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Crivellato il Piano di Magadino, perdite incalcolabili

Per gli orticoltori e gli addetti ai lavori l'effetto della tempesta è ‘un nodo in gola. Abbiamo perso quasi tutto’

Giubiasco

Cifre impressionanti. A Magadino venerdì sera, in dieci brevi minuti, sono caduti oltre 37 millimetri di pioggia, il terzo valore più alto da quando sono cominciate le misurazioni in Svizzera. E l'effetto è stato, purtroppo, devastante. L'intero Piano di Magadino è stato letteralmente trivellato, comportando ingenti perdite in termini di raccolto e reddito.

Claudio Cattori, imprenditore agricolo a Bellinzona, nel quartiere di Giubiasco, attivo da 45 anni, lo dice apertamente: «Una cosa simile non l'abbiamo mai vista! La tempesta venerdì sera ha picchiato molto forte, secco direi, tanto che la produzione di questo mese, così come quella di agosto è inesorabilmente compromessa. Dai campi fino a inizio settembre non porteremo a casa nulla... Perlopiù tutto è irrimediabilmente distrutto».

Ha la voce ferma di chi nella Natura ha sempre trovato un'alleata ma che, improvvisamente, da madre si fa matrigna: «Il problema adesso è trovare le nuove piantine necessarie per sostituire quanto distrutto, ciò senza fare pasticci, ovvero senza troppo concentrare la produzione nelle prime tre settimane di settembre, perché andando più avanti abbiamo già le altre produzioni programmate. Per sedano e verze, invece, è troppo tardi. Dopo il 15 luglio, infatti, si semina pochissimo, giusto solo rapanelli per esempio, dovendo essere ortaggi a ciclo breve. Sedano, coste, broccoli e cavolfiori hanno diversamente un ciclo più lungo».


Desolazione per la grandinata

La tempesta si è abbattuta in un momento che viene definito particolare: «Parecchie verdure erano già nei campi e tutto quanto già trapiantato, così che la grandine le ha fatto sparire, sono perse... E anche se arriveranno potrebbero non dare soddisfacenti risultati per il loro commercio» evidenzia Cattori la cui azienda ha perso, per quello che è un primo e non definitivo bilancio, una decina di ettari su 35-40 totali.

«Di brutte stagioni ne ho viste diverse, con poca pioggia, con primavere avare, autunni quasi da barca, ne ho viste di tutti i colori ma quella di ieri (venerdì 12 luglio, Ndr) è stata una cosa improvvisa, un fortissimo vento ha spogliato i vigneti, il granoturco praticamente non c‘è più per la grandine, una violenza che non ho mai visto» rimarca Cattori.

E, purtroppo, piove, come si suol dire, sul bagnato: «Sono quattro anni di fila, fra giugno e luglio, che la grandine ci castiga. Stiamo andando verso un clima che non ci permette più di coltivare. Non vorrei dirlo perché desideriamo continuare nella nostra attività, abbiamo nuove leve in orticoltura che hanno preso in mano le nostre aziende, ma vedere queste cose fa molto male. Siamo già in debito di produzione, le produzioni autunnali non sono dunque di poco conto considerando che servono per tutto l'inverno, pensiamo alle verze».


Cadenazzo

E di ripercussioni immediate ci parla anche Marco Bassi, direttore Tior, la società commerciale che distribuisce la produzione orticola dei soci della Federazione ortofrutticola ticinese e dei partner che con lei collaborano: «La prima ripercussione immediata è che tutto il prodotto che abbiamo in campo e che doveva essere consegnato settimana prossima non lo si potrà più raccogliere con una riduzione delle entrate da Cadenazzo in su. Mais, zucchine, carote, eccetera, non c’è più niente. Poi abbiamo tutte le altre problematiche relative alle semine e ai trapianti che sono appena stati fatti e che sono distrutti. Diverse colture autunnali non si riuscirà a recuperarle perché troppo tardi, l'unica possibile, seminando immediatamente, sono le zucchine».

Fra i campi c'è chi parla di un evento eccezionale: «Non lo posso che confermare – ammette il direttore –, sono più di quarant'anni che sono attivo e qualcosa di simile a quanto arrivato venerdì sera non me lo ricordo proprio... anche fra chi è più vecchio di me non ha mai visto un fenomeno così estremo sia per forza sia per grandezza delle dimensioni del terreno colpito, una fascia molto ampia che va da Contone a salire fino a Bellinzona!».

È impossibile dare un valore in tonnellate o in franchi persi, è ancora troppo presto: «Dovremo chinarci con la nostra cooperativa, faremo una valutazione – evidenzia Bassi –. La stagione è ad ogni modo persa, oltre al danno dunque la beffa. Per fortuna, ricordo sempre, abbiamo anche qualche serra dove i danni si sono limitati a qualche vetro rotto. In futuro, dunque, per assicurarci il lavoro in guadagno e reddito, sarà sempre più difficile coltivare in campo aperto. Anche se per alcune coltivazioni non lo si potrà fare, saranno sempre più necessari degli investimenti legati alle serre e al relativo coinvolgimento della politica».

Roberto Mozzini, di Camorino, è agricoltore e viticoltore. Ha perso buona parte dei suoi due ettari e mezzo di vigneto di pianura: «Anche con le reti antigrandine la forza della grandine è riuscita ad entrare e ha fatto un bel danno, in buona parte dunque il vigneto è compromesso. Sono rimasti solo i grappoli e qualche foglia, che sono proprio loro che poi fanno maturare l'uva. È un disastro... Noi abbiamo serre in vetro, con diversi danni, tanto che sono vetri speciali che vengono dall'Olanda e saranno già un bel costo solo quelli. Zucchine, cavoli, patate sono un disastro. Negli ultimi anni, anche ad assicurazioni troppo alte e con diverse postille, ci siamo assunti il rischio e oggi lo paghiamo... Abbiamo assicurato le strutture e le serre ma non si può assicurare tutto. Negli ultimi hanno in effetti ci siamo dedicati maggiormente alle colture protette anziché al campo aperto».

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