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Terreni Officine Ffs inquinati: Cantone e Bellinzona alla cassa?

Il governo espone sottotraccia la novità e i Verdi in Gran Consiglio e Consiglio comunale chiedono i dettagli sulle conseguenze per le casse pubbliche

Decenni di attività industriale: fondamentale capire cos’è rimasto nel terreno
(Ti-Press)
23 settembre 2024
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“Cantone e Città dovranno davvero partecipare ai costi di risanamento dei terreni delle Officine Ffs di Bellinzona, divenuti di loro proprietà, che risultassero inquinati? E da dove salta fuori questa novità, di cui finora non si è mai avuto notizia e che rischia di appesantire oltremodo l’impegno finanziario cantonale e comunale già ammontante rispettivamente a 100 e 20 milioni elargiti per poter entrare in possesso di metà delle superfici?”. Riassunto all’osso è questo il succo dell’interrogazione bis che il gruppo dei Verdi in Gran Consiglio (primo firmatario Marco Noi) sottopone al Consiglio di Stato dopo la sua risposta di agosto a una prima interrogazione depositata in gennaio. Domande analoghe vengono poste al Municipio dal gruppo Verdi/Fa in Consiglio comunale, secondo cui la distinzione fra terreno contaminato e inquinato nasconde un “tranello”. Tema centrale, lo stato di salute dell’intero areale pari a 114mila metri quadrati destinato ad accogliere il nuovo Quartiere Officine una volta dismesso lo storico stabilimento industriale presente sin da fine ’800 e destinato a rivivere in quello di Castione tutto nuovo.

Il non obbligo che pesa

Se da una parte è noto e pacifico – come si legge nella risposta governativa di agosto – che nella Dichiarazione d’intenti firmata dalle tre parti nel dicembre 2017 e nell’Accordo di concretizzazione sottoscritto nell’agosto 2019 “è sancito che Ffs si farà carico di tutte le indagini atte a determinare la presenza di inquinanti e che se il sedime o parte di esso risulterà contaminato (da risanare obbligatoriamente) Ffs procederà al risanamento a proprie spese”; dall’altra una novità assoluta appare l’asserzione secondo cui “lo smaltimento di materiale e terreno inquinati in aree non contaminate (cioè da non risanare obbligatoriamente) saranno invece a carico dei futuri proprietari, quindi anche di Ffs per la parte che resterà di sua proprietà”. E di Città e Cantone – lascia intendere il CdS – per la parte da loro comprata. Novità questa che preoccupa i Verdi, perché in effetti alcun dettaglio in merito figura nel messaggio governativo del 2018 per lo stanziamento dei 100 milioni, né nel rapporto della Gestione, né nell’allegata convenzione fra le parti (mentre l'Accordo di concretizzazione non è rintracciabile da nessuna parte e perciò i Verdi ne chiedono la pubblicazione).

Ciò che appare già ovvio

Documenti, quelli pubblicati sul sito del Cantone, nei quali si spiega solamente che nell’ambito della definizione delle modalità di cessione dei terreni da parte delle Ffs, bisognerà fra le altre cose considerare “le conseguenze di eventuali inquinamenti”. Punto e basta. Peraltro sempre la risposta governativa di agosto dice una cosa ormai ovvia e sancita dal fatto che le Officine sono da anni ormai inserite nei catasti federale (2010/15) e cantonale (2023) dei siti inquinati. E cioè che “tenendo conto delle passate attività industriali esercitate e dei riscontri analitici dei più recenti controlli dell’Ordinanza sulla prevenzione e smaltimento dei rifiuti, è verosimile una condizione di inquinamento rilevante, sia nella tipologia qualitativa sia nell’estensione orizzontale/verticale”. Inquinamento, come detto, per eliminare il quale pure Cantone e Città sarebbero chiamati alla cassa, a differenza della contaminazione che sarà di esclusiva competenza delle Ffs.

Cosa sapeva e se lo ha spiegato

Le prime fra le 27 nuove domande rivolte al governo mirano dunque a fare piena luce: il Consiglio di Stato sapeva al momento della firma della Dichiarazione d’intenti nel dicembre 2017 che l'ente pubblico oltre ai 120 milioni avrebbe potuto trovarsi a doverne spendere altre decine per sostenere la bonifica delle parti inquinate? Aveva informato di ciò il Gran Consiglio? Se lo ha fatto, in quale documento e/o momento si può trovare tale informazione? Dal momento che il CdS ipotizza “una condizione di inquinamento rilevante”, è già in grado di dire a quanto potrebbe dover ammontare la spesa a carico di Cantone e Comune? E ancora: il CdS è in grado di garantire che tali verosimili ‘inquinamenti rilevanti’ non condizionino finanziariamente o tecnicamente la possibilità di realizzare quanto pianificato sul sedime Officine? Ma in definitiva, e soprattutto, secondo quale norma di legge e/o ordinanza Cantone e Comune possono essere chiamati a pagare la bonifica di terreni di cui non sono ancora entrati in possesso e che sono ancora di proprietà di chi ha causato l’inquinamento?

‘Confusione e incongruenze’

Più sotto i Verdi indicano la presenza di gran confusione (nelle risposte governative di agosto) e incongruenze (nei catasti federale e cantonale sui siti inquinati) sulle indagini preliminari e dettagliate già svolte o non ancora svolte per rilevare la presenza di inquinamento (meno grave) e/o contaminazione (più grave con obbligo di bonifica). Informazioni talvolta contraddittorie sulle quali l’interrogazione chiede finalmente chiarezza. In particolare: “Quante e quali tipi d’indagine devono essere eseguite per poter sapere con sicurezza quale impatto finanziario e pianificatorio avranno le misure necessarie per ovviare all’inquinamento, in particolare qualora fosse necessario sigillare terreni la cui bonifica risultasse impossibile da realizzare?”, poiché in presenza di situazioni irrecuperabili, come già successo a Zurigo nel comparto Sulzer ex Escher Wyss. Non da ultimo i Verdi chiedono garanzie affinché modalità e tempistiche delle indagini ambientali non siano di competenza esclusiva delle Ffs: “Non vorremmo che il Cantone abdicasse dalle sue responsabilità in materia di Ordinanza federale sui siti inquinati”. Perciò vengono chiesti lumi sul ruolo del Cantone, specialmente come controllore, e sulla composizione dell’annunciato gruppo operativo misto. A proposito di trasparenza, si rimarca infine la necessità di pubblicare gli esiti delle indagini ambientali e delle conseguenti misure riparatorie.

Gli interrogativi al Municipio

Anche il gruppo ambientalista in Cc, come detto, esige piena trasparenza dal Municipio. Anzitutto vuole sapere come mai “non abbia preteso uno studio approfondito prima di firmare la Dichiarazione d'intenti”. E ora, esiste una stima dei costi a carico della Città? Al Municipio è stato chiesto di far parte del gruppo operativo? Se risultassero inquinate le superfici esterne ad uso pubblico cedute gratis dalle Ffs, il Municipio esigerà il risanamento a carico delle Ferrovie? Cosa intende fare se parte del sedime dovesse risultare contaminato a tal punto da non poter essere bonificato né utilizzato? Analoghe garanzie vengono chieste sul sedime delle Ferriere Cattaneo di Giubiasco, dove da diversi anni è in corso l'iter per una mutazione da sito industriale ad area multifunzionale con appartamenti, uffici, attività congressuali e spazi pubblici.

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