Bellinzona: l’architetto Sergio Cattaneo si oppone al progetto municipale invitando a evitare la demolizione e a valorizzare l’antico edificio e l’area
«Piazzetta ex Mercato di Bellinzona oggi si ritrova con quel poco di anima storica che le è rimasta. Un luogo racchiuso nella cinta muraria medievale che andrebbe non solo preservato, ma anche reinterpretato, dopo le sciagurate demolizioni eseguite negli anni 40 del secolo scorso per far spazio alle auto. Un esercizio fatto purtroppo eliminando il tessuto storico medievale formato da edifici antichi e caratteristici per le loro corti e i ballatoi. E così oggi, dopo quasi 80 anni ci ritroviamo con uno squarcio, un grande vuoto formato da un posteggio malmesso, un gabinetto pubblico e lo stabile ex Gaggini. Quest’ultimo andrebbe recuperato e risanato, anziché abbattuto come propone il progetto pubblicato recentemente dal Municipio. Progetto che andrebbe ripensato in un’ottica di valorizzazione storica e architettonica del luogo, anzitutto evitando di sostituire l’ex Gaggini con una pensilina per biciclette», pensata dall’autorità cittadina anche per svolgervi all’occorrenza piccoli eventi e alla quale, con un investimento di 2,3 milioni, si aggiungerebbero lo spostamento altrove delle toilette pubbliche, la sistemazione del parcheggio e la posa di cinque platani. «In attesa di sapere esattamente cosa si farà in questo contesto, preferirei dunque un intervento provvisorio. Mi spiace generare qualche malumore, ma queste sono tematiche trattate da anni e che mi stanno molto a cuore».
Le parole sono dell’architetto Sergio Cattaneo, attivo da decenni col proprio studio di progettazione in città, poco lontano, dietro via Dogana. Sua l’opposizione, la sola pervenuta entro i termini, contro la domanda di costruzione elaborata dal Municipio incaricando l’architetto luganese Luca Pessina (vedi ‘laRegione’ dell’8 luglio). Esecutivo che dovrà dapprima verificare la legittimazione di Cattaneo a impugnare la domanda di costruzione, ed eventualmente poi entrare nel merito delle critiche mosse. Che vanno a toccare, come detto, non solo il progetto in sé voluto dal Municipio come fase transitoria a medio termine in vista di eventuali evoluzioni future, ma in fondo anche i principi della pianificazione vigente. Parliamo della variante di Piano particolareggiato del Centro storico che sin dal 2011 – per volere delle allora autorità cittadine e cantonali – consente d’inserire in quel quadrilatero un grande edificio/hotel alto fino a venti metri con tanto di autorimessa sotterranea e al pianterreno spazi aperti a disposizioni del pubblico. Variante tutt’oggi in vigore ma dormiente in un cassetto di Palazzo Civico. Quanto alle critiche odierne – dopo quelle espresse il 9 luglio da Ronald David, consigliere comunale dei Verdi, e in precedenza dal consigliere della Sinistra Michele Egloff che sollecita più attenzione verso i disabili – hanno il pregio di contribuire al dibattito.
Render architetto Luca Pessina
La pensilina immaginata al posto del complesso ex Gaggini
«Il contesto – entra nei dettagli l’architetto Cattaneo rispondendo alla redazione – è quello sensibile del centro storico medievale, che occorre valorizzare mantenendo il più possibile quanto c’è di costruito all’interno della cinta muraria. Dopo il grosso danno fatto con le demolizioni della Cervia e della piazzetta ex Mercato, bisognerebbe cercare di ricucire prendendo spunto dalle planimetrie di metà 800 nelle quali i pieni e i vuoti si alternavano in modo equilibrato e virtuoso». A suo avviso bisognerebbe partire dal principio secondo cui tutto quanto si trova all’interno della cinta murata, oggetto di tutela a livello federale, meriti un’attenzione particolare quale antico tessuto abitato del centro storico: «Ne fa parte anche il complesso ex Gaggini, nel frattempo acquisito dalla Città, che sebbene non sia protetto quale singolo edificio poiché privo di un valore architettonico particolare, è comunque situato a ridosso della murata e caratterizzato dai tipici ballatoi aperti e da una piccola corte interna. Col passare dei decenni è stato raffazzonato, si sono aggiunte delle parti e altre sono state tolte per far spazio al parcheggio. Ma, facendo parte della sostanza storica, chiedo che si eviti di demolirlo. In molte città storiche ci sono edifici umili e semplici che però concorrono a creare unità e sono ammirati da tutti. Manteniamolo dunque, finché non si saprà cosa fare esattamente della piazzetta, rivedendone la pianificazione magari attraverso un concorso d’idee».
A mente di Cattaneo sarebbe «in ogni caso un grave errore sostituire l’ex Gaggini con una pensilina provvisoria, che peraltro finirebbe per modificare l’entità del paesaggio d’entrata medievale di vicolo Muggiasca conferendole un’anomala grande apertura su via Dogana e da quest’ultima la vista su gran parte del posteggio dietro le mura. Anzi, visto che col passare degli anni e a causa dell’incuria lo stabile ex Gaggini si è deteriorato, suggerirei d’investire un minimo per ridargli un’esistenza. Un’opera di mantenimento e di pulizia generale – secondo l’architetto Cattaneo – che non dovrebbe richiedere cifre importanti, togliendo lo stabile wc e limitando l’uso a funzioni che non richiedono eccessiva tecnica».
La domanda non può essere evitata: l’architetto Cattaneo non incorre forse in una contraddizione essendo stato il progettista dell’edificio amministrativo e residenziale La Calla che in viale Franscini ha sostituito il grazioso villino Salvioni demolito nel 2013 dal titolare del mappale per favorire la nuova costruzione? «Direi proprio di no. Sono situazioni del tutto diverse. Una all’interno del perimetro di rispetto del centro storico, l’altra in una zona edificabile a vocazione amministrativa con indici di sfruttamento importanti e altezze fino a 17,5 metri. Il progetto La Calla risale inoltre a 17 anni fa; parliamo dunque di un momento storico importante per tutta una serie di ripensamenti e sensibilizzazioni nei confronti delle zone edificabili fuori mura dell’800. Tant’è che la demolizione del villino ha poi contribuito ad avviare il dibattito e innescare l’iter politico sfociato alcuni anni dopo nel completamento dell’elenco dei beni da proteggere sul territorio comunale. Detto questo, non sono certo che il villino Salvioni avesse tutte le carte in regola per rientrare nel nuovo elenco dei beni da proteggere sul piano locale. Era carino, d’accordo, ma soprattutto era stato realizzato nel 1927, imitando l’architettura neoclassica dell’800, e col passare dei decenni le molte modifiche apportate, soprattutto internamente, ne avevano snaturato la sostanza. Inoltre quel grande mappale, di cui il villino occupava la parte centrale impedendo la possibilità di costruirvi attorno i volumi permessi dal Piano regolatore, si trovava nella zona per edifici amministrativi e pubblici, quali il Pretorio, l’ex Scuola di commercio trasformata in Tribunale penale federale, i vari palazzi del Cantone e una banca», come pure la Tipografia Salvioni e il quotidiano ‘laRegione’. «Un quadro fattuale e pianificatorio – conclude Sergio Cattaneo – che aveva dunque indotto le autorità comunali e cantonali a non intravedere impedimenti alla demolizione del villino per sostituirlo con un nuovo edificio» dove ha oggi sede la Cassa pensioni cantonale e l’Azienda turistica cantonale.