Bellinzonese

Beccato in hotel con 260 grammi di cocaina, 44enne condannato

Venti mesi di carcere per un cittadino bosniaco arrestato a fine 2021 e coinvolto in un importante traffico di droga

(Ti-Press)
2 settembre 2022
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Venti mesi di carcere, interamente da espiare. Questa la pena inflitta oggi nell’aula penale di Lugano nei confronti di un 44enne bosniaco ritenuto colpevole di infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti e riciclaggio di denaro.

Definito in aula un fornitore all‘ingrosso di cocaina nell’ambito di un importante traffico (le autorità giudiziarie stanno lavorando per risalire all’identità di altre persone coinvolte), l’uomo era stato arrestato la mattina del 20 dicembre 2021 in un hotel di Bellinzona insieme alla compagna. Gli impiegati dell’albergo, è stato spiegato in aula, avevano addirittura temuto il peggio quando la coppia non si era presentata alla reception per il ‘check out’, e soprattutto quando – una volta chiamato e bussato alla porta – non era giunta nessuna reazione dalla stanza. Giunti sul posto, gli agenti della Polizia cantonale erano infine entrati nella camera utilizzando una chiave passepartout. All’interno i due, che la sera precedente avevano assunto un ingente quantitativo di droga, dormivano profondamente. In quella camera sono stati rinvenuti circa 260 grammi di cocaina purissima (trovati anche una bilancia, sostanza da taglio e una sorta di libretto della contabilità), di cui – è stato infine accertato – circa 180 destinati alla vendita e i rimanenti per uso personale. Parlando di una colpa tendenzialmente grave e mettendo in luce la scarna collaborazione dell’uomo in sede d’inchiesta (più volte ha mentito e si è contraddetto), la Corte delle Assise criminali di Bellinzona, presieduta dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti, ha tuttavia confermato solo parzialmente l’atto d’accusa stilato dal procuratore pubblico Zaccaria Akbas, il quale al termine della sua requisitoria aveva chiesto una pena detentiva di 3 anni e 10 mesi interamente da espiare. Un verdetto dunque meno severo dal momento che secondo la Corte non ci sono sufficienti elementi che possano provare che i circa 30mila franchi rinvenuti nella stanza fossero effettivamente il provento di precedenti alienazioni di cocaina (la pubblica accusa ha parlato di almeno 550 grammi venduti per raggiungere tale somma). Un punto che aveva sottolineato durante la sua arringa l’avvocato difensore Felicita Soldati, invocando il principio "in dubio pro reo". Tuttavia, non avendo l’imputato fornito alcuna giustificazione plausibile e credibile circa la provenienza dei soldi (in aula ha affermato di avere un’attività di compravendita di auto in Bosnia di cui non si è però trovato traccia), per la Corte si giustifica il reato di riciclaggio di denaro. In carcere dal giorno dell’arresto, una volta uscito l’uomo – che in passato è già stato dietro le sbarre all’estero per altri reati legati al traffico di stupefacenti – sarà espulso dalla Svizzera per sette anni.