L’associazione svizzera gli ha consegnato oggi il premio in occasione del secondo congresso nazionale in corso a Berna
“Un riconoscimento per l’impegno dimostrato e il lavoro svolto negli ultimi anni in Ticino, a stretto contatto con i genitori, a favore dei bambini affetti da autismo”. Con questa motivazione Autismo Svizzera, l’associazione che riunisce sul piano nazionale soprattutto le famiglie, ma anche specialisti e operatori, ha consegnato oggi pomeriggio al neuropediatra Gian Paolo Ramelli il proprio premio in occasione del congresso in corso a Berna. Il primario di neuropediatria all’Istituto pediatrico della Svizzera italiana, attivo con il proprio studio all’ospedale San Giovanni di Bellinzona, prima di ricevere l’Award ha presentato ai molti presenti una relazione dal titolo “Diagnosi precoce e trattamento dei bambini con disturbo dello spettro autistico: esperienze dal Ticino”. Intervento che riassume appunto l’impegno profuso da una quindicina d’anni a questa parte in stretta collaborazione con l’associazione Autismo della Svizzera italiana, approccio che ha sensibilmente migliorato il rilevamento precoce del disturbo dello sviluppo nei bambini e il successivo trattamento.
«L’obiettivo – spiega il primario alla ‘Regione’ – è di far partecipare il bambino, nell’arco della sua crescita, a una vita il più normale possibile inserendolo nella scuola e avviandolo verso una formazione. Ciò che in precedenza, per mancanza di conoscenze, di finanziamenti e di un approccio corretto, si faceva in modo inadeguato finendo per confinare le persone, una volta adulte, negli istituti». La rete odierna si muove per contro con un approccio multidisciplinare che oltre a pediatri e neropediatri ingaggia fisioterapisti, ergoterapisti, psicologi e con loro i genitori e gli insegnanti. «Abbiamo scoperto che con una terapia adeguata, volta a relazionarsi con gli altri, i bambini autistici riescono a esprimere correttamente le loro capacità cognitive, specie in quei settori nei quali sono particolarmente dotati rispetto alla media», sottolinea Gian Paolo Ramelli.
Il cambiamento in Ticino si è innescato una decina d’anni fa su pressione di alcuni genitori che sollecitavano una maggiore copertura delle terapie comportamentali, copertura allora insufficiente perché limitata a qualche ora alla settimana. «Nell’ambito dell’assicurazione invalidità si sono così trovate le risorse utili a sostenere il miglior approccio possibile tramite un progetto pilota avviato nel 2014 coinvolgendo, in Ticino, la classe Arcobaleno all’Otaf di Sorengo affiancata ad altre quattro realtà simili d’Oltralpe. Dopo sei anni si sono accertati benefici importanti che ora miriamo a estendere ad altri Cantoni». Dal profilo più medico uno screening è stato implementato sin dal 2008 andando a migliorare l’accertamento del disturbo sin dall’età di due anni: «Così facendo si è anticipato e accelerato notevolmente il processo di presa a carico. Il quale, se precoce e specifico fra i due e i quattro anni, risulta fondamentale per migliorare le competenze dei bambini e consentire loro, nei due terzi dei casi, di frequentare le scuole normali. Il mio sogno – conclude Gian Paolo Ramelli – è che la decisa apertura conosciuta alle scuole dell’infanzia ed elementari, avvenga anche alle medie e in ambito professionale».