Paola Toschini, presidente dell’Associazione artigiani bleniesi, spera che ‘l’arte del fare’ non scompaia completamente anche se ‘la tendenza è questa’
«Mancano nuove leve e i segnali per il futuro non sono incoraggianti». Paola Toschini, presidente dell’Associazione artigiani bleniesi, spera che «l’arte del fare» non scompaia completamente anche se «la tendenza è questa». In questo contesto, auspica un aiuto da parte dell’Ente pubblico: «Sarebbe bello se l’artigianato venisse promosso maggiormente nelle scuole». Inoltre «il Cantone potrebbe organizzare dei mercati regionali, come faceva già in passato», così da ottenere un po’ di visibilità.
L’associazione può contare su una sessantina di artigiani che espongono i loro prodotti nella Casa dell’artigianato, un punto vendita a loro dedicato che si trova a Dongio. Tuttavia, «ci sono sempre meno persone che apprezzano questi prodotti e, soprattutto, che comprendono il lavoro che sta a monte di un oggetto di artigianato», afferma a ‘laRegione’ Toschini. «Il prezzo corrisponde al tempo impiegato per produrlo, che è molto». Il logo dell’associazione è infatti una lumaca, che rappresenta la calma e i tempi lunghi che richiede la creazione degli oggetti. In ogni caso, per il momento, «il nostro negozio esiste ancora grazie agli appassionati, agli artigiani e al volontariato». Il punto vendita è infatti gestito da persone che mettono a disposizione il proprio tempo e la propria passione. A ciò va poi aggiunto che «pure l’Organizzazione turistica regionale Bellinzonese e Valli e i Comuni della valle ci aiutano con un contributo finanziario annuale».
Oggigiorno si fa sempre più affidamento agli acquisti su internet che permettono di ricevere quasi tutto in tempi relativamente brevi. Si tratta di una strada percorribile anche per la Casa dell’artigianato? «Avevamo tentato di affidarci all’online, ma ci siamo resi conto che non fa per noi», spiega la presidente. «Innanzitutto ci vogliono persone e mezzi per gestire un eventuale sito». Persone e mezzi che al momento non sembrano essere disponibili. «Inoltre, ad esempio, in caso di spedizione per posta, i prodotti di ceramica, essendo fragili, rischiano di subire danni e rovinarsi». Non da ultimo è anche difficile presentare gli oggetti in rete: «Non essendoci una produzione in serie (sono oggetti unici), qualcuno potrebbe lamentarsi di non aver ricevuto il prodotto esattamente uguale a quello visto in fotografia sul web. Insomma ci siamo resi conto che gli oggetti che vendiamo devono essere visti e toccati in prima persona: solo così si può percepire tutta la loro essenza». Di conseguenza «abbiamo deciso di tenere duro finché possiamo con il negozio».
In un contesto perlopiù negativo, qualche segnale positivo è stato registrato durante il periodo caratterizzato dalla pandemia. Periodo durante il quale le valli ticinesi sono state molto ben frequentate in particolare da visitatori indigeni. «Durante il Covid abbiamo registrato un netto aumento delle vendite», sottolinea Toschini. «Ma ora siamo tornati ai livelli pre-coronavirus», aggiunge sconsolata. Infatti, il flusso turistico è diminuito e anche la mancanza di neve non aiuta. Insomma, «circola meno gente e non noto nemmeno più quella calma, così come quella voglia di prendersi il tempo che caratterizzavano quel periodo». Tuttavia, si intravede una luce in fondo al tunnel: «Speriamo che con la realizzazione del villaggio turistico Sun Village ad Acquarossa, in futuro circolino un po’ più di persone».
In ogni caso il problema principale non sembra essere la mancanza di turismo, ma la difficoltà ad avvicinare le nuove generazioni a questo mondo. Infatti lo scopo principale dell’associazione è quello di "salvaguardare e recuperare tecniche artigianali tradizionali in via d’estinzione". Come? «Ai bambini solitamente piacciono i lavori manuali come la ceramica o l’intreccio». Toschini auspica quindi che nelle scuole vengano nuovamente proposte queste attività che attualmente «si fanno sempre meno, a meno che un insegnante sia anche appassionato di artigianato. Abbandonare questa arte sarebbe un peccato». Sarebbe inoltre un modo «per insegnare ai bambini che certe volte ci vuole pazienza e che non accade sempre tutto immediatamente». A ciò va poi aggiunto che per promuovere l’artigianato «bisognerebbe tornare a organizzare un mercato cantonale su più giorni» per dare visibilità agli artigiani locali. «Ma servono fondi (che sono stati tagliati negli ultimi anni) e quindi il sostegno del’Ente pubblico, come faceva in passato».
Nel frattempo, per osservare con i propri occhi gli oggetti unici creati dagli artigiani bleniesi ci si può recare nella Casa dell’artigianato a Dongio, aperta dal martedì al sabato nel pomeriggio. Si potranno ammirare ed eventualmente acquistare ceramiche, oggetti in legno, stoffe, tende, lenzuoli o copricuscini realizzati con un’antica tecnica di tintura e stampo. Ma anche gioielli, oggetti in vetro, prodotti realizzati con lana di pecora o alpaca oppure con il feltro (lavorazione della lana cardata). «Nel limite del possibile utilizziamo materie prime ticinesi e in ogni caso la lavorazione viene eseguita nella regione», precisa Toschini, sperando che ‘l’arte del fare’ non scompaia in futuro.