Presidio di Unia a Bellinzona dov’è morto l’operaio: appello a committenti, associazioni padronali, progettisti, organi di controllo e inquirenti
«Il ‘tentato omicidio’ regna sui cantieri edili ticinesi. È ora di dire basta e di puntare tutti insieme al ‘rischio zero’». Parole forti, intrise di commozione e rabbia, quelle pronunciate oggi da Dario Cadenazzi, responsabile del sindacato Unia per l’edilizia, in via Ghiringhelli a Bellinzona, di fronte al cantiere dove il 9 novembre è morto il muratore Mile Bojic schiacciato da una scala in cemento crollata improvvisamente. Dove gli amici lo hanno ricordato alcuni giorni dopo, prima della cerimonia funebre. E dove Unia ha organizzato oggi un presidio cui ha preso parte un centinaio di persone, fra cui operai e familiari del 44enne deceduto. La testimonianza rilasciata l’indomani alla ‘Regione’ da un suo amico, secondo cui i dipendenti di quella ditta di casseratura e muratura lavorerebbero in una situazione di pressione inaccettabile, nonché l’intervista al sindacalista Matteo Poretti dalla quale emergono decine di multe inflitte all’impresa senza che sia cambiato nulla, hanno fatto da sfondo all’accorato appello di Unia affinché si cambi musica in tutta la filiera dell’edilizia: dai committenti alle associazioni padronali, dalle direzioni ai progettisti, dagli organi di controllo agli inquirenti, fino anche ai sindacati. Ma d’altronde le stesse associazioni padronali sono ben consce del problema, come spiegato qui dal direttore della Società impresari costruttori Nicola Bagnovini.
«Un operaio che muore – ha esordito Cadenazzi – non può finire nella fredda statistica: dietro a quel numero c’è una persona che non c’è più, una famiglia che soffre, dei figli che cresceranno senza un padre. Quanto successo il 9 novembre dimostra che vi è una chiara tendenza verso l’aumento degli infortuni gravi in un contesto di concorrenza sfrenata dove regna il sottocosto. Quanti colpi sferrati sotto la cintura pur di accaparrarsi gli appalti!». A farne le spese i lavoratori «che vedono esplodere i ritmi di lavoro e le richieste padronali per una sempre maggiore flessibilità». Ormai, ha sottolineato il sindacalista, «si specula su tutto, sicurezza inclusa. Con conseguenze nefaste anche in termini di qualità del lavoro svolto, dei materiali utilizzati». Cadenazzi ha messo lì qualche cifra: nel 2021 su mille cantieri controllati da Suva dal profilo della prevenzione infortuni, ben 170 sono stati bloccati «perché la vita degli operai, in tutto 700/800, era messa a repentaglio. Emergono situazioni di degrado totale, che sono però solo la punta dell’iceberg. Una situazione in cui c’è ancora chi parla di ‘fatalità’, quando semmai il sostantivo giusto da usare è ‘responsabilità’, quella della catena di comando che imposta il lavoro».
A proposito di Suva, Cadenazzi ha citato anche una sua campagna di sensibilizzazione di qualche tempo fa intitolata "Stop in caso di pericolo". Ma «non serve a nulla, perché il lavoratore difficilmente si ferma. Abbiamo assistito operai licenziati abusivamente per essersi rifiutati di continuare a lavorare. Davvero qui la fatalità o la sfortuna non c’entrano nulla. Semmai parlerei di roulette russa e della speranza di non ritrovarsi col proiettile in canna, parlerei d’ingiustizie subite sotto gli occhi di tutti, di capicantieri costretti a chiudere gli occhi davanti a situazioni incresciose».
Quindi ha letto la risoluzione che parte da un "crescente disequilibrio: l’aumento dei volumi di lavoro e la diminuzione dei lavoratori". I committenti sono sollecitati a una maggiore sensibilità sulla tutela della salute e della sicurezza. E specialmente quelli pubblici "siano esemplari, aggiudicando i lavori al giusto prezzo, con termini di consegna ragionevoli, sviluppando controlli permanenti sul rispetto di contratti e leggi". Le associazioni padronali "pongano al primo posto non la ricerca del profitto ma quella del rischio zero". Direzioni lavori e progettisti "mirino alle condizioni di lavoro e alla qualità del lavoro eseguito, incidendo in modo deciso nella catena delle responsabilità". E gli organi di controllo, affinché agiscano "in modo fermo, deciso, immediato, duro e proattivo". Gli inquirenti, affinché indaghino "in modo competente, rapido, approfondito". E infine anche gli stessi sindacati, "affinché promuovano campagne permanenti e trasversali tra i settori, lottando per rafforzare i disposti contrattuali e legali".