Il Coordinamento donne della sinistra critica la serata del 13 maggio. L’organizzatrice: ‘Noi seguiamo il Papa, chi vuole un dibattito lo organizzi’
È opportuno per una parrocchia e un’associazione cattolica organizzare una conferenza intitolata ‘Gli errori della teoria gender fra i banchi di scuola’ con relatore unico l’avvocato italiano Gianfranco Amato, il tutto con l’impossibilità per taluni presenti in sala di esprimere opinioni critiche o contrarie? Dopo la serata tenutasi il 13 maggio all’Angolo d’incontro di Giubiasco, il Coordinamento donne della sinistra, presente con alcune rappresentanti, in una lettera aperta critica l’iniziativa proposta dall’associazione ‘Il giardino dei bambini’, dal Gruppo missionario di San Michele e dalla parrocchia della Collegiata di Bellinzona. Su Amato il mondo si divide. Considerato fanatico e omofobo dalle aree progressiste, è invece acclamato dagli ambienti tradizionalisti, conservatori e integralisti. La Chiesa ufficialmente non riconosce alcune sue posizioni, poiché non rappresentative del magistero cattolico attuale e neanche dell’approccio di Papa Francesco. Il quale, tuttavia, recentemente ha sollevato interrogativi sulla cosiddetta teoria o ideologia gender definendola come «il pericolo più brutto del nostro tempo», poiché «cancellare le differenze tra uomo e donna, nella pretesa di rendere tutti uguali, significa cancellare l’umanità». Da qui la sua richiesta di approfondire il tema con degli studi, orientati a chiarire se esista o no un complotto volto a eliminare su scala mondiale la distinzione fra i generi sessuali e il modello classico della famiglia.
Sull’opportunità per una parrocchia d’invitare conferenzieri come Amato, per di più in assenza di un contraddittorio, abbiamo sollecitato il vicario generale don Nicola Zanini. “Le parrocchie o i vari gruppi – premette – sono liberi di organizzare incontri che affrontino queste tematiche. In un’occasione, quando ci è stato richiesto un consiglio, abbiamo invitato gli organizzatori a essere prudenti nella scelta dei relatori che siano aperti a un dialogo costruttivo, sapendo che la tematica, che è importante affrontare, è molto delicata”. Una dichiarazione breve ma significativa, perché sottolinea l’importanza di favorire apertura e confronto. E non l’approccio unilaterale – criticato dal Coordinamento donne della sinistra – andato in scena il 13 maggio a Giubiasco. A fare gli onori di casa è stato il vicario don Mattia Poropat, che però si rifiuta di fornirci spiegazioni. Dal canto suo l’arciprete di Bellinzona don Maurizio Silini, assente quella sera, intende rispondere al Coordinamento dopo essersi confrontato con i due gruppi co-organizzatori. Tornando alla Curia, per ora nessun contatto è stato preso con le due parrocchie: «In questo momento non si ritiene opportuno farlo».
Alle serate di Amato quando il tema è l’identità di genere può succedere che emerga vivo dissenso, con tanto di bagarre fra tifoserie. Dissenso era emerso lo scorso settembre quando HelvEthica Ticino e gli Amici della Costituzione, messi sotto pressione, avevano annullato un evento pubblico previsto al Cinema Lux di Massagno con Amato e la dottoressa Silvana De Mari, già condannata dal Tribunale di Torino per le sue dichiarazioni omofobe ritenute “propaganda denigratoria”. Evento però tenutosi alcuni giorni dopo ma non al Lux, il cui direttore si era distanziato dichiarando di non condividere l’approccio unilaterale al tema.
Nato a Varese nel 1961, avvocato, autore di alcuni libri e fondatore dell’associazione ‘Giuristi per la vita’, Amato è fra coloro che non giustificano moralmente l’esercizio dell’omosessualità. A Giubiasco è stato accolto a braccia aperte. “Ci rivolgiamo agli organizzatori in un’ottica di dialogo”, premette il Coordinamento donne della sinistra parlando di disinformazione, auspicando un confronto sano ed evitando impostazioni complottiste. “Le inesistenti tesi presentate dall’oratore erano pericolose, grossolane e farcite di faziosità, falsità, citazioni estrapolate dal contesto di provenienza volte a esacerbare insicurezza e paura. Tesi generatrici di grande intolleranza, diffidenza e odio verso la comunità Lgbtqia+, o verso chiunque voglia vivere al di fuori delle rigidissime categorie accettabili imposte da valori che nei secoli hanno portato sofferenza, ingiustizie e discriminazioni. Abbiamo provato ad alzare la mano per dissentire, per portare argomentazioni scientificamente corrette, ma non ci è stata data la parola e, in taluni momenti, ci è proprio stata tolta”.
Il fine di Amato, prosegue la lettera aperta, “era denunciare l’apparente esistenza di un ordine mondiale promosso secondo lui da Stati e organizzazioni come Oms e Swissmedic. Teoria accusata di voler distruggere la famiglia tradizionale, far sparire i generi maschile e femminile, cancellare le differenze fra uomini e donne e creare così persone indefinite che non assolvono più ai compiti a loro assegnati da Dio. A suo dire questa ‘teoria’ porterebbe una pericolosa deriva morale, scardinando i valori cattolici fondamentali del vivere umano come ad esempio la famiglia eterosessuale unita dal matrimonio”. Inoltre, prosegue il Coordinamento, “ha fatto parallelismi gravi, come paragonare la scelta fatta in alcuni Stati di proporre nelle scuole corsi di educazione sessuale e affettiva, con regimi totalitari come il nazismo e il comunismo in cui il bambino non appartiene più alla famiglia, ma allo Stato, negando quindi il ruolo democratico e collettivo della scuola pubblica”. Nel suo discorso “ha asserito che i bambini sono ormai lasciati nelle mani manipolatrici di docenti”. Nella sua versione “fasulla dei fatti”, avrebbe additato gli standard dell’Organizzazione mondiale della sanità. “Ma chiunque li conosca e abbia familiarità con i programmi scolastici, sa che è vero il contrario. L’educazione sessuale e affettiva serve proprio a proteggere i bambini da eventuali abusi sessuali, imparando a riconoscerli, e insegna ai bambini il rispetto per il loro corpo e per quello altrui. In Ticino ne è un esempio il programma ‘Sono unico e prezioso’ dell’Associazione svizzera per la protezione dell’infanzia (Aspi)”. Da qui l’auspicio affinché eventuali altre future conferenze sul tema siano organizzate “accogliendo le diverse opinioni con una sana attitudine di conoscenza dei fatti”.
Monica Ancora Marzano, coordinatrice dei due gruppi organizzatori, respinge le critiche: «Abbiamo proposto tante serate in Ticino con Amato, su vari temi d’attualità che toccano da vicino la società in cambiamento. Dalla teoria gender ai social media fino a questioni più religiose. Mai avuto problemi, fino a Giubiasco. Ribadisco che le sue sono conferenze, non dibattiti fra schieramenti. Prima di invitarlo abbiamo analizzato il suo approccio, basato anche su documenti ufficiali. Siamo per l’informazione e la chiarezza, non per la contesa». Un’informazione, facciamo notare, univoca e profilata. «A noi interessava spiegare cos’è la teoria gender e basta. Sbaglia chi vede odio in questo approccio. D’altronde credo che le parrocchie non ci accoglierebbero se fossimo in disaccordo con quanto dicono il Papa e la Chiesa. Ognuno si faccia quindi la sua opinione e chi vuole un dibattito è libero di organizzarlo. A ogni modo abbiamo dato spazio ad alcune domande e Amato si è intrattenuto fino a tarda ora, mentre le rappresentanti del Coordinamento se ne sono andate prima».