Piace a Ustra (che pone però vincoli procedurali e pianificatori) la disponibilità municipale a usare il materiale di scavo della galleria A2-A13
Qualcosa si muove verso la futura realizzazione delle colline antirumore a nord di Bellinzona – nei quartieri di Gorduno, Gnosca, Claro, Preonzo e Moleno che hanno sui loro comprensori il tracciato autostradale – e della cosiddetta ‘terrazza di Galbisio’, il parziale interramento dell’A2 sfruttando il dislivello del conoide di deiezione. Opere entrambe inserite nel Pac, il Programma d’azione comunale che getta le basi per il Piano regolatore unico della Città. Il passo avanti è il risultato del recente scambio di corrispondenza avuto fra il Municipio e l’Ufficio federale delle strade (Ustra) nell’ambito della consultazione sulla progettazione del collegamento veloce atteso da decenni fra il Locarnese (rotonda dell’A13 a Magadino) e il Bellinzonese (svincolo autostradale di Camorino). Ebbene, volendo la Città aggiungere un altro tassello all’iter delle colline foniche partito un po’ a singhiozzo poco prima dell’aggregazione, quest’estate ha scritto all’Ustra segnalando la disponibilità a usare il materiale roccioso che uscirà dallo scavo del tratto interrato e in montagna, lungo 8 chilometri, del tracciato A2-A13. Un po’ come si farà ad Airolo, dove gli inerti attualmente estratti dal Gottardo per lo scavo del secondo tubo autostradale saranno riutilizzati per risanare il fondovalle attraversato dall’A2, che verrà parzialmente coperta.
In risposta a Bellinzona, Ustra ha definito interessante tale prospettiva e ha dichiarato la propria disponibilità a entrare in materia, indicando però alcune condizioni da rispettare. In particolare, chiede che la procedura pianificatoria locale necessaria alla deponia post-scavo e al successivo riutilizzo del materiale inerte nell’ottica di realizzare le colline foniche, sia già conclusa e definitiva al momento di pubblicare i piani del tracciato A2-A13. I tasselli andrebbero così a connettersi adeguatamente. Secondo, Ustra ribadisce però anche quanto già detto l’anno scorso dal Cantone, e cioè che la legislazione in vigore non prevede finanziamenti federali per la realizzazione delle sole collinette antirumore (il cui costo nell’ambito dello studio preliminare è stato calcolato in circa 15-17 milioni di franchi) e del parziale interramento del tratto di Galbisio il cui onere finanziario non è ancora noto, ma quanto previsto ad Airolo (un centinaio di milioni per la sola copertura e sistemazione pubblica del suolo in superficie) può fornire un valido termine di paragone.
Quanto alla rimanente parte di materiale di scavo – spiega Marco Fioroni, direttore della filiale bellinzonese di Ustra – valutazioni sono in corso per il suo riutilizzo, in ottica naturalistica, nella parte di Lago Verbano compresa tra le foci dei fiumi Ticino e Maggia, un po’ come si sta facendo nel Lago dei quattro Cantoni dove col materiale del Gottardo si ristabiliranno delle aree protette a suo tempo sparite a seguito di prelievi di ghiaia destinata all’edilizia.
Nel suo preavviso emesso nel 2021, ricordiamo, il Cantone aveva già indicato la necessità di procedere con un’apposita pianificazione che comprenda anche le procedure di dissodamento, laddove necessario. A sua volta, come fatto adesso da Ustra, aveva detto che non si potrà immaginare d’inserire le colline antirumore se non in un contesto più ampio di parco fluviale, permettendo così di beneficiare anche però degli indispensabili contributi federali (gli stessi che han reso possibile avviare il parco fluviale a sud di Bellinzona). Detto altrimenti, senza una progettazione più ampia – che comprenda anche la rinaturazione del fiume Ticino e con essa i contributi milionari previsti da Berna per opere di carattere naturalistico e paesaggistico – risulterebbe irrealizzabile il progetto a favore della popolazione residente a Gorduno, Claro, Gnosca, Preonzo e Moleno.
«Entrambi i progetti da noi previsti sono inseriti nel Pac con prospettive temporali di lungo termine», premette il vicesindaco Simone Gianini, capodicastero Territorio e Mobilità. Questo per dire che per vedere sorgere le colline ed eventualmente anche la ‘terrazza di Galbisio’ bisognerà attendere diversi anni «che dovranno essere ben sfruttati per espletare le complesse procedure di progettazione e autorizzative». Basti pensare che lo scorso gennaio il Consiglio federale ha incluso il progetto di collegamento veloce A2-A13 nel pacchetto di misure contemplate dal Programma di sviluppo strategico delle strade nazionali con orizzonte realizzativo 2040 (non è ancora chiaro se a partire da quell’anno o se si arriverebbe nel 2040 con opere concluse o quanto meno in corso). Perciò, finché non si comincerà a scavare per la galleria fra Quartino e Camorino, mancherà il materiale necessario alle opere cittadine. «In attesa che ciò avvenga, stiamo appunto raccogliendo le informazioni necessarie ad avviare la pianificazione di opere così rilevanti e ambiziose», rileva Simone Gianini.
Va inoltre ricordato che le colline sono già state inserite, con una valenza di progetto di carattere locale, nel Masterplan corsi d’acqua Riviera, affinché la loro esecuzione sia coordinata con quanto si prevede di realizzare nel tratto di pianura e collinare fra Biasca e la capitale. Per ‘carattere locale’ s’intende tuttavia che – malgrado la Città abbia richiesto che lo fossero – non rientrano nelle ampie riflessioni avviate da Cantone, Comuni e aziende elettriche per risolvere l’annoso problema dei deflussi minimi e discontinui del fiume Ticino anche tramite la realizzazione di due grandi bacini di demodulazione previsti a Personico (Aet) e a Osogna (Ofible), pure essi inseriti nel Masterplan della Riviera ma, a differenza delle colline antirumore, posti al beneficio di un finanziamento cantonale.