Roberto Mora, direttore dell’associazione bellinzonese, auspica che il servizio, che aiuta bisognosi e sgrava le famiglie, diventi ancora più capillare
Le persone preferiscono invecchiare a casa loro, ma per farlo hanno bisogno di sostegno. A garantire questo supporto da ben 50 anni vi è ad esempio Abad, l’Associazione bellinzonese per l’assistenza e cura a domicilio. Associazione che per il futuro auspica di rendere il proprio servizio più capillare sul territorio, valorizzando ulteriormente nuove figure come la collaboratrice familiare condivisa, il custode sociale di quartiere o di paese e i cosiddetti cittadini risorsa, ovvero persone volontarie che si mettono a disposizione per svolgere piccoli ma importanti compiti. Servizi che si aggiungono all’assistenza di base (Spitex) che hanno tutte lo scopo, fra l’altro, di sgravare i familiari e di alleviare il sentimento di solitudine e di abbandono degli utenti. Utenti che non sono solo anziani ma anche malati o persone che hanno subito un infortunio, così come disabili o chi vive in un contesto di difficoltà socio-familiare.
«La mia vita si è di nuovo colorata», ha affermato, evidentemente commossa, una signora giovedì sera durante i festeggiamenti per il 50° anniversario dell’associazione (nel 1972 è nato quello che inizialmente si chiamava Consorzio di aiuto domiciliare Bellinzona e dintorni) che si sono svolti nella sala multiuso di Sant’Antonino. «Grazie ad Abad sono riuscita a superare momenti difficili, per me e per i miei figli», ha aggiunto. Insomma, «una missione nobile ed estremamente importante», ha affermato in precedenza il sindaco di Bellinzona Mario Branda, riferendosi allo «scopo principale» dell’associazione che è quello di «fare in modo che le persone anziane fragili fisicamente ed emotivamente possano rimanere a casa». Una possibilità che fino a cinquanta anni fa non c’era, quando per rimanere al proprio domicilio «bisognava fare affidamento sui propri figli». Ma «oggi non è più così, grazie a chi ha visto lungo tanti anni fa», promuovendo un servizio «fondamentale e preziosissimo».
Presente alla serata anche il consigliere di Stato Raffaele De Rosa: «Nel 1972 è avvenuto un cambio di paradigma», ha sottolineato il direttore del Dipartimento sanità e socialità, riferendosi al servizio «per quel tempo veramente innovativo» che permette ancora oggi di «aiutare a casa loro le persone bisognose di cura e assistenza». Servizio che «è in sintonia» con la nuova pianificazione integrata, attualmente al vaglio del Gran Consiglio, che prevede di «rafforzare ulteriormente la cura a domicilio e servizi di appoggio. È uno dei dossier più importanti della legislatura».
«È il momento di festeggiare, ma anche fare qualche riflessione sul futuro del mondo sanitario-sociale del canton Ticino», ha rilevato il presidente di Abad Felice Zanetti. Abbiamo quindi chiesto al direttore Roberto Mora cosa ci si può aspettare dal futuro e quali sono gli obiettivi dell’associazione. In estrema sintesi si tratta di «essere presenti in modo sempre più capillare sul territorio, coniugando, dove è possibile, il professionismo e il volontariato», afferma a ‘laRegione’. E questo grazie all’introduzione e al rafforzamento di nuove figure vicine ai bisognosi che «permettono di rimanere a casa in modo dignitoso e di sgravare allo stesso tempo i famigliari».
Infatti Abad prevede diversi servizi, oltre all’assistenza di base (Spitex) che garantisce cure infermieristiche così come la cura dell’ambiente abitativo. Recentemente è infatti stata introdotta la figura della collaboratrice familiare condivisa. Una persona che svolge le attività di cui si occupano solitamente le badanti, ma senza le difficoltà burocratiche e amministrative che ne derivano: sono professionisti assunti direttamente da Abad che supportano le persone bisognose alcuni giorni alla settimana, accompagnandole ad esempio dal medico o a fare la spesa o assistendole durante la preparazione dei pasti, nella cura della casa e così via. Facendo compagnia agli anziani riducono inoltre l’isolamento sociale e la solitudine, un’attività «fondamentale» per permettere agli utenti di continuare a vivere a casa loro, sottolinea Mora. Attualmente Abad ne impiega poco meno di 20 su tutto il suo territorio, ma l’obiettivo è di «estendere questo servizio, anche perché la richiesta è in continuo aumento».
Se quest’ultimo è in particolare un supporto individuale, il custode sociale di quartiere o di paese si rivolge maggiormente a gruppi di persone: oltre all’assistenza garantisce attività di animazione e socializzazione. «Si tratta di figure centrali» attualmente attive a Cadenazzo, Giubiasco, Monte Carasso, in val Morobbia a Camorino e a Sant’Atnonino. Mora ricorda che «due o tre mezze giornate per gli anziani sono sufficienti per prevenire l’isolamento e la solitudine». Anche in questo caso «l’auspicio è di averle su tutto il territorio».
Questi professionisti coordinati da Abad, potrebbero inoltre invogliare persone volontarie ad attivarsi per dare una mano. Stiamo parlando dei cittadini risorsa, attivi per il momento solo a Cadenazzo. «Svolgono attività spontanee» come visite, passeggiate o semplicemente ascoltare quello che qualcuno ha da dire. Insomma in generale, «servono luoghi accessibili, informali, vicini a chi ne ha bisogno, dove incontrare altre persone». E «visti i risultati che stiamo ottenendo, il nostro auspicio è quello di riuscire a estendere e migliorare i nostri servizi».