Il felino più grande d’Europa è presente in Media Leventina da inizio anni 90, ma la sua esistenza passa quasi inosservata
Una lince in Alta Leventina? Da informazioni da noi raccolte l’animale è stato immortalato in più occasioni dalle fototrappole collocate nei boschi sopra Quinto così come da cacciatori e guardacaccia. Più precisamente da qualche settimana è stata riscontrata la presenza di un branco, verosimilmente una famiglia composta dalla mamma e alcuni cuccioli, nei pressi della montagna sopra il paese, nelle vicinanze di Deggio. Un primo incontro era già avvenuto durante un censimento notturno di cervi effettuato in primavera. E alla fine di marzo il felino più grande d’Europa si era ripresentato in pubblico in Val Bregaglia, in zona Löbbia (sopra Soglio). Il suo pelo maculato sembrerebbe quindi ora aver fatto di nuovo breccia nei boschi ticinesi. L’esemplare in questione, di cui ultimamente si erano perse le tracce, pare essere sceso fino a 1’400 metri di quota, nelle vicinanze di alcune stalle e altre abitazioni. Dopo le accese discussioni sulla tutela o meno del lupo, la notizia non sembra tuttavia preoccupare più di quel tanto la cittadinanza: la lince è un animale considerato ‘pacifico’ e meno problematico rispetto all’imprevedibilità del canide.
Il capo dell’Ufficio della caccia e della pesca Tiziano Putelli rassicura comunque la popolazione: «Il predatore ormai da decenni è presente in Media Leventina: le prime segnalazioni sono risalenti agli anni 90, poco dopo la sua reintroduzione su suolo nazionale». La lince è infatti scomparsa a inizio Novecento a causa del deterioramento delle condizioni necessarie alla sua sopravvivenza (disboscamento e riduzione delle prede naturali). Il recupero dei boschi così come il ritorno di caprioli, cervi e camosci hanno però creato le premesse ideali affinché facesse di nuovo capolino sulle Alpi. Le prime coppie, provenienti dai Carpazi slovacchi, furono quindi rilasciate negli anni 70 nel Canton Obvaldo, nell’ambito di un progetto di reinserimento promosso dalla Confederazione. Dal ritrovamento di una carcassa di capriolo a inizio secolo, la conferma invece della sua espansione geografica anche in Ticino. Nel 2003 la discussione sulla presenza o meno dell’animale a livello cantonale si acuì fra la popolazione successivamente all’uccisione di un agnellino in Bassa Leventina. Un fatto più unico che raro: il felino di medie dimensioni conduce una vita solitaria e notturna, uscendo allo scoperto all’imbrunire e cacciando prevalentemente piccoli ungulati (mediamente uno alla settimana).
Dal pelo maculato ocra-grigio scuro, i caratteristici ciuffi ‘a pennello’ alle estremità delle orecchie e la coda quasi inesistente, la lince è una specie rigorosamente protetta dalla legge federale sulla caccia, visto che si tratta di un animale a rischio estinzione. «Non c’è da preoccuparsi», ribadisce Putelli. «È considerato un grande predatore, ma non è assolutamente pericoloso per l’uomo». L’uccisione di capi di bestiame da reddito è inoltre pressoché nulla, come documenta la Fondazione Kora. A differenza del lupo balzato agli onori della cronaca negli scorsi mesi – da ricordare in particolare la decisione del Consiglio di Stato che ha autorizzato l’abbattimento di un esemplare a seguito delle numerose predazioni avvenute a Cerentino –, «la lince crea problemi marginali: la popolazione in Svizzera conta più di duecento esemplari, ma la sua presenza passa quasi inosservata». E questo anche a causa del «mantello che ricopre una rilevante funzione mimetica, rendendo l’animale difficile da rintracciare in zone a forte copertura boschiva. Mantello che però, grazie alle riprese fotografiche, permette di identificare l’individuo in base alla maculatura». L’Ufficio della caccia e della pesca invita in ogni caso i cittadini a segnalare eventuali osservazioni.
Confederazione e Cantoni sono chiamati a indennizzare gli allevatori interessati dalla predazione di animali da reddito da parte della lince. Nel caso in cui il felino effettui tutta una serie di attacchi in un perimetro di cinque chilometri possono essere attuate ulteriori misure di protezione: l’uccisione di più di quattordici pecore o capre nell’arco di dodici mesi può comportare il rilascio di un’autorizzazione di abbattimento da parte delle autorità cantonali, previa (sempre) concessione dell’Ufficio federale dell’ambiente. Se invece il numero di caprioli e camosci in circolazione diminuisse in maniera tale da impedirne la caccia, si procede innanzitutto alla cattura e alla dislocazione dell’animale. L’intenzione è infatti di ridurre la densità localmente elevata e regolarne la popolazione nel caso in cui predi eccessivamente la fauna selvatica, favorendo comunque l’espansione della specie.