Bellinzona, il gruppo promotore ha presentato il dossier al Consiglio di Stato: un ‘grand départ’ di tre giorni toccando le località più belle del Ticino
Da idea solo bellinzonese, com’era stata lanciata la scorsa estate, a progetto destinato a coinvolgere l’intero Ticino dai Castelli al Verbano, dall’Alto Ticino al Sottoceneri. Nei giorni scorsi ha raggiunto la sala governativa del Palazzo delle Orsoline il dossier per l’organizzazione nel luglio 2027, o anni successivi, di un ‘grand départ’ del Tour de France. Si tratta della tre-giorni iniziale del principale evento ciclistico mondiale trasmesso dalle tv dei cinque continenti e per il quale la direzione della Grande Boucle ama scegliere località e regioni europee situate anche al di fuori della Francia. Un evento che attira l’attenzione di milioni di tifosi ma non solo. Un veicolo pubblicitario di indubbio impatto e con importanti ricadute economiche per i territori ospitanti. Molti dei quali si candidano con largo anticipo (la lista d’attesa è lunga) nella speranza di fare breccia e venire un giorno prescelti. Il Ticino è fra questi e la condizione imprescindibile posta dal direttore Christian Prudhomme durante un incontro preliminare tenutosi lo scorso settembre a Parigi con gli ideatori della ‘kermesse tessinoise’, è che vi sia l’adesione delle istituzioni di riferimento, nel caso specifico il Consiglio di Stato. Cui il gruppo di lavoro spontaneo ha ora presentato il proprio dossier.
Un’adesione governativa implica l’entrata in materia su temi quali il finanziamento pubblico, la logistica per l’utilizzo di strade e spazi e la gestione della circolazione nell’arco di tre giorni: il sabato per la tappa-prologo che potrebbe essere una cronometro, la domenica per una corsa in linea che toccherebbe le località più suggestive del Ticino e il lunedì per una partenza in direzione della Francia. «Percorsi che abbiamo inserito nel dossier sottoposto al governo, ma che rappresentano solo un’idea sulla quale bisognerebbe lavorare di comune accordo fra autorità e direzione del Tour de France», spiega il giornalista, organizzatore di gare ed ex ciclista professionista Antonio Ferretti. Sua l’idea di spingere su un Grand Départ raccogliendo la scorsa primavera la suggestione fatta dal direttore di BancaStato, Fabrizio Cieslakiewicz, a sua volta grande appassionato del pedale, secondo cui il Bellinzonese ben si presterebbe ad accogliere un Mondiale di ciclismo dopo i tre finora andati in scena nel Sottoceneri. Mondiale che implicherebbe tuttavia un ingente sforzo finanziario locale (superiore ai venti milioni), sensibilmente maggiore di quello richiesto per un inizio di Tour de France. Oltre a Cieslakiewicz, che fa da capocordata, e a Ferretti il gruppo rivoltosi al governo è composto anche da Bixio Caprara (direttore del Centro sportivo nazionale della gioventù di Tenero), Agnès Pierret (ex ‘prof’ del pedale belga che nel 2009 ha diretto il Mondiale di ciclismo a Mendrisio e in passato per sette anni è stata direttrice amministrativa del Tour de France), e Fabio Corti presidente della Federazione svizzera di ginnastica e titolare della Sri Management Consulting di Chiasso che insieme all’analista Michela Gerosa ha elaborato il dossier sottoposto al Consiglio di Stato. Dossier che completa l’informazione con le esperienze fatte da città e regioni europee durante gli ultimi 15 anni. I nomi parlano da soli: Londra nel 2007, Rotterdam nel 2010, Liegi nel 2012, la Corsica nel 2013, lo Yorkshire nel 2014, Bruxelles nel 2019. E se nel 2022 è toccato a Copenaghen, quest’anno la gara partirà dai Paesi Baschi con le città di Bilbao e San Sebastián, mentre l’anno prossimo parlerà per la prima volta italiano partendo da Firenze e toccando Cesenatico e Torino sulle orme dei rispettivi campioni Bartali, Pantani e Coppi.
Dal canto suo il Consiglio di Stato dopo la recente presentazione si è preso del tempo per approfondire. Interpellato dalla ‘Regione’, il presidente Claudio Zali spiega che «dobbiamo ancora discuterne al nostro interno. Questo avverrà sulla base delle verifiche richieste ai rispettivi dipartimenti. Trattandosi di un evento sportivo nettamente più grande e importante di quanto avuto finora in Ticino, e considerato l’apporto finanziario richiestoci nell’ordine di milioni, a una valutazione sulla fattibilità dovrà seguirne una anche politica. L’eventuale passo successivo, qualora si optasse per un contributo pubblico, sarebbe quindi il coinvolgimento del Gran Consiglio». Un ruolo potrebbero poi giocarlo le Città e le Organizzazioni turistiche regionali toccate dai percorsi di gara e dagli eventi collaterali. Il tutto dovrà quindi coincidere con l’importante apparato di sponsoring che il Tour de France garantisce di suo come macchina organizzativa, con vincoli e restrizioni per quanto riguarda il coinvolgimento di sponsor locali privati.
«Siamo coscienti che l’operazione implicherebbe alcune difficoltà da affrontare», sottolinea Ferretti: «Ma visto l’interesse dimostrato dal direttore Prudhomme, che indica il Ticino come un’opzione praticabile, stiamo parlando di un’occasione unica e irripetibile. L’esperienza e gli approfondimenti eseguiti ci fanno dire che le difficoltà non sarebbero insormontabili e che verrebbero ampiamente compensate da fattori molto positivi sul lungo termine. Proprio su questo punto l’elaborazione del dossier, molto dettagliato e preciso sul budget necessario, ha richiesto un po’ più del tempo previsto perché abbiamo chiesto alle città e alle regioni che hanno ospitato edizioni passate d’inviarci dettagli e resoconti delle esperienze fatte. Riscontri positivi sotto più punti di vista, dai quali emerge un entusiasmo di fondo che ci motiva a guardare con fiducia verso la possibilità di sviluppare il nostro progetto. Per citare solo uno degli esempi virtuosi, lo Yorkshire ha sfruttato la candidatura al Tour de France per avviare un’importante promozione economica investendo il doppio di altre località». Tornando al Ticino, conclude Ferretti, «le opinioni nel frattempo raccolte informalmente sul territorio, ad esempio presso le autorità politiche delle Città di Bellinzona e Lugano, indicano un vivo interesse, condizionato ovviamente a un’adesione cantonale».