Bellinzona, l’architetto Filippo Broggini propone la realizzazione comunale (ma aperta a privati) di due o più piani interrati con un minimo di 64 stalli
«Un’idea di carattere viario e infrastrutturale per aiutare il centro storico di Bellinzona a sviluppare la sua vitalità e in particolare per sostenere commerci, bar e ristoranti. Per avvicinare la clientela e anche, perché no, per agevolare l’accesso agli spettacoli del Teatro Sociale. Perché la pandemia e le vendite online hanno soltanto accelerato una crisi che in realtà è iniziata ormai molti anni fa e che rischia di peggiorare ulteriormente con l’eliminazione di una decina di posteggi prevista in Piazza Governo e immediate vicinanze a seguito della prossima introduzione della Zona d’incontro voluta dal Municipio e dal Cantone e votata dal Consiglio comunale il 26 ottobre». Dal suo studio-atelier a forma di serra, ricavato in una limonaia di fine ottocento che si affaccia sul Sociale e sulla Fontana della foca, l’architetto Filippo Broggini lancia lo sguardo sulla sottostante Piazza Governo e con la mano tratteggia in aria la sua idea. Una bozza messa nero su bianco negli scorsi mesi completandola con un preventivo tecnico e finanziario – inclusa la sostenibilità a lungo termine per il Comune committente – elaborato da un’importante impresa edile ticinese. «Ovviamente la parte del leone dovrebbe farla l’autorità cittadina – spiega Broggini presentando il progetto in anteprima alla ‘Regione’ – ma si potrebbe anche immaginare una partecipazione privata, qualora suscitasse un reale interesse».
L’architetto Broggini dal terrazzo del suo studio indica l’area sotto la quale inserire due piani interrati. Nei riquadri l’idea di progetto (laRegione)
L’uovo di Colombo sarebbe l’inserimento in Piazza Governo di un autosilo sotterraneo di due o più piani. Quello che molti potrebbero ritenere impossibile, Broggini lo ha calcolato. Previsti 32 stalli a piano per un totale di 64, investimento richiesto 5,7 milioni considerando un costo al metro cubo di 480 franchi, durata del cantiere un anno e mezzo. Le due rampe di entrata e uscita verrebbero collocate all’incrocio fra via Dogana e Piazza Governo, sulla sinistra del Palazzo delle Orsoline. I due (o più) piani interrati verrebbero collocati sotto l’attuale tratto che dal Bar Incontro conduce al Teatro Sociale, dove in superficie vi sono i 13 stalli destinati a sparire con la Zona d’incontro che prevede in quel punto la pedonalizzazione e il divieto di circolazione. Dettaglio importante: «Nessuna infrastruttura fra aree di parcheggio, rampe d’accesso e di uscita, chiocciole per il superamento del dislivello fra un piano e l’altro ed eventuale chiocciola per risalire da un eventuale terzo o quarto piano, andrebbe a collidere con gli edifici pubblici e privati affacciati su Piazza Governo, né con la fontana e né con gli alberi ad alto fusto, e loro radici, presenti nel prato. Tutte queste realtà verrebbero messe al riparo dalle vibrazioni col preventivo inserimento nel terreno di speciali pareti verticali». Probabilmente andrebbe ripensata la circolazione viaria nel quadrilatero compreso fra piazza Indipendenza, via Dogana e via Jauch che con la Zona d’incontro è destinata a diventare la nuova via d’accesso veicolare al posto di via Ghiringhelli dietro il palazzo governativo. Quanto alla sostenibilità finanziaria, annota Broggini, «non vedo problemi laddove pagando un interesse ipotecario dell’1% e percependo una rendita del 3% con un incasso medio giornaliero di 10-15 franchi per ogni stallo di breve durata, si può immaginare una copertura dell’investimento nell’arco di 15-20 anni». Il discorso potrebbe, come detto, coinvolgere anche dei privati: «Lavorando qui da molti anni, ho recepito l’interesse di taluni proprietari di appartamenti e abitazioni nel centro storico a possedere degli stalli. Se pensiamo a un valore di 50’000 franchi l’uno, vedo buone possibilità di successo».
Ma chi è Filippo Broggini e perché si lancia in questa idea?
«Premetto che per i brevi spostamenti qui in città vado a piedi o uso la bici. Non ho la patente e quando mi reco all’estero oppure Oltralpe per lavoro, per esempio al Politecnico di Losanna col quale collaboro, utilizzo i mezzi pubblici. Ho insegnato ‘Progettazione’ e ‘Villes et grands territoires’ all’Ecole nationale supérieure d’architecture de
Grenoble e osservando quanto avviene in altre città elvetiche ed estere, ma anche ascoltando le lamentele dei negozianti ed esercenti di Bellinzona, mi sono convinto che l’avvicinamento veicolare della clientela al nostro centro storico vada rivisto. E soprattutto che non possa ridursi a una Zona d’incontro, progetto nato stanco che toglie 13 stalli accanto al Teatro Sociale, ossia un terzo del totale di quelli presenti in Piazza Governo, per poi recuperarne alcuni non si sa bene dove. Non possiamo illuderci che la componente auto possa scomparire dalla nostra realtà. Il trasporto pubblico potrà forse essere ulteriormente migliorato, ma l’auto giocherà sempre un ruolo importante nella mobilità privata. Specie laddove la missione è raggiungere negozi, bar e ristoranti».
La sua è dunque anche una critica all’autorità politica di Bellinzona. Quali osservazioni muove?
«Le stesse che mia moglie Margot ha sollevato durante il dibattito in Consiglio comunale al momento di votare la Zona d’incontro. Lei si è opposta ritenendo che la logica del commercio imporrebbe la presenza di posteggi di breve durata gratuiti o a basso costo, come fanno le grosse aree commerciali. Invece qui si puniscono negozianti ed esercenti, peraltro senza proporre una vera miglioria paesaggistica e urbanistica, a parte qualche arredo. Più in generale, sebbene il Municipio si esprima in termini di ‘progetti strategici’, noto in realtà una mancanza di progettualità. La nostra politica fatica insomma a inventarsi un futuro. Ecco perché ritengo che la Zona d’incontro finirà per frenare il businness in centro città, anziché favorirlo».
Durante il medesimo dibattito il vicesindaco Simone Gianini ha tuttavia annunciato la volontà di ampliare l’autosilo comunale Cervia, dietro piazza Indipendenza, e ha invitato a riflettere su come sarebbe il centro storico oggi se i bellinzonesi non ne avessero votato nel 2007 la totale pedonalizzazione.
«Ricordo bene il dibattito di allora. Oggi, 14 anni dopo, chi abita nel centro storico può in effetti beneficiare di maggiore tranquillità. Ma nel contempo l’offerta commerciale è radicalmente cambiata e soprattutto, a parte nei finesettimana durante i quali si concentrano alcuni eventi a grande richiamo, la vitalità del centro ha perso colpi. Per accontentare qualche avvocato dal ricorso facile, si è preferito addormentare la vita sociale serale. E a proposito di pedonalizzazione, andrebbe forse fatto un bilancio valutando magari l’introduzione di mini bus elettrici. È vero, nel 2007 la popolazione si schierò in modo chiaro, ma nel frattempo il mondo è cambiato e temo che taluni obiettivi di allora non siano stati raggiunti e non siano nemmeno più attuali. Andrebbe insomma rivisto l’approccio, compreso quello della viabilità privata, evitando visioni unilaterali. Coira, Lucerna e Padova potrebbero costituire ottimi esempi dai quali prendere spunto: dispongono di più autosili e quello che suggerisco di realizzare in Piazza Governo, pensato per favorire le soste brevi e a prezzi interessanti, potrebbe essere una valida soluzione aggiuntiva al Cervia. A ogni modo, anche per indirizzare correttamente il flusso viario ed evitare il congestionamento in Piazza Teatro, la disponibilità di stalli andrebbe indicata sin dalle strade periferiche in avvicinamento, compresa l’occupazione dell’autosilo in Piazza del Sole, nel quale si sente chiaramente la mancanza capacitiva dell’ultimo piano interrato mai realizzato».
Quali altri pregi, o ricadute positive, intravede nel suo progetto?
«La desertificazione del centro storico va combattuta non solo evitando di punire commercianti ed esercenti, arrabbiati per la prevista riduzione del numero di posti auto nelle loro vicinanze, ma anche investendo nella qualità dello spazio a disposizione in superficie. Con la Zona d’incontro, che costerà 680mila franchi, si otterrà davvero poca cosa sotto questo punto di vista. Un nuovo piccolo autosilo favorirebbe invece un approccio diverso».
Lo ha già sottoposto al Municipio o a dei politici locali?
«Ne ho accennato al vicesindaco Gianini, responsabile della pianificazione cittadina. L’accoglienza non è stata entusiastica: da una parte per i lunghi tempi pianificatori e realizzativi tipici di questo Cantone, dall’altra per l’indirizzo preso da Città e Cantone in materia di mobilità generale. A mio avviso, per contro, andrebbe preferito un approccio più elastico e proattivo, evitando di sfruttare i soliti pretesti in caso di contrarietà. La pianificazione serve a gestire lo spazio comune e perciò andrebbe adattata alle nuove esigenze della comunità. Ecco perché suggerirei di lanciare, per esempio, un sondaggio fra gli attori della piccola economia locale e, pensando al centro storico, fra i suoi abitanti e utilizzatori quotidiani e saltuari. Un esercizio analogo temo sia mancato per la Zona d’incontro. La si fa e basta».