La Zona di pianificazione sospende l’edificabilità dell’area Piretta e per la seconda volta il Municipio di Riviera nega la licenza edilizia
A sette anni dalla prima domanda di costruzione infine negata nel 2019 dal Tribunale amministrativo cantonale (Tram), incassa oggi un altro ‘niet’ la sostituzione del vetusto asfaltificio di Iragna, a nord dell’abitato, con un impianto di ultima generazione meno inquinante, dotato di una capacità produttiva doppia dell’attuale (massimo 75’000 tonnellate annue) e sempre gestito dalla Comibit Sa. Il Municipio di Riviera ha infatti deciso il 15 marzo di non concedere alla società di Taverne la licenza edilizia per una soluzione tecnologica ritenuta sì all’avanguardia e migliorata rispetto a quella del 2015 allora bocciata violando alcune disposizioni, ma che vorrebbe inserirsi in un quadro pianificatorio e temporale a essa attualmente sfavorevole. Che è quello della Zona di pianificazione (Zp) istituita nel 2019 dal Municipio con l’obiettivo di riqualificare l’area artigianale-industriale Piretta, sul confine con Biasca, come pure altre analoghe aree produttive distribuite nel comune.
Zona di pianificazione la cui istituzione sospende per cinque anni qualsiasi nuova edificazione (compresi impianti per la produzione di bitume e cemento) così da preservare l’esistente e lasciare il tempo necessario al Comune di avviare sui comparti interessati un miglioramento generale. Che, puntualmente, è poi quanto intende fare la Comibit medesima, costretta invece ad attendere tempi più propizi: considerando la Zp, dopo il 2024. Sempre che nella futura nuova pianificazione il Comune riconosca la possibilità di sostituire vecchi impianti di bitumaggio con nuovi. Un’attesa quella della Comibit peraltro non passiva, avendo la società sottocenerina – e con essa altri privati, ditte e società – impugnato tre anni fa davanti al Tribunale cantonale della pianificazione questa e altre Zp avviate nel Comune di Riviera. I cui blocchi edilizi permangono essendo la procedura ricorsuale priva di effetto sospensivo. La decisione municipale sfavorevole a Comibit, impugnabile con un ricorso al Consiglio di Stato, è peraltro sostenuta dal Dipartimento del territorio laddove scrive – nel proprio preavviso… positivo del novembre 2021 – che "qualora il progetto non fosse compatibile con la Zp, l’Esecutivo comunale dovrà negare la licenza o sospenderla in attesa che il quadro pianificatorio si delinei in maniera più chiara e precisa".
Situazione paradossale: la domanda di costruzione è preavvisata positivamente dal Dt per tutti gli aspetti tecnici e ambientali; indicate solo alcune correzioni. Dal canto suo il Municipio negando la licenza accoglie poche delle censure sollevate da tre opponenti, nel caso specifico un confinante rappresentato dall’avvocato Filippo Gianoni. Privato che criticando sia l’altezza di 38 metri della prevista torre per l’evacuazione dei fumi (altezza però ammessa dal Tram nella precedente procedura riconoscendo una deroga per impianti speciali) sia la distanza minima di 10 metri dal bosco temendo tagli abusivi di piante, nella propria opposizione inoltrata l’estate scorsa si era detto pronto a ricorrere fino al Tribunale federale. Sempre il Municipio dopo aver stabilito nella decisione che "l’attività preesistente non giustifica un diritto alla realizzazione di un nuovo impianto nell’area sottoposta a Zp", entrando nel merito di altre contestazioni aggiunge che i parametri edificatori del nuovo impianto "sono rispettati", mentre "non è rispettato il calcolo dell’area verde minima" mancando all’appello 120 metri quadrati. Quanto poi alle infrastrutture d’accesso e all’approvvigionamento idrico, "presentano un dimensionamento sufficiente al servizio del nuovo impianto". Tuttavia "trovandosi la strada esistente fuori zona edificabile, l’eventuale potenziamento dovrà avvenire su superficie edificabile, presente sul lato a monte, e non potrà avvenire fuori zona". In tal senso viene parzialmente accolta l’opposizione della confinante a nord Graniti Maurino Sa patrocinata dall’avvocato Mattia Tonella.
Tornando alle opposizioni su questioni ambientali, nel preavviso positivo il Dt sottolinea che l’attuale impianto funzionante "da diversi decenni" risulta "obsoleto e provoca emissioni odorose". Quello proposto "sarà dotato di sistemi per l’abbattimento delle emissioni atmosferiche che rappresentano lo stato attuale della tecnica". Con un avvertimento: la reale efficienza di impianto e filtri dovranno essere verificati in sede di collaudo. Quanto all’altezza della torre, pari a un palazzo di dieci piani, è ritenuta dal Cantone "necessaria per garantire le funzionalità tecniche dell’impianto e permettere la corretta dispersione dei fumi nell’atmosfera", con tanto di apposite flange per la misurazione dei gas emessi. Pure condivisa la logistica relativa allo svolgimento dei processi di produzione: "Gli inerti saranno depositati in sili coperti su tre lati e il riciclato d’asfalto in un capannone". I filler, componenti delle pavimentazioni, finiranno "in appositi sili dotati di valvole di sovrappressione e filtri per la polvere, mentre il trasporto di materiali sarà effettuato su tramogge e nastri coperti e incapsulati". Sempre il Dipartimento del territorio ordina che il riempimento, tramite camion, dei serbatoi di stoccaggio del bitume "avvenga mediante un impianto di recupero vapori". Non essendo peraltro previste attività di riciclaggio inerti che generano polvere, "non è proposto un sistema di nebulizzazione e umidificazione". I piazzali e le piste di circolazione interna "saranno pavimentate e dovranno essere regolarmente pulite, mentre le superfici non pavimentate saranno rinverdite". Infine, quanto al traffico indotto, i previsti 70 movimenti giornalieri di camion genereranno un impatto sulla qualità dell’aria "contenuto" e risulteranno "irrilevanti rispetto al traffico dell’adiacente autostrada" che registra quasi 30’000 movimenti al giorno.