Il vorace insetto dopo aver invaso il Sottoceneri e le sponde del Verbano ha ora raggiunto il Piano di Magadino. La strategia del Servizio fitosanitario
Il vorace coleottero giapponese, in gergo scientifico Popillia japonica Newman, dopo aver invaso il Mendrisiotto ed essersi diffuso nel Sottoceneri ha raggiunto il Piano di Magadino. ‘Pj’ si nutre di oltre 400 specie diverse di piante utili e ornamentali e sconfiggerlo sta diventato un’operazione immane. Sia che si proceda quotidianamente col retino nel giardino di casa, sia che a implementare una strategia di lotta sia il Servizio fitosanitario cantonale attivo in seno alla Sezione dell’agricoltura. La sua responsabile, Cristina Marazzi, espone nel dettaglio la situazione.
Come sta evolvendo in Ticino il fronte di diffusione?
Il coleottero giapponese Pj avanza prevalentemente sfruttando la presenza di zone umide in prossimità di laghi o fiumi dove trova aree prative ideali per la deposizione e lo sviluppo delle uova. Già presente nel Mendrisiotto, si sta diffondendo nel basso Malcantone e lungo le rive del Verbano. La sua presenza però viene registrata anche in collina (medio-alto Malcantone, Collina d’Oro, costa del Gambarogno), dove può essere arrivato tramite trasporto passivo e aver di seguito trovato le condizioni favorevoli per il suo stanziamento. Basti pensare a tutti i prati irrigati artificialmente, sia privati che pubblici.
Teme dunque per il Piano di Magadino e le sue aree coltivate?
Lo ha già raggiunto, anche se la sua presenza resta ancora molto contenuta. Per cercare di comprendere il potenziale di diffusione è fondamentale capire quali siano i fattori che rendono una zona poco attrattiva per il suo insediamento: in alcune regioni del Mendrisiotto, vicino ai primi focolai storici registrati in Svizzera, ci sono per esempio delle zone poco o per niente frequentate da questo insetto. Sappiamo che la tessitura del suolo è un criterio di scelta molto importante per l’insediamento: suoli troppo sabbiosi non sono adatti all’ovideposizione e di conseguenza la vegetazione presente in queste zone è poco ambita. I terreni golenali lungo il fiume Ticino sono effettivamente sabbiosi.
Quindi cosa si sta facendo per contrastarlo?
In collaborazione con l’Ufficio federale dell’agricoltura (Ufag), i Comuni più colpiti, la Supsi e il Semestre di motivazione (ndr: servizio cantonale che accompagna i giovani fra i 16 e i 18 anni, rimasti esclusi dal sistema scolastico o formativo, a rientrare nel ciclo ritrovando la propria strada attraverso un apprendistato o una scuola a tempo pieno) ha attivato una rete di monitoraggio, intensificata nelle zone più sensibili, con oltre 700 trappole specifiche. Lo scopo è evitare un’esplosione della crescita della popolazione di Popillia japonica che, senza questo controllo, aumenterebbe annualmente di almeno un fattore 10.
Oltre alle trappole c’è anche un’azione preventiva?
Con la collaborazione di ditte private, stiamo testando l’efficacia dei nematodi contro le larve presenti in alcuni terreni e rilevate durante il nostro monitoraggio invernale. Questi piccoli organismi viventi sembrano essere efficaci e potrebbero rappresentare un buon metodo di contenimento. L’idea è quella di individuare il maggior numero di superfici prative contenenti larve di coleottero giapponese dove consigliare il trattamento a base di nematodi specifici. Infine offriamo la nostra collaborazione a istituti di ricerca attivi in progetti volti a individuare concrete misure di contenimento nell’interesse del settore agricolo. Tra questi possiamo citare il Cabi di Delémont e il centro di competenza della Confederazione per la ricerca nel settore agricolo Agroscope.
Riuscirete a eliminare totalmente il problema?
Come detto, l’impegno del Servizio fitosanitario è mirato principalmente al contenimento della popolazione di Popillia japonica, ma con le conoscenze acquisite in questi anni di monitoraggio attivo credo che la cosa più razionale sia quella di individuare strategie di convivenza. Una possibilità potrebbe essere quella di selezionare varietà di piante a lei poco gradite, poiché anche tra quelle ospiti si registra un gradiente di preferenza marcato. Un’altra importante possibilità è la determinazione di un indice di umidità del suolo, ideale per la deposizione delle uova, che possa permettere di identificare tutte le superfici prative favorevoli con lo scopo di proporre una lotta tramite nematodi o trappole. Quest’ultimo è un progetto in corso tra la Sezione dell’agricoltura e la Supsi. Come detto, sarà opportuno concentrarsi anche su strategie di coabitazione con questo insetto, le cui pullulazioni sono per il momento ancora fuori controllo poiché prive di antagonisti naturali.
Gli agricoltori devono temere il peggio? Come possono proteggersi?
Innanzitutto è importante che ci sia una stretta collaborazioni tra il settore agricolo e il Cantone per cercare di mantenere un fronte comune e massimizzare l’efficacia dei pochi mezzi di lotta attualmente a disposizione. Con lo scopo di evitare danni concreti alle coltivazioni agricole, l’Ufficio federale dell’agricoltura ha omologato in via eccezionale e temporaneamente un prodotto fitosanitario che può essere utilizzato in caso di necessità su indicazione del Servizio fitosanitario. Alcuni accorgimenti come l’uso di reti, le lavorazioni del suolo, una specifica gestione della parete fogliare possono fungere da importante complemento per il contenimento del problema.
SERVIZIO FITOSANITARIO CANTONALE
Un’avanzata da sud che si sta cercando di contrastare
Riformuliamo la domanda: teme, sul lungo termine, uno scenario molto negativo e grave per le colture?
Allo stato attuale, pur rappresentando una concreta minaccia e richiedendo notevoli sforzi congiunti per il suo contenimento, la Popillia japonica non arreca danni importanti alla produzione agricola. Il Ticino è però una zona di recente colonizzazione e la situazione è in continua evoluzione. Qui notiamo delle differenze rispetto ad alcune zone di confine particolarmente colpite, probabilmente a causa di una struttura territoriale e agricola meno favorevole all’insetto, ma non sappiamo quali saranno le conseguenze a seguito dell’arrivo del coleottero giapponese in nuove aree agricole potenzialmente più propizie come il Piano di Magadino.
Non si deve insomma abbassare la guardia.
Siccome attualmente non esiste una strategia di lotta risolutiva, come Servizio fitosanitario continueremo a mettere in atto le misure di lotta concordate con Ufag e Agroscope. Siamo in ogni caso pronti a implementare sul campo eventuali strategie innovative che la ricerca scientifica ci metterà a disposizione.
Quanto agli orti casalinghi, le soluzioni fai da te (trappole con feromone che si trovano sul mercato e online) sono valide?
La cattura massale con le trappole a feromone è un metodo di lotta che permette di prelevare in modo efficiente dall’ambiente solo una parte degli insetti adulti. Da sola non è quindi sufficiente a contenere efficacemente le popolazioni e deve essere forzatamente integrata in una strategia di lotta più articolata che prevede la cattura manuale (dove possibile), l’uso di prodotti fitosanitari omologati contro gli adulti (attualmente solo nella zona infestata, su piante di vite e al superamento di una soglia di intervento) e il trattamento contro le larve nei siti di svernamento, rappresentati tipicamente da giardini irrigati, terreni sportivi e prati in prossimità di zone umide. Inoltre, per poter massimizzare la cattura con le trappole a feromone ed evitare controindicazioni è necessario che esse siano posizionate correttamente rispettando alcune regole.
Un mese fa il Servizio fitosanitario ha inviato alle cancellerie comunali, con preghiera di diffonderlo, il proprio bollettino quale risposta alle “numerosissime segnalazioni” ricevute da cittadini preoccupati. I cantoni interessati – viene spiegato – sono Ticino, Grigioni e Vallese. Il Ticino è suddiviso in tre zone: quella infestata (Sottoceneri e sponde del Verbano), quella cuscinetto (Ticino centrale fino all’imbocco delle valli superiori) e quella indenne (alto cantone). L’insetto si distingue per la presenza di ciuffi pelosi bianchi (cinque laterali e due più grandi nella parte posteriore) e per le sue dimensioni inferiori a una moneta di 5 centesimi. Il volo comincia a inizio giugno e termina a fine settembre; il picco è durante le prime due settimane di luglio soprattutto nelle regioni più colpite, in linea di massima caratterizzate dalla presenza di zone umide (sorgenti e specchi d’acqua naturali o artificiali). L’umidità presente nei prati è uno dei fattori primari per l’insediamento, condizione necessaria a far crescere le larve presenti nel terreno da giugno alla primavera successiva.
Oltre 500 insetti catturati al giorno, contattare il Servizio fitosanitario; per le altre casistiche segnalare la presenza tramite il modulo online www.ti.ch/coleottero-giapponese allegando una fotografia. Il servizio processa così tutti i formulari e le segnalazioni. Ognuno, nel suo piccolo, può fare qualcosa. Sei i punti da seguire: primo, controllare che non vi siano insetti su attrezzi, macchinari, materiale, bagagli o vestiti in caso di spostamenti o lavori di giardinaggio, specialmente se ci si trova in una zona infestata. Secondo, la cattura manuale: raccogliere il coleottero nelle ore più fresche della giornata (mattino presto o sera tardi); aiutarsi nella raccolta con un secchio e sfruttare il fatto che quando si sentono in pericolo si lasciano cadere; per evitare che scappino dal contenitore, metterci dell’acqua saponata o chiuderlo con un coperchio; congelare gli insetti per almeno due ore prima di smaltirli con i rifiuti solidi urbani. Terzo, la cattura con trappola a feromoni: l’utilizzo è efficace solo in zone ad alta infestazione, come complemento alla cattura manuale, dov’è già attivo un monitoraggio diffuso comunale. Visto il forte potere attrattivo, per evitare di attirare più insetti dalle zone circostanti rispetto a quelli già presenti, è importante seguire le indicazioni del Servizio fitosanitario disponibili sul sito www.ti.ch/coleottero-giapponese. Quarto, limitare l’irrigazione artificiale durante luglio-agosto per ostacolare l’ovideposizione. Quinto, lotta alle larve con un trattamento a base di nematodi (in fase di studio). Sesto, vietati trattamenti con insetticidi non omologati: oltre che essere inefficaci, un uso improprio potrebbe nuocere alla salute e all’ambiente.
Le regole valide nella zona infestata e quella cuscinetto. Materiale vegetale: dal 1° giugno al 30 settembre vietato trasportare materiale al di fuori della zona infestata e dalla zona cuscinetto alla zona indenne a meno che non sia stato triturato a una dimensione massima di 5 centimetri o sottoposto a un trattamento che offra sicurezza fitosanitaria comparabile e riconosciuto dal Servizio fitosanitario federale. Il materiale vegetale trattato deve rimanere coperto fino al giorno del trasporto e venire trasportato coperto con un telo (dimensione massima maglie 5 mm). Compostaggio: a meno che non sia proveniente da impianti dotati di box di fermentazione a temperatura controllata e setacciato, è vietato il suo trasporto al di fuori della zona infestata e dalla zona cuscinetto alla zona indenne. Terra di scavo: vietato trasportare – al di fuori della zona infestata e dalla zona cuscinetto alla zona indenne – i primi 30 centimetri di suolo escavati dai cantieri. Fra il 1° ottobre e il 31 maggio sono possibili delle autorizzazioni al trasporto dopo analisi del suolo (solo per la zona infestata) da richiedere al Servizio fitosanitario o all’Ufficio dei rifiuti e dei siti inquinati (trasporto in discarica e interramento a 2 metri di profondità). I veicoli e gli attrezzi impiegati per la lavorazione del suolo devono essere ripuliti dai resti di terriccio e di vegetali se lasciano la zona infestata e/o si dirigono dalla zona cuscinetto verso la zona indenne. Piante: è vietato movimentare piante con radici in terra o in substrato organico (compresa l’erba precoltivata) al di fuori della zona infestata e dalla zona cuscinetto alla zona indenne. Il divieto non si applica alle aziende che dal 1° giugno al 30 settembre mettono in atto le misure previste nel loro caso. Questo vale se la produzione e lo stoccaggio dei vegetali avvengono in un’infrastruttura a prova d’insetto; se le radici vengono lavate e il substrato di coltivazione rimosso; se le superfici attorno alle piante sono protette con coperture a prova d’insetto e sono prive di malerbe. Infine dal 1° giugno al 30 settembre le aziende che utilizzano vegetali devono sorvegliare le parcelle di produzione, gli stock e le aree circostanti nel raggio di 50 metri. In caso di presenza, devono segnalarla subito al Servizio fitosanitario.