Michele Guerra (Ers-Bv) sul progetto di riqualifica dell’ex collegio Santa Maria: ‘Ciò che conta è realizzare un percorso virtuoso per la regione’
Michele Guerra, coordinatore del Masterplan Leventina per conto dell’Ente regionale per lo sviluppo del Bellinzonese e Valli (Ers-Bv), si esprime in merito al progetto promosso dal Municipio di Pollegio per realizzare, negli spazi dell’ex convento Santa Maria, un centro dedicato alla ricerca applicata e all’innovazione, notizia anticipata da laRegione il 3 febbraio.
Signor Guerra, dal punto di vista dell’Ers-Bv qual è il potenziale di questo progetto?
Stiamo parlando di uno stabile sito proprio al centro delle Tre Valli, di fronte allo svincolo autostradale di Biasca. Uno stabile dalle dimensioni importanti, in parte protetto ai sensi dei beni culturali, con un parco. Uno stabile che in passato ha ospitato realtà come la Scuola Magistrale e in cui studiò un giovane Stefano Franscini. Il potenziale, indipendentemente dal contenuto, anche solo per questi elementi, è quindi certamente alto ed è quindi positivo che ci sia stata una prima scintilla per rilanciare questo comparto. Noi abbiamo ricevuto lo studio e ora bisognerà capire come passare dalle parole ai fatti e soprattutto come aiutare i promotori in questo percorso. La proposta, se realizzata, non solo riporterebbe in vita uno stabile dismesso e protetto, ma agirebbe anche come motore per il rilancio della zona circostante, generando nuove opportunità economiche e rafforzando il tessuto sociale.
Come l’Ers-Bv può supportare i promotori?
Il Masterplan Leventina nei primi 15 mesi ha raccolto le necessità dal territorio per definire una meta comune fissata per il 2035 e i campi su cui concentrarsi per investire. Per ogni campo selezionato è stato costituito un Gruppo operativo composto dai rappresentanti di settore. L’architetto Righini e il consulente nominato per l’analisi si sono rivolti all’Antenna per una consulenza e un accompagnamento tuttora in corso. Non solo, ma come Ers-Bv abbiamo inserito questo progetto all’interno di uno dei Gruppi operativi, quello chiamato Laboratorio della scienza e della cultura alpina, dove oltre al sindaco di Pollegio vi sono professori, esperti e personalità di spicco che, pure, hanno lanciato progetti validi. Pensando ai prossimi passi, prima di tutto servirà capire su quali binari posare il progetto. Importante è quindi coordinarsi nei prossimi mesi con il Municipio di Pollegio. In tal senso abbiamo già previsto un incontro trilaterale con promotori, Ufficio cantonale per lo sviluppo economico ed Ers-Bv.
Il progetto mette sul tavolo una lunga serie di contenuti e temi. Si parla di innovazione a 360º ma anche di sociale. Non rischia di essere un concetto troppo astratto per risultare vincente?
Per noi ciò che conta è che si realizzi un percorso virtuoso in una regione a potenziale inespresso. Pertanto andranno attentamente analizzati i contenuti con il promotore affinché vengano scelti quelli realizzabili e sostenibili, peraltro coordinandosi con l’intera regione e con gli altri progetti per concentrarsi su proposte uniche. Ad oggi il contenuto identificato è molto ampio: scelta voluta dai promotori per poter sondare più vie percorribili. Un approccio che ci sembra ragionevole. Presso i nostri uffici stiamo analizzando vari altri progetti che pongono al centro comparti da rilanciare e l’esperienza maturata è che prima di trovare il concetto definitivo avvengono molte analisi e approfondimenti.
L’adesione dell’Usi quale partner principale del progetto è ritenuta fondamentale dai promotori. Tuttavia si tratta di un impegno che al momento l’Università non mette in conto di assumersi. Non rischia quindi di essere un progetto già su un binario morto?
Il progetto ha lo scopo di far partire qualcosa dopo troppi anni che lo stabile è vuoto e fermo. Quindi anche senza Usi va avanti.
Pur rappresentando agli occhi dell’ateneo un progetto interessante, il professor Luca Maria Gambardella, prorettore per l’innovazione e le relazioni aziendali, indica che al momento l’Università della Svizzera italiana non mette in conto di dare priorità all’idea di Pollegio e aderire quale partner accademico principale. «Ci siamo espressi come potenziali utenti, ma essere l’entità di riferimento significherebbe per noi investire molto in termini di risorse finanziarie, organizzative e umane. Un impegno che oggi non abbiamo messo a preventivo, tenendo conto che attualmente la nostra Università è già coinvolta in altre iniziative, frutto di un lungo e chiaro percorso strategico che al momento non è invece ancora definito per Pollegio, dove si è ancora in uno stato iniziale di idee. In particolare, nel settore dell’innovazione l’Usi si sta concentrando sul progetto del Parco innovazione Ticino, con il centro di competenza sull’utilizzo dei droni di Lodrino, quello rivolto all’innovazione e al lifestyle che sarà inaugurato a Lugano, il centro a Bellinzona dedicato alla ricerca nelle scienze della vita e la cattedra for Future of Cinema and Audiovisual Arts a Locarno».
Molto difficile immaginare dunque che sia l’Usi a finanziare, gestire e coordinare il laboratorio di ricerca applicata. «Ma non sarebbe giusto affermare che il rilancio del comparto di Pollegio non può partire senza l’Usi, si potrebbe iniziare a sviluppare diversi settori anche senza il nostro contributo», prosegue Gambardella, riferendosi a quei contenuti che non richiedono un impegno diretto dell’Università, come ad esempio spazi per la formazione continua o per studi su tematiche alpine, ma anche la parte dell’iniziativa che riguarda il coinvolgimento delle imprese sociali. «A breve inaugureremo la Casa della sostenibilità ad Airolo, pensata per momenti di formazione e sensibilizzazione degli studenti su tematiche ambientali. Quindi quelli che si tratteranno a Pollegio sono temi a noi vicini, non escludiamo una nostra collaborazione futura, ma al momento dobbiamo dare priorità ad altri investimenti».