Il secondo e terzo piano saranno occupati dalla startup britannica Peptone che fa ricerca nel campo delle proteine
Stanno andando letteralmente a ruba gli spazi liberati lo scorso autunno dall’Istituto di ricerca in biomedicina (Irb) nella sua vecchia sede bellinzonese di via Vela 6, destinata a ospitare il nuovo Polo biomedico Bellinzona. Edificio che dopo il trasferimento dell’Irb accanto al Parco urbano, la Città ha comprato a fine 2021 da un’immobiliare per 6 milioni con l’intenzione d’inserirvi più attività di ricerca. Obiettivo: garantire loro una base logistica per 10-15 anni quale incubatrice di società e istituti e permetterne così lo sviluppo e l’affermazione; il futuro del Polo biomedico Bellinzona dovrebbe successivamente concretizzarsi nel previsto nuovo Quartiere Officina, dove s’intende creare la casa definitiva per l’eccellenza della ricerca. Ora, stando a nostre informazioni, l’inquilino che a partire già da questo maggio occuperà progressivamente il secondo e terzo piano dell’edificio di quattro livelli versando l’affitto al Comune è la Peptone Switzerland Ag. Iscritta a Registro di commercio soltanto un mese fa, ha la sede amministrativa nel palazzo Fidinam in piazza Indipendenza. Peptone (termine che in biochimica indica i prodotti che si formano durante i processi di demolizione naturale delle sostanze proteiche) è una startup britannica che mira a sostenere le aziende farmaceutiche nello svelare i segreti, appunto, delle proteine. In parole povere combina fisica molecolare computazionale e reti neurali per analizzare il comportamento delle proteine, ossia un problema centrale per molta medicina d’avanguardia. Infatti la creazione di vaccini contro il Covid-19, per restare ai tempi più recenti, si è concentrata principalmente sulla comprensione della proteina ‘spike’ sulla superficie del virus. Sempre in termini molto semplificati, gli anticorpi che combattono le malattie sono proteine e l’accumulo eccessivo di certe proteine nelle cellule cerebrali si pensa sia la causa di malattie come l’Alzheimer e il Parkinson.
Tornando all’aspetto logistico, anche il primo piano dell’ex sede Irb è già aggiudicato e sarà condiviso a partire da luglio fra la European School of Oncology, attualmente anch’essa in affitto nel palazzo Fidinam in piazza Indipendenza, e l’International Extranodal Lymphoma Study Group (Iosi-Ior) attivo all’ospedale San Giovanni che ne richiede la partenza per bisogno di spazio. A suo tempo altri potenziali inquilini si erano interessati, ma senza esito: sono l’Ente ospedaliero cantonale (un numero crescente di nuovi professori, appena nominati, richiedono spazio di laboratorio), il Centro di competenze farmacologiche e Humabs. Papabile per il quarto piano è una startup che opera provvisoriamente nella sede dell’Istituto oncologico di ricerca in via Pometta. "Le richieste sono in fase di valutazione e non si può escludere che saranno necessari ancora alcuni interventi allo stabile al momento attuale non quantificabili", spiega il Municipio nel proprio messaggio, firmato mercoledì, col quale chiede al Consiglio comunale di stanziare 1,1 milioni, cui si aggiungono altri 185mila franchi già spesi nei mesi passati per "inderogabili interventi di manutenzione" decisi in delega, alcuni di essi "anche per motivi legati alla sicurezza". Ossia controllo dell’impianto elettrico e del sistema antincendio, nonché sistemazioni puntuali di impianto sanitario, pavimenti, tende, rete internet, parapetti, accesso ai piani e pulizia. Il credito richiesto al Cc servirà invece a finanziare l’aggiornamento di diversi impianti: elettrico, antincendio, riscaldamento, raffreddamento e ventilazione, accessi allo stabile, sostituzione ascensore, rattoppi al tetto, finiture interne, adattamenti degli spazi e impianti specialistici. Tutto ciò è ritenuto necessario per consentire un utilizzo sicuro dello stabile in un contesto molto particolare che è quello della ricerca biomedica, rispettando con ciò "le aspettative e le esigenze degli inquilini". Con gli accordi presi che verranno a breve formalizzati contrattualmente, specifica l’Esecutivo, il Polo biomedico Bellinzona "sarà interamente operativo nel 2023 con tutti gli spazi locati e potrà dar lavoro a circa cento ricercatori esperti in biomedicina".
Lo stabile risale a metà degli anni 60 ed era stato rinnovato intorno agli anni 2000. Lo stato di conservazione è discreto; alcune parti sono giunte a fine vita ed è necessario sostituirle. "Uno stabile di questo genere, convertito per operare nella ricerca, ha molte istallazioni specifiche per servire i laboratori", sottolinea il Municipio nel messaggio. Per poter operare adeguatamente, "tutti i laboratori devono avere un grado di sicurezza elevato con allestimenti specifici per il tipo di ricerca. Lo stabile dispone di condotte particolari per il trasporto di gas, liquidi e appositi elementi per la ricerca biomedica. L’edificio è studiato per l’utilizzo centralizzato dell’anidride carbonica, dell’acqua demineralizzata e il lavaggio oculare; dispone inoltre di appositi spazi per l’azoto liquido e ha rilevanti zone dedicate alle celle frigorifere. Il sistema di riscaldamento e raffreddamento è centralizzato e funziona con termopompe che lavorano in sinergia". A questo punto, come detto, la strategia scelta mira a "prolungare il ciclo di vita per 10-15 anni, per poi valutare l’eventuale futura destinazione dell’immobile". Il tutto senza procedere a un risanamento totale che costerebbe 6 milioni, ma limitandosi a interventi mirati.