i paletti dell’Ufam nel frattempo avanza, seppur molto lentamente, la procedura progettuale che Ustra aveva ritirato nel 2020 dal Cantone. Biaggio ha detto che l’obiettivo è far approvare il progetto definitivo al Consiglio federale entro due anni. Il tracciato per ora portato avanti è sempre quello di sponda sinistra con galleria in montagna di 11 km fra la collina di Camorino e Quartino. Intanto nei giorni scorsi lo stesso Ustra (vedi laRegione del 21 marzo) ha risposto al Centro del Locarnese che tifa per la variante collinare di sponda sinistra: “Stiamo analizzando gli studi precedentemente svolti dal Cantone Ticino prima del passaggio di competenza. Nell’ambito di questa rivalutazione, vengono presi in considerazione anche alcuni tracciati alternativi a suo tempo abbandonati. Tuttavia, a seguito della votazione popolare dello scorso 24 novembre, i miglioramenti alle infrastrutture di trasporto non possono essere realizzati come previsto inizialmente, in quanto l’ultima fase di potenziamento delle strade nazionali è stata respinta dal popolo. Per questo motivo il Datec ha incaricato il Politecnico federale di Zurigo di esaminare e definire le priorità per i progetti di ampliamento previsti per tutti i vettori di trasporto. I risultati sono attesi per il terzo trimestre del 2025. Quindi non è attualmente possibile rispondere alle vostre domande puntuali”.
La variante citata di sponda destra – che nemmeno ha mai varcato i confini del Ticino – era stata denominata ‘variante Geiler’ prendendo il nome da Enrico Geiler, un signore di Camorino che nel 2018 aveva presentato la propria idea al Gran Consiglio tramite una petizione che alla fine il Parlamento cantonale aveva respinto per vari motivi di cui l’Ufam sembra oggi non tener conto. Uno di questi, elencati nel rapporto negativo della Commissione ambiente, territorio ed energia del Legislativo cantonale, toccava proprio temi di pertinenza dell’Ufam. “Il tracciato – si legge infatti nel testo del 2019 – entra direttamente e indirettamente in conflitto con l'oggetto 260 Piano di Magadino dell'Inventario federale delle zone palustri di particolare bellezza e d'importanza nazionale. Questo inventario, che racchiude al suo interno innumerevoli altri oggetti protetti, pone limiti inderogabili agli interventi ammessi, che devono essere unicamente volti alla gestione del territorio e alla manutenzione dei contenuti naturali. In particolar modo nei pressi di Cugnasco, il tracciato proposto entra in diretto conflitto con diversi oggetti di importanza federale e regionale (siti riproduzione anfibi, paludi), motivo per cui non è ipotizzabile una sua realizzazione in quanto non conforme ai vincoli di protezione”. Quanto basta per sostenere che l'Ufam parrebbe essere fuori rotta.
Inoltre, proseguiva la commissione, “con la realizzazione delle gallerie artificiali proposte (ndr: a Sementina e fra Cugnasco e Riazzino) sono da prevedere interferenze con la falda freatica, tali da modificare il regime di alimentazione esistente. Ciò non può essere accettato all'interno o a margine delle aree protette”. E ancora: “La variante richiede importanti dissodamenti all'interno di aggregati boschivi di grande pregio e rari che non potrebbero essere compensati nella medesima qualità altrove”. Pure elencate altre problematiche di natura paesaggistica a causa del difficile inserimento di gallerie artificiali in un contesto agricolo di pianura: “Il tracciato proposto attraversa aree molto delicate e protette anche dal Puc Piano di Magadino. In particolare l'area fra Cugnasco e Gudo, dov’è previsto uno svincolo, è inserita in una zona di rispetto del paesaggio, ossia aree agricole che si caratterizzano per la loro qualità del paesaggio prevalentemente privo di costruzioni”. La commissione evidenziava pure che “vi è da attendersi una grossa perdita di superficie agricola, anche perché la coltivazione al di sopra di un elemento artificiale interrato non potrà mai essere equivalente a una zona Sac”. Da ultimo veniva rimarcato che tale variante “non risolverebbe il problema causato dal traffico diretto ai centri commerciali di Sant'Antonino e alle zone produttive in sponda sinistra, che continuerebbero a circolare in superficie (con emissioni foniche di riguardo) e su una struttura inadeguata, con problemi di fluidità e di inquinamento dell'aria”.