Quello di Cadenazzo e Gambarogno confluiranno nel Corpo di Bellinzona a partire dalla metà del prossimo anno
L’unione fa la forza, anche fra i pompieri. Il Corpo di Cadenazzo e quello di Gambarogno confluiranno in quello di Bellinzona a partire dalla metà del prossimo anno. «L’idea è di unire le forze per riuscire a servire al meglio la popolazione», premette Mariella Pasotto, comandante del Corpo pompieri di Cadenazzo. Lunedì sera, durante la seduta di Consiglio comunale a Sant’Antonino, la sindaca Simona Zinniker ha informato sull’imminente firma della convenzione con il Corpo pompieri di Bellinzona, a cui si affiderà – assieme al Comune di Cadenazzo e Gambarogno – a partire approssimativamente da luglio 2025. I militi attivi nei due Corpi minori daranno quindi manforte e andranno a rimpolpare il Corpo principale con sede nella capitale. «La nostra caserma rimarrà, saremo in pratica una sezione di Bellinzona. Adesso serviamo i Comuni di Cadenazzo-Robasacco e Sant’Antonino. Dovesse rendersi necessario un intervento a Gudo, quartiere attualmente raggiunto dal Corpo di Bellinzona, dovremo valutare chi potrebbe intervenire nel minor tempo possibile», spiega. «Sarà necessario valutare chi potrà giungere sul posto prima, in modo da gestire efficacemente gli interventi sul territorio. Ma riguardo a ciò dobbiamo ancora organizzarci», fa presente. Un programma d’istruzione comune comincerà all’inizio del prossimo anno. Il Corpo di Cadenazzo è nato nel 1939, allora si chiamava ‘Squadra di spegnimento incendi’, una realtà longeva, ma che oggi fatica non poco. Le ragioni sono da ricercare in parte nel cambiamento della società: «I nostri militi non sono professionisti ma tutti volontari, hanno un posto di lavoro e quando suona l’allarme chi è di picchetto deve abbandonare ciò che sta facendo per intervenire», spiega. «Notiamo però che c’è sempre meno disponibilità da parte dei datori di lavoro nel consentire ai dipendenti di partire all’improvviso per gli interventi». Risulta quindi più difficile trovare forze disponibili, ci sono volontari che entrano a far parte dei pompieri per qualche anno ma non vi rimangono per decenni come accadeva invece un tempo. Questo a causa della minore flessibilità sul posto di lavoro, ma anche perché al giorno d’oggi ci si sposta di più e si cambia casa più facilmente. Attualmente il Corpo di Cadenazzo conta 32 militi, di cui solo sei coprono il turno di picchetto diurno, il più difficile da garantire anche perché non tutti lavorano nei pressi della caserma. «Basta un infortunio o una malattia a metterci in difficoltà. Unendo le forze, con numeri più importanti riusciremo a coprire efficacemente il turno che va dalle 6 alle 18», spiega Pasotto. «Quindi, prima di ritrovarci in una situazione critica pensiamo sia giusto prepararsi, organizzandoci già da ora per lavorare al meglio anche in futuro», conclude.