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Droni sulla rampa di lancio aspettando il trasporto umano

Un successo a Lodrino il primo meeting organizzato dal Centro di competenza ticinese. Priorità: regole per spazio aereo e convivenza con aviazione civile

(Ti-Press/Crinari)
15 novembre 2023
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Dopo aver fatto irruzione sul mercato come prodotto ludico, in un futuro non troppo lontano la loro presenza sarà una costante nella vita di tutti i giorni, specialmente in ambito professionale. I droni applicati nei più disparati contesti sono stati al centro dell’attenzione delle 120 persone – sviluppatori, ricercatori, produttori ma anche semplici interessati – convenute il 7 novembre al primo meeting organizzato dall’associazione Swiss Drone Base Camp (Sdbc), il Centro di competenza droni attivo in seno allo Switzerland Innovation Park Ticino e insediatosi due anni fa a Lodrino nel nuovo Polo tecnologico dell’aviazione di Riviera, fortemente voluto dal Comune convertendo in civile l’ex aerodromo militare ora gestito tramite la Riviera Airport Sa. Spazi che ben presto hanno registrato il ‘tutto esaurito’ e che verranno ampliati a dimostrazione di quale sia il fermento in un settore dal grande potenziale di sviluppo.


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Marco Cavadini, direttore dello Swiss Drone Base Camp

Verso il Parco dell’innovazione Ticino

A Marco Cavadini, da un anno direttore del Centro di competenza, chiediamo come procede l’attività dello Swiss Drone Base Camp. «La struttura è giovane – premette – e sta vivendo una fase di transizione all’interno del Parco dell’innovazione Ticino», iniziativa sviluppata a livello cantonale dalla Fondazione Agire, su mandato del Consiglio di Stato, in collaborazione con Usi, Supsi e aziende. Parco dell’innovazione che a sua volta ha in corso l’iter di riconoscimento ufficiale – dovrebbe giungere la prossima primavera – da parte dello Switzerland Innovation Park, area di Zurigo, includendo anche gli altri due centri di competenza ticinesi, il Lifestyle Tech (moda e dintorni) che l’anno prossimo traslocherà da Manno a Lugano, e il Life Sciences (biotecnologie) i cui uffici e laboratori s’insedieranno presto nell’ex sede dell’Istituto di ricerche in biomedicina (Irb) acquistata dalla Città di Bellinzona. Questo assetto operativo trova la sua base nella Legge per l’innovazione nell’ambito della quale il Cantone provvede al finanziamento tramite lo stanziamento di circa 60 milioni a legislatura (il nuovo messaggio governativo per il periodo 2024-27 è attualmente pendente in Gran Consiglio).

‘Luogo unico su scala nazionale’

Sono 17 i soci dell’associazione Swiss Drone Base Camp: «Sei di essi risiedono a Lodrino – rileva Cavadini – e in attesa di nuovi volumi, la cui realizzazione è prevista un po’ più in là nel tempo, il Polo aviatorio sta confermandosi come luogo ideale e unico in Svizzera nell’ambito dei droni. Oltre agli spazi dedicati allo sviluppo e alle attività di officina, l’ampia superficie aeroportuale messa a disposizione permette di eseguire con agio e in totale sicurezza i test pratici di volo». Andando al nocciolo della questione, Cavadini ritiene l’attuale fase «molto importante. Il settore dei droni è in crescita e il mercato si sta sviluppando a livello internazionale». Una crescita «già ben visibile ma che al momento si trova nella sua fase iniziale. Di fondamentale importanza è appunto il fatto di poterci sviluppare, in simbiosi con gli altri due centri di competenza, dentro il Parco dell’innovazione». Con quale ruolo preciso? «Di coordinamento attivo quale promotore di iniziative e situazioni che favoriscano l’humus nel quale far germogliare e maturare cooperazione e sviluppo di tecnologie, soluzioni e prodotti».


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Un operatore di droni

I nuovi inquilini del cielo

Un esempio concreto? «Stiamo sviluppando un sistema di gestione dello spazio aereo controllato affinché si possano testare adeguatamente le metodologie di convivenza fra mondo dei droni e aviazione civile in generale. Potremmo chiamarlo ‘definizione delle regole del gioco’. Si tratta di una delle maggiori sfide a livello mondiale se pensiamo appunto che in futuro, quando circoleranno molti più droni di oggi trasportando oggetti, merci e persone, entrambe le parti dovranno conoscere e rispettare regole precise di utilizzo e condivisione delle porzioni di cielo messe a disposizione. Per i droni la tecnologia necessaria a farli funzionare si trova già adesso in stato avanzato, ma diventando inquilini vieppiù importanti dello spazio aereo, parallelamente deve maturare ed essere implementata un’apposita regolamentazione. Tema che a Lodrino ci vede come precursori anche pensando alle cosiddette Beyond Visual Line of Sight, le operazioni di volo in assenza di contatto visivo diretto col drone».

‘Innestarci nelle regole già presenti’

Un ambito dunque, quello delle regole di convivenza, di cui non possono occuparsi le ditte sviluppatrici e produttrici, ma semmai centri di competenza come quello di Lodrino: «Questo anche perché – sottolinea Cavadini – il mondo dei droni ha un’elevata componente di multidisciplinarità che al suo stesso interno richiederà una corretta distribuzione e gestione degli spazi. Multidisciplinarietà che ci vede inoltre attivi nel mettere in contatto ditte e start-up, favorire progetti e innescare concreti avanzamenti dello sviluppo generale». Tornando alla regolamentazione, chiediamo, come si connetterà a quelle dell’aviazione civile e militare già esistenti? «In effetti proprio quello delle regole di convivenza s’inserisce in uno dei quattro macro ambiti nei quali operiamo. Il primo è quello delle aziende che producono droni, software per droni o che provengono da questo ambito. Il secondo concerne la ricerca condotta insieme a Usi, Supsi e al suo Istituto per l’intelligenza artificiale, con conseguente passaggio dal contesto accademico a quello produttivo e industriale. Il terzo è appunto quello dei regolatori, con in testa l’Ufficio federale dell’aviazione civile e quello delle telecomunicazioni. È con essi che dobbiamo interfacciarci affinché l’avanzata dei droni conosca il giusto innesto nelle regole già presenti che andranno adeguate alla nuova situazione. Infine c’è il grande capitolo degli utilizzatori. Attuali, futuri, potenziali».

Potenziale elevato ma poco conosciuto

E qui la realtà, come talvolta accade, rischia di superare l’immaginazione. Come prima, chiediamo qualche esempio concreto: «Ospedali, servizi postali, aziende elettriche, ditte di elicotteri… Essendo il potenziale del drone elevato ma poco conosciuto, notiamo che i possibili fruitori nel mercato professionale attualmente non si fidano ancora tanto, oppure semplicemente attendono di essere informati, indirizzati. Ce ne stiamo occupando e il 7 novembre miravamo proprio a mostrare lo stato dell’arte». Fra le applicazioni pratiche in divenire, Marco Cavadini cita l’annuncio di Amazon di voler iniziare l’anno prossimo la consegna di pacchi con droni in Italia, primo Paese europeo dopo Usa e Inghilterra. Mentre le riprese televisive beneficiano sempre più spesso di questa tecnologia (si pensi alle gare di sci), proprio alle prossime Olimpiadi di Parigi nel 2024 e di Milano-Cortina nell’inverno 2026 dovrebbero fare la comparsa ‘vertiporti’ dimostrativi per il trasporto di persone. E ancora: laddove una prestazione d’urgenza può salvare vite si sta lavorando al trasporto automatico di farmaci e defibrillatori. Poi missioni di sorvolo nell’ambito di salvataggio persone e monitoraggio territori. Come pure impiego nell’agricoltura e viticoltura (vedi ‘laRegione’ del 18 ottobre), «ovvero uno di quegli ambiti di sviluppo e applicazione più a breve termine in virtù della grande precisione di utilizzo in zone ampie e anche impervie come i vigneti di collina», evitando nella fase di spargimento dei prodotti fitosanitari di far capo a trattori ed elicotteri rispettivamente più inquinanti e meno precisi, come pure di esporre lavoratori a rischi per la salute. Sul dibattito innescatosi attorno al fatto che ancora una volta verrebbero eliminati molti posti di lavoro, Cavadini spiega che «altrettanti ne vengono però creati a lungo termine in ambito tecnologico».


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Uno dei voli dimostrativi

Sull'Esercito ‘valutazioni in corso’

Il Centro di competenze ha infine relazioni aperte sia con l’Esercito svizzero, sia con Ruag partner tecnologico delle forze armate elvetiche specializzato in gestione di sistemi militari terrestri e aerei, nonché socio fondatore e con sede accanto al Drone Base Camp di Lodrino. «In questo ambito non abbiamo ancora avviato attività operative e stiamo facendo delle valutazioni», annota Cavadini riconoscendo gli stimoli che giungono dall’Esercito. Ma ribadendo soprattutto l’interesse per lo sviluppo civile e industriale.

Unione europea

Entro il 2030 previsti 145’000 posti di lavoro

Direttrice dell’Osservatorio droni e mobilità aerea avanzata in seno al Politecnico di Milano, Paola Olivares durante la giornata di Lodrino ha offerto una radiografia del settore su scala elvetica, europea e mondiale. «Nel 2022 il mercato professionale e ricreativo globale dei droni – ha spiegato – valeva circa 30 miliardi di dollari, con un tasso di crescita annuale del 7,8% fino al 2030. A livello di continenti, al primo posto c’è l’Asia seguita dal Nord America e dall’Europa, con previsioni di sorpasso al secondo posto da parte di quest’ultima entro il 2030. Il segmento professionale è destinato a crescere a un tasso dell’8,3%, mentre quello ricreativo potrebbe ridursi in molte regioni». Nel vecchio continente, l’accelerazione nello sviluppo del mercato è costante: dal 2003 a oggi l’Unione europea ha investito quasi 980 milioni di euro nello sviluppo o utilizzo di droni per applicazioni innovative e sono stati finanziati 320 progetti. La stima del mercato dei servizi con droni in Europa è di 14,5 miliardi di euro. E sempre entro il 2030 si stima la creazione di 145’000 posti di lavoro. A sua volta la Commissione europea si è posta degli obiettivi, fra i quali figura la necessità di migliorare le capacità dello spazio aereo, guidare l’elaborazione di norme comuni, agevolare le operazioni aeree nonché garantire la sostenibilità e l’accettazione sociale.

La Svizzera svetta

Quindi la Svizzera, il cui mercato – nella stragrande maggioranza dominato dal settore professionale – ammonta al 2% di quello mondiale, con una crescita annua del 10,6% e un valore destinato a raddoppiare dai 339 milioni del 2020 ai 720 del 2026. Nel raffronto su scala internazionale – ha sottolineato Paola Olivares – emerge che il nostro Paese è in termini assoluti il nono più importante mercato di droni a livello mondiale, il quarto a livello europeo e a livello pro capite il primo a livello mondiale. Sul piano europeo tra i principali problemi legati allo sviluppo del mercato dei droni, in testa vi è quello della normativa seguito dalla mancanza di fondi e incentivi, dalla mancanza di conoscenza da parte di chi adotta le decisioni, da carenze infrastrutturali, ritardo tecnologico e abusivismo.

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